Recensione : Come uccidere la propria mamma, vecchia di Lucio Scarpone
Prezzo: € 11,00
Pagine: 116
Editore: Bonfirraro
Genere: Narrativa
Il manuale dell’omicidio … imperfetto!
Nel corso di una noiosa cena tra coetanei nasce la condivisa, irreale, folle idea di uccidere la propria mamma, vecchia. Un matricidio difficile e doloroso da confessarsi e confessare per poter continuare a vivere. Una pianificazione del delitto che ognuno dei presenti immagina con grande sorpresa del resto dei commensali. E sentimenti indicibili emergono e si intrecciano attraverso i ricordi e le esperienze. Perché certamente il modo di uccidere la propria mamma, vecchia, esiste?!
Il titolo attira l'attenzione e si capisce da subito che l'autore punta sulla provocazione ed ironia.
Può la mamma , genitrice amorevole e necessaria della nostra infanzia, diventare un peso e un imbarazzo quando si è adulti?
Il protagonista, di cui ignoriamo il nome e che potrebbe benissimo essere l'autore, ha una mamma : vecchia ed in ottima salute! Lui vuol bene alla mamma ma la sua presenza ingombrante ed il bisogno continuo di cure ed attenzioni lo fanno sentire frustrato e soffocato.
Una rimpatriata con i vecchi amici è proprio ciò che ci vuole.
Lì scatta l'idea di come si potrebbe eliminare "La mamma vecchia" senza destare sospetti.
Tra rancori, sfinimenti, sensi di colpa e vergogne ecco emergere istantanee di vita degli amici ed amiche che vorrebbero eliminare la "vecchia".
Un'idea strampalata e alla fine esilarante ce la fornisce Mario che vorrebbe far passeggiare per ore sotto la canicola la mamma ottuagenaria rimpinzandola di ogni tipo di grasso saturo conosciuto nella speranza di un colpetto secco e via ma... alla fine della giornata l'unico che è ad un passo dall'infarto è lui e la sua mamma si preoccuperà molto.
La mamma di Anna barcolla ma non molla e lei, figlia spossata e sottomessa ha già problemi alle giunture e vive nel terrore che la dipartita della mamma vecchia non sia subitanea ed indolore.
Troviamo poi la novantenne con una moltitudine di figli che fantasticano su un fatale incidente domestico come conseguenza di pulizie troppo accurate.
Come non nominare la mamma che non si arrende all'età e si crede ancora un bel bocconcino? Si strizza in pantacollant e maglie leopardate dopo un non molto edificante spogliarello in spiaggia con l'ausilio del deambulatore suscitando contemporaneamente ribrezzo e risate soffocate.
Il racconto scorre sul filo dell'ironia mettendo a nudo nevrosi e pensieri segreti che vengono fatti uscire come un fiume in piena per esorcizzare l'ombra incombente della mamma immortale.
Lo stile di scrittura è fresco ed attuale, in un paio d'ore lo si legge e sfido chiunque a trattenere il sorriso che spunta involontariamente.
Mi è piaciuto e l'ho trovato divertente.
Purtroppo ho saputo che proprio a causa di questo titolo l'autore è stato preso di mira da insulti, critiche e persecuzioni su vari social. Tenuto conto che si sta parlando di ironia, di idee su carta senza scopo di incitare alla violenza ma anzi di ridere per ridimensionare situazioni paradossali che a volte si vivono non capisco questo accanimento considerato che i detrattori nemmeno l'hanno letto e che quindi non hanno idea di cosa stanno parlando.
La casa editrice mi ha pregato di divulgare un comunicato :
L’ironia, questa sconosciuta
Erano gli anni ’70 (gli
indimenticabili anni ’70) e in libreria cominciano ad apparire dei titoli a dir
poco “raccapriccianti”. Un distinto signore, che portava amabilmente il nome di
Antonio Amurri (per capirci, autore di tante belle canzoni sanremesi con al
centro l’amore eterno, con interpreti stratosferici come Mina e Gianni Morandi)
si permise di dare alle stampe dei manuali “raccapriccianti” che avrebbero
minato le fondamenta di una qualsiasi allegra famigliola, in un momento in cui
tale istituzione, tra i due referendum che cambiarono il volto del Paese, non
se la passava di certo bene.
I titoli “raccapriccianti”, per i
più che negli anni ’70 erano ancora di là da venire, erano semplicemente “Come
ammazzare la moglie, e perché”, “Come ammazzare il marito senza tanti perché”, “Come
ammazzare mamma e papà” e “Come ammazzare la suocera”, una serie epica che
avrebbe costituito la quadrilogia del Discorso
Costruttivo sulla Famiglia.
