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RECENSIONE: IL SANGUE DEGLI ABETI DI CORRADO PELI

 

 IL SANGUE DEGLI ABETI



                                                                   di Corrado PELI






Prezzo:
15,00 €  | Ebook: 6,99 € |
Pagine: 336 | Genere: Thriller  |
Editore: Time-crime -Fanucci  
Data di pubblicazione: 22 ottobre 2020


Trama

È la Vigilia di Natale, e a Roccacupa, un paesino dell’Appennino tosco-emiliano, si aspettano i turisti attirati dall’abbondante nevicata attesa e dalle vacanze invernali. Il maresciallo Morra non vorrebbe rotture e si sta dedicando agli ultimi acquisti alimentari commissionati dalla moglie Marinella che sta preparando il cenone, quando riceve la notizia della scomparsa di un ragazzo. Si tratta del figlio di una persona molto importante del paese, quindi bestemmia, temporeggia, ma poi non può sottrarsi. Ma non è soltanto questo a rovinare i piani natalizi del maresciallo: viene ritrovato il cadavere di una ragazza. Sicuramente uccisa. La vita tranquilla e immobile di Roccacupa viene improvvisamente sconvolta e sarà il tenente Sandra Pianigiani, arrivata a indagare direttamente da Modena, che dovrà immergersi in un mondo chiuso, di bugie e peccati, grattando lo strato apparentemente delicato della neve per trovare la verità. 


IL MIO PENSIERO SUL LIBRO

Ambientato nello spazio circoscritto di una settimana circa, con qualche salto temporale, “Il sangue degli abeti” è un romanzo incalzante, rapido, che trasmette inquietudine dall’inizio alla fine. Non è facile staccarsene, cattura il lettore in un crescendo di tensione.

Fa da cornice alla vicenda Roccacupa, paesino ombroso e freddo, nomen omennome di fantasia ma di forte ispirazione al territorio reale, alle pendici del monte Cimone. Corrado Peli descrive molto bene la mentalità chiusa degli abitanti, ne delinea i tratti con grande cura ai dettagli, così che è facile addentrarsi nel meccanismo locale anche a chi non ha origini appenniniche. La storia è intima, sembra quasi di disturbare, ci sono dei non detti, dei sottintesi, allusioni appena accennate, segreti che vengono svelati un particolare alla volta e procedendo nelle pagine ho avuto la sensazione di sentirmi addosso gli sguardi ostili degli abitanti che si conoscono tutti tra loro e guardano con sospetto un forestiero…

Ognuno dei personaggi ha qualche piega dell’anima: Giacomo ha un passato da dimenticare, cerca il distacco, fugge dall’Italia per fuggire dal suo rimorso e dal suo dolore, dal senso di colpa. Il sindaco che nonostante il dramma cittadino pensa ai turisti e al danno economico che questo dramma comporta. Spanu e Morra simbiotici come lo squalo e il pesce pilota che si nutre degli avanzi sfuggiti dalle fauci del predatore. Ogni abitante di Roccacupa ha qualche increspatura, più o meno profonda, simbolo di una comunità che non ammette intrusi.

Inoltre, il maresciallo Morra e il tenente Pianigiani sono come due facce della stessa moneta: Morra a pezzi, Pianigiani solida e tenace. Morra “lo sceriffo” che si è plasmato alle necessità del luogo e che dà valore alle apparenze per mantenere il suo status quo, Pianigiani che mantiene invece la sua integrità. Come una danza perfettamente sincrona tra il bene e il male.

Sandra Pianigiani è un personaggio complesso, anche se molto simile ad altri protagonisti abusati nella letteratura poliziesca, ma comunque efficace: bella, troppo per essere un carabiniere credibile, tanto attraente quanto antipatica. Ha dovuto sgobbare e fare rinunce per arrivare alla sua posizione, sfidando maschilismo e vessazioni. È un personaggio che si lascia amare senza sforzo. Per contro, il suo antagonista, Luigi Morra, nonostante tutto non riesce a farsi odiare, vittima di un sistema e di una mentalità in cui resta invischiato come la zanzara nella colata di resina.

La droga, la prostituzione, le bugie, la corruzione, l’ossessione e la cieca infatuazione. Ma anche il matrimonio per convenienza e senza amore, la vergogna, il rimorso, dolore e meschinità sono alcuni degli elementi che danno colore e struttura alla storia.

Vi è poi un parallelismo tra i pazienti della clinica, in coma, i “morti che respirano”, e i personaggi, immobili per scelta, che scelgono di non vivere, vittime di un sonno senza via d’uscita.

Gli abeti sono sempre presenti, nelle descrizioni, nei pensieri, nelle parole: sono un punto fermo, una certezza, e diventano protagonisti, sono “come un esercito in assedio davanti al castello nemico” con il loro sangue, la resina, che odora di montagna e porta con sé un legame con quei territori aspri e inospitali ma che legano a filo doppio le anime di chi vi abita. Bosco e abeti diventano essi stessi personaggi molto importanti, sono parte integrante della vicenda. “Il bosco si riprende i suoi spazi”.

Nella narrazione sono inseriti dei flashback che completano la storia e forniscono dettagli e indizi, svelando così i segreti un poco per volta.

Le montagne sono aspre, ripide e inospitali, la neve rende tutto ovattato, dilata il tempo e lo rallenta. Il lettore resta imprigionato nella valle, sembra di vivere il buio, il freddo, le zone d’ombra.

“C’era una guerra a Roccacupa, una guerra tra luce e ombra”.

 

Un romanzo intenso e vibrante, che ti resta dentro.

Uno stile asciutto ed essenziale, senza troppi fronzoli.

Un finale inaspettato che lo rende ancora più originale.

Una settimana. Un piccolo paesino. Ma la capacità dell’autore di intrattenere il lettore in uno spazