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Recensione : Doppio gioco di Pietro Brambati


Prezzo: € 9,90
Pagine: 224
Editore: Leone Editore
Genere: Romanzo investigativo
Data pubblicazione : Maggio 2016

Alto Adige, 1969. Due terroristi di destra, coinvolti nella preparazione di un attentato dinamitardo, vogliono passare il confine italiano e rifugiarsi all’estero. Per questo chiedono l’aiuto del Bas, il movimento clandestino che ha come scopo l’annessione del Sudtirolo all’Austria. Bruno Daprà, una guida alpina senza alcun legame con il Bas, accetta per soldi di aiutare i terroristi, ma all’arrivo dei due un imprevisto mette in allarme le autorità italiane e l’impresa si fa di colpo estremamente pericolosa.

Nell'Italia a cavallo tra gli anni '60 e '70 il BAS ( Befreiungs Ausschuss Sudtirol - Comitato liberazione del Sudtirolo) è ancora attivo nonostante il governo italiano e quello austriaco abbiano siglato un accordo per l'autonomia politica e linguistica dell'Alto Adige.
Da alcuni anni non si erano più verificati atti terroristici ai danni delle forze dell'ordine ma ecco che, nel dicembre del 1969, due attentati uno a Milano e uno a Roma mettono in pericolo il precario equilibrio raggiunto.
In un paesino vicino al confine con l'Austria troviamo il nostro protagonista : Bruno Daprà. 
Guida alpina e maestro di sci dalla vita semplice, felicemente sposato con Tania che di politica, BAS e altre "rogne" non ne vuol proprio sapere.
Rimasto orfano molto giovane è stato aiutato dal duro e burbero Alfred Gruber altoatesino doc simpatizzante e sostenitore del movimento di liberazione.
Tra loro c'è un rapporto molto simile a quello tra padre e figlio e quando Alfred gli chiede il favore di far passare il confine a due loschi figuri Bruno non riesce a rifiutare.
La promessa di un lauto compenso monetario ,di cui avrebbe proprio bisogno, lo convince del tutto anche se non tollera o giustifica le azioni terroristiche appena compiute. 
La situazione si complica ulteriormente quando vengono uccisi due carabinieri durante un normale pattugliamento nella zona e si scatena la caccia all'uomo.
Nel paesino gli animi sono divisi tra chi vuole l'indipendenza ,e quasi quasi giustifica l'omicidio, e chi invece spera di non rimanerne coinvolto in nessun modo. 
L'autore riesce a creare una serie di personaggi con caratteristiche molto precise e verosimili. 
L'imprenditore in rovina dedito all'alcool che si è lasciato influenzare dal movimento di ribellione, l'albergatore che da un po' ragione a tutti per non perdere clienti ed introiti, un giornalista scaltro e arrivista che ha fiutato lo scoop, terroristi dal grilletto facile particolarmente nervosi, unl tenente dei carabinieri molto furbo e intuitivo, uomini dei servizi segreti, doppiogiochisti che lavorano nell'ombra e molti altri ancora.
Il libro nonostante il tema decisamente scottante è fluido e coinvolgente, lo stile di scrittura e pulito e diretto. 
L'aver attinto da fatti realistici, creandone appunto un romanzo, ha dato vita ad uno spaccato della storia italiana decisamente poco conosciuta.
Questi tipi di libri sono d'aiuto ai giovani che conoscono tali vicende solo superficialmente o addirittura non le conoscono affatto. 
Io da sempre sono una convinta sostenitrice degli autori italiani e se poi mi parlano della storia del nostro paese ne sono ancora più entusiasta.
Un libro che può essere definito un giallo investigativo  di notevole livello.
Promosso a pieni voti!










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