Dagli anni ’70 in poi non si è,
però, registrato nessun atto di emulazione in diretto riferimento al libro
stesso!
Non molti giorni fa, lo scrittore
bolognese Lucio Scarpone ci ha consegnato un titolo simile, “Come uccidere la propria mamma, vecchia”,
appena pubblicato per Bonfirraro. Un titolo, altrettanto “raccapricciante”,
dunque, che richiama la già citata serie letteraria ma che aggiunge del pepe
inserendo l’aggettivo “vecchia”, che a mio modo di vedere le cose, risulta
essere la chiave di volta del testo!
Cosa succede, infatti, quando,
all’improvviso, nel corso di una cena tra coetanei che hanno raggiunto il mezzo
secolo di vita, la mamma, vecchia, viva di ognuno di loro diventa l’argomento
principale della serata? Diventa un fantasma, un’ossessione, attorno alla quale
concentrare buona parte dei loro pensieri. Ce la racconta così la nuova guida
in pillole che è un viaggio nella mente di un uomo in preda al peggiore degli
psico-drammi: disfarsi o no di un genitore anziano inutile e fin troppo
invadente?
Non che si voglia paragonarlo al
grande Amurri, ce ne guarderemmo bene, ma il sarcasmo e l’ironia che sono
insiti in questo libro sono degni di quel gran filosofo che sta alla base della
cultura Occidentale: Socrate, infatti, si mostrava ignorante in merito ad ogni
questione da affrontare e ciò costringeva l’interlocutore a giustificare fin
nei minimi dettagli la propria posizione. Così si comporta Scarpone, con i suoi
infiniti elenchi dell’opportunità di uccidere la propria mamma, vecchia, perché
vecchia, perché asfissiante, perché inopportuna, perché onnipresente, perché
castrante… Quanto mancava agli italiani guardarsi allo specchio e accorgersi di
essere nudi?
Ebbene, insulti di ogni genere,
di ogni forma, son fioccati sulle pagine social dedicati al libro, che
ricordiamolo afferisce al genere della narrativa, e all’autore: offese,
oltraggi e minacce di morte come fosse, Scarpone, il peggiore terrorista in
circolazione.
E chissà cosa sarebbe successo se,
all’epoca del nostro compianto Amurri, i social network fossero esistiti…
Sarebbe stato invaso da così tanto odio e turpiloquio sì da lasciare la Rai,
per la quale è stato autore di numerosi programmi? Che poi, constatare che
tutti i commenti negativi siano scritti in un italiano del tutto sgrammaticato,
crediamo sia veramente l’indice di un disagio di fondo.
Lo hate speech sui social - dove tutti diventiamo supereroi - è un
danno per l’intera società, rende tutti schiavi e tutti vittime di uno stesso
marchingegno. Il che è tutto fuorché umano.
Al contrario l’umanissima ironia
è la necessità dell’intellettuale… è l’arma contro la boria dell’ignorante, è
il martello del dubbio, è l’acido che corrode il potere precostituito (che poi
non si possa parlare di potere matriarcale, questo è tutto da verificare!). Ed
è dall’ironia che comincia la libertà.
Un’ultima considerazione: se la
parola deriva dal greco εἰρωνεία eirōneía, «dissimulazione», allora essa stessa
per definizione indica capacità di nascondere, coprire, occultare, mascherare,
mimetizzare, velare, celare, reprimere. Nel suo piccolo volumetto, Scarpone
cela una malcelata verità. Non staremo qua di certo a svelarvela, correte in
libreria, piuttosto: il libro dà luogo a una piacevolissima quanto breve
lettura cui seguirà, inevitabilmente, una profonda, amara, riflessione, sulla
modernità futurista, che corre e non guarda indietro, gettando uno sguardo
sulla nuova situazione che la società italiana si trova ad affrontare, con lo
scontro generazionale – che non ha mai toccato vette così elevate - e la
contemporaneità che vede la presenza “conflittuale” di vecchi e vecchissimi nel
quotidiano, senza contemplare, neanche all’orizzonte, un ricambio educativo
generazionale che riesca ad accomodare questa nuova complessa situazione.
A tutti quelli che lo hanno già
condannato a morte, dunque, verrebbe da rispondere classicamente… È l’ironia, bellezza! Ed
è la più alta forma di intelligenza!
Elena Muti
Purtroppo tutti leoni dietro la tastiera... l'ironia è morta e coloro che la comprendono son rimasti in pochi. Il libro è lampante che sia stato scritto in chiave ironica!
RispondiEliminaLa copertina è un po inquietante O.O ma il libro sembra veramente molto carino
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