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Recensione: Alaska di Brenda Novak


Prezzo: € 14,90
Ebook: € 8,99
Pagine: 468
Genere: Thriller
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 9 Novembre 2016

Stanno accadendo strane cose nel piccolo villaggio di Hilltop, remota località dell’Alaska dove l'inverno è così gelido da ottenebrare le coscienze. Da quando, tre mesi prima, è stata aperta Hanover House, una clinica psichiatrica di massima sicurezza che ospita con finalità scientifiche i più feroci serial killer d'America, nessuno dorme più sonni tranquilli e a nulla servono le rassicurazioni di Evelyn Talbot, la psichiatra trentenne e determinata che dirige l'istituto insieme al collega Fitzpatrick. Soprattutto quando nella neve avviene un macabro ritrovamento: i resti di una donna, orrendamente martoriata. Per il giovane sergente Amarok è la conferma di ciò che ha sempre temuto: portare un branco di efferati assassini a pochi metri dalle loro case e dalle loro famiglie è stata una decisione estremamente pericolosa. Ma la sua fermezza si scontra con il fascino fragile e misterioso di Evelyn, il cui passato nasconde il più nero e atroce degli incubi. E mentre una violenta tormenta di neve si abbatte sul paese rendendo impossibili i collegamenti e le comunicazioni, la psichiatra ha più di un motivo per pensare che quel primo omicidio sia un messaggio destinato proprio a lei e che l'ombra del passato la stia per raggiungere ancora una volta.

In questi ultimi anni il Thriller da me più amato e ricercato è tornato alla ribalta con titoli e storie, più o meno belle, in grado di catturare una grande parte di tutti quei lettori che ad esso non si sono mai avvicinati, e sebbene un simile slancio non possa che far piacere, è anche vero che nel tempo il carattere crudo, duro e teso del genere è andato via via disperdendosi. Ripensando alle mie ultime letture in questo ambito, infatti, solo poche di esse hanno saputo tenermi incollata veramente alle pagine facendomi trasalire dettaglio dopo dettaglio e facendomi provare quella paura che solo da un ottimo thriller può scaturire. Immergermi nelle atmosfere di Alaska, però, mi ha fatto ritrovare e vivere sulla pelle tutte quelle sensazioni incredibilmente pungenti di cui quest'anno sono andata alla ricerca: Brenda Novak è riuscita a creare un thriller mozzafiato senza risparmiarsi, ha saputo dare vita a personaggi inquietanti, dal fare pericoloso e dalla mente più glaciale e soprattutto è stata in grado di sviluppare una trama tanto accattivante da ridare splendore ad un genere che si stava piano piano abbandonando a sé stesso.

Da qualche mese la dottoressa Evelyn Talbot si è trasferita a Hilltop, in Alaska, determinata a portare avanti e far fruttare un progetto che ormai desiderava vedere realizzato da tempo: con la nascita di Hanover House, una clinica psichiatrica di massima sicurezza con finalità scientifiche, può lavorare a stretto contatto con i più feroci serial killer del Paese con il proposito di comprenderne e studiarne la psiche. Nonostante le vane resistenze della piccola cittadina, tutto sembra proseguire senza intoppi, anche se a rilento a causa del poco personale disposto a sostenere la causa, fino a quando i resti di un corpo orribilmente mutilato vengono ritrovati tra la neve. Era da un almeno un decennio che Hilltop non veniva sconvolta da un accadimento simile e per il Sergente Amarok, l'unico vero esponente delle forze di polizia del luogo e da sempre contrario all'apertura di Hanover House, questo non rappresenta altro che la conferma di tutti i suoi timori: la clinica psichiatrica è un pericolo per l'incolumità dei suoi cittadini e nel corso delle indagini non mancherà di scontrarsi duramente con la forza della giovane psichiatra pronta a difendere strenuamente la sua causa. Hanover House è davvero così sicura come si afferma o c'è anche la sola minima possibilità che, in qualche modo, i suoi ospiti possano fuggire e seminare il panico in città? In un ambiente ostile come l'Alaska nulla viene lasciato al caso e quando anche il passato di Evelyn torna a galla le più salde sicurezze cominciano a vacillare: chi si cela dietro al brutale assassinio che ha reso insicura la cittadina di Hilltop?

