Recensione: Il cielo stellato fa le fusa di Chiara Francini
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Utilizzando la tecnica delle storie
narrate dai personaggi, Chiara Francini riesce a trattare temi densi di attualità
e significato. Nelle sue novelle troviamo infatti il razzismo, l’emarginazione,
l’ignoranza, pericolosa e dannosa, l’omosessualità, ma anche aneddoti storici, l’amore
per il cibo, il piacere e il desiderio. Un moderno Decameron che richiama in
molti aspetti l’opera di Boccaccio.
Un
romanzo solo in apparenza leggero, ma che in realtà con leggerezza affronta
temi delicati e importanti di quella “Benedetta commedia umana che si chiama
vita”. Il ritmo lento e rotondo lascia il tempo di metabolizzare e comprendere,
di interiorizzare i concetti in un crescendo di consapevolezza.
Giocando
sapientemente col dialetto, e usando il toscano con disinvoltura all’interno
della narrazione, dà all’opera un sapore verace e autentico.
I
personaggi sono così eterogenei e differenti da amalgamarsi alla perfezione tra
loro, in un insieme dai colori brillanti della variabilità umana. Lauretta, governante
della Villa, piccola e tonda che ai piedi calza solo ciabatte si occupa della
cucina con sapienza e arte, preparando deliziosi manicaretti. Mario il
napoletano, educato e colorito e propenso ai peccati di gola, dai capelli mori
e gli occhi lustri, l’ironia sagace e l’animo solitario. Angela l’americana, alta e dalla pelle d’ambra,
ricci lievi e stile colorato su un corpo allenato e scolpito. Clara,
prorompente guida del week end, con un cerchietto anni Cinquanta. Gustav
svedese silenzioso, si muove come scivolando sui marmi di Villa Peyron.
Marlene, tedesca masticatrice incessante di gomma, teutonica e variopinta. Vincent
affascinante francese. Albert, genovese e Mara la sarda alla ricerca della sua
rinascita, “incasinata come uno di quei cassetti che pensi sempre un giorno
metterai a posto. E poi non lo fai mai.”
E infine
Rollone il Vichingo, gattone elegante e maestoso che tutto vede e tutto sa,
tanto che ne è la perfetta e colta voce narrante.
Del resto, la perfetta imperfezione è un argomento molto caro all’autoironica scrittrice, e ne ha parlato chiaramente nelle presentazione, già pubblicata qui sul blog e che vi invito a leggere per completezza.
La Francini dedica infatti l’opera “A
tutti i diversi. A tutti noi” e cita una poesia di Sandro Penna che inneggia a
distinguersi dalla massa, mantenendo la propria identità, qualunque essa sia:
Differenza non deve essere sinonimo di ineguaglianza, perché
ognuno ha il diritto di potersi mostrare per com’è.
Insomma, cari lettori… Un romanzo divertente, intenso, istruttivo e che dà spunto per numerose riflessioni. Lo consiglio a chi ha bisogno di una spinta per affrontare tematiche importanti, a chi ha bisogno di evadere dal quotidiano e a chi, come me, non riesce a resistere a quella deliziosa "C" aspirata tipica delle zone culla della Lingua italiana.
Bellissima recensione, complimenti! A giorni lo inizierò anche io e dopo aver letto questa recensione sono ancora più curiosa di leggerlo ed "assaporarlo"!
RispondiEliminaL ho quasi finito..lettura apparentemente leggera, ricca di riferimenti storici. Si ride e si pensa contemporaneamente. Linguaggio articolato, e ricercato. Brava Chiara!!
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