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Recensione: Una Ragazza nella Giungla di Calais di Delphine Coulin


UNA RAGAZZA NELLA GIUNGLA DI CALAIS

di Delphine Coulin

Prezzo: € 16,00 | Ebook: € - |
Pagine: 228 | Genere: Narrativa Contemporanea|
Editore: Gremese | 
Data di pubblicazione:  31 Gennaio 2019

Trama


Fino a non poco tempo fa, la "giungla" di Calais era il più imponente campo profughi d'Europa, con migliaia di migranti accampati in attesa di raggiungere, in qualche modo, il Regno Unito. È in questo inferno sulle coste del Vecchio Continente che si trovano a vivere i giovanissimi protagonisti di questo romanzo, ciascuno arrivato lì dopo infinite peregrinazioni. L'etiope Hawa, l'albanese Elira, gli afghani Milad, Jawad, Ali e Ibrahim - piccola tribù di adolescenti che a Calais hanno stretto un silenzioso patto di sostegno reciproco - passano le loro giornate tra le baracche e le strade di fango dell'accampamento, cercando di sopravvivere fino al giorno in cui l'Inghilterra, quel miraggio lontano appena trentatré chilometri, si materializzerà sotto i loro piedi. Poi però arrivano gli sgomberi, e la polizia imbarca gli abitanti della giungla su decine di pullman diretti ai centri di ricollocamento. Hawa, Milad e gli altri devono decidere se partire o nascondersi, se rinunciare a quella Terra Promessa talmente vicina da poter essere avvistata tra le nebbie della Manica, oppure continuare a inseguire il sogno a dispetto di tutto e di tutti. Anche a costo di ritrovarsi d'un tratto soli nella landa devastata del post-evacuazione, dove la lotta per rimanere vivi assume i contorni di una vera e propria scommessa. Con l'occhio della cineasta qual è, Delphine Coulin sceglie di mostrarci tutto questo senza prendere mai direttamente la parola. La sua scrittura è fatta di immagini nitide che frugano ovunque ed esibiscono quasi freddamente la convivenza quotidiana con il degrado, lo sbrigativo pragmatismo degli sgomberi, la violenza e gli egoismi tra gli accampati, la continua necessità di fuggire e nascondersi, la rapacità senza scrupoli degli sciacalli che commerciano e traghettano le vite dei disperati. Il risultato è un romanzo duro e struggente, assai lontano dal pathos di maniera di molta narrativa della migrazione, e capace anche per questo di imprimersi più in profondità nella memoria e nel cuore dei lettori.



  
 

IL MIO PENSIERO SUL LIBRO

Leggere questo romanzo significa essere presi per mano dall'Autrice e farsi accompagnare in un turbinio di emozioni contrastanti, dove le nostre convinzioni vengono, alcune volte stravolte, altre volte confermate.
Un libro che mi ha coinvolto sin dalla prima pagina, e che sin dall'inizio mi ha fatto male come un pugno nello stomaco.
La trama è originale, coerente, talmente vera che viene il dubbio che sia una delle tante storie che si sono accavallate nella tendopoli di Calais.
Hawa è scappata dall'Etiopia per non andare in sposa ad un uomo molto più grande di lei che non conosceva, sognando di arrivare in Inghilterra per costruirsi una nuova vita e vivere libera.
Durante il suo viaggio ha dovuto subire umiliazioni e violenze, e quando giunge a Calais comprende che si deve unire ad altri ragazzi adolescenti se vuole sopravvivere in quella "giungla".
E' così che entra a far parte di una piccola tribù composta da poco più che bambini che hanno tutti lo stesso sogno, raggiungere l'Inghilterra.
Poi il campo viene smantellato e si trovano di fronte a una scelta: rinunciare al loro sogno ed essere smistati altrove o continuare a combattere per ciò che hanno desiderato sin dalla loro partenza?
Hawa è il personaggio principale del racconto, una ragazza che sa ciò che vuole, forte e fragile nello stesso momento, disposta a mangiare fango e a chiedere l'elemosina per realizzare il sogno di essere libera e di potersi costruire una propria vita.
E' descritta in maniera impeccabile, sia caratterialmente che psicologicamente, ed è così ben strutturata che si riesce ad entrare in empatia subito con questo personaggio, vivendo insieme a lei le mille emozioni, le paure, la fame, il freddo e la rassegnazione.
Anche gli altri protagonisti, l'albanese Elira e gli afghani Milad, Jawad, Ali e Ibrahim sono ben strutturati e descritti, e anche loro come Hawa contribuiscono a far entrare il lettore nella storia.
Sicuramente sono tutti personaggi tridimensionali e in crescita psicologica.
La scrittura è scorrevole, e lo stile è netto, crudo, e non risparmia i particolari,  sembra quasi di osservare una fotografia di ogni scena, di ogni situazione.
Le immagini sono vivide e lasciano il lettore senza respiro.
I dialoghi sono credibili e danno una voce vera ai protagonisti, ma il punto di forza di questo romanzo sono proprio le immagini, forti, dissacranti, piene di phatos.
L'ambientazione è ben descritta e contribuisce, come una cooprotagonista, a far immergere il lettore nella storia, e interagisce con i protagonisti per tutto il racconto.
Un Romanzo stuggente, pieno di passione, che lascia senza fiato.
Bello il finale, fa venire voglia di continuare a leggere della vita dei protagonisti.
Un libro che mi è piaciuto tantissimo, che mi ha fatto riflettere  sulla situazione dei migranti.
Consigliato a chiunque ami leggere.
Bellissimo.




























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