Fin dalle prime pagine del romanzo il carattere duro e crudo che lo contraddistingue si svela al lettore in tutta la sua intensità: la sensazione che l'atmosfera tesa e cupa che lo accoglie sarà quella predominante all'interno della storia lo avvolgerà completamente e lo porterà verso la consapevolezza che chiudere il libro senza prima averlo finito non sarà assolutamente possibile. Il vortice di paura, ansia e tensione da cui si sentirà attratto non tarderà a fare il suo ingresso in scena catturandogli anima e corpo, spingendolo sempre più avanti, sempre più verso quell'epilogo che dovrà confermare o smentire le teorie che inevitabilmente si affacceranno nella sua mente, e la sensazione di trovarsi perennemente in pericolo, come se fosse egli stesso parte integrante del libro, non lo abbandonerà per un solo secondo.

Dal punto di vista strutturale la storia, a parte il primo importante flashback iniziale, è molto lineare e così procede, passo dopo passo, colpendo sempre il lettore: i colpi di scena saranno sempre presenti e anche il più piccolo calo di tensione, in grado di far assaporare al lettore la freschezza del proprio respiro, risulterà essere essenziale per l'interezza della vicenda che l'autrice ha voluto raccontare. Questo carattere puramente ansiogeno del romanzo, poi, viene messo in risalto anche da un dettaglio particolare che non ho ritrovato, a ben pensarci, mai in nessun altro romanzo: ogni capitolo si apre con una frase, più o meno celebre, di alcuni dei più efferati assassini che si sono succeduti nella storia dell'umanità. Il tutto rende il romanzo oltre che credibile e verosimile, caratteristica per nulla scontata, incredibilmente accattivante proprio per il suo essere oscuro. Ed è in relazione a quest'ultimo termine che voglio porre l'accento sulle ambientazioni: se in molti altri Thriller il paesaggio circostante acquisisce un significato minimo e senza importanza, in Alaska diviene protagonista, immaginare lo stesso sviluppo della storia al di fuori dell'ambiente ostile gelido ed innevato dell'Alaska è impossibile, tutte le atmosfere vengono rese così perfettamente per buona parte grazie al panorama circostante che, come dicevo, non si limita a guardare e restare inespressivo. Le descrizioni, inoltre, riescono ad amplificare il tutto e pur essendo snelle e prive di eccessi risultano essere molto più efficaci di qualsiasi altro libro.

Parlando dei personaggi non posso non sottolineare come spicchi, sebbene all'inizio non possa sembrare, la loro originalità: dietro alle personalità del giovane, affascinante e forte sergente e della determinata, ma fragile psichiatra si nasconde molto altro, una maturità inaspettata nel primo caso ed una forza che risulterà essere determinante in alcune cruciali situazioni nel secondo caso. I due insieme funzionano benissimo, saranno capaci di regalarsi amore seppur non senza difficoltà, e anche quando i ruoli sembreranno invertirsi il loro vero essere non li abbandonerà mai, inseritili poi in un contesto famelico, duro e angosciante e non potrete fare a meno di ammirarli. Anche i personaggi che ruotano attorno ai protagonisti assumono una certa importanza nel fluire della storia: come pochissimi altri prima di lei, Brenda Novak è riuscita a rendere perfettamente la paura che i detenuti di Hanover House esercitano e riversano sul mondo esterno, pur lasciando trapelare, in un caso in particolare, un'umanità sconcertante, ed in generale il tutto risulta essere incredibilmente armonico: ogni singolo personaggio grazie alla sua precisa e dettagliata caratterizzazione saprà incidere un marchio a fuoco sul vostro animo.

Nella risoluzione del caso, sebbene io sia riuscita a farmi una vaga idea del tutto già dalla metà del romanzo, l'autrice non pecca assolutamente di prevedibilità, al contrario risulta essere molto abile a lasciare pochi, ma pregnanti indizi tra le pagine che solo chi saprà prestar loro attenzione potrà cogliere. La dinamicità che contraddistingue l'intero libro, infine, non riesce a scemare nemmeno nell'epilogo che lascia una porta immensa aperta su un futuro che sarà sicuramente connotato dalla paura. Con un stile magnetico, scorrevole, teso ed accattivante l'autrice riesce a portare il lettore nel suo mondo, ad imprigionarcelo e fargli vivere una storia che dimenticare sarà impossibile. 

Commenti

  1. Anche io ho questo libro e devo ancora leggerlo! Conto di farlo con l'arrivo del nuovo anno. Spero di trovarlo interessante come l'hai trovato tu!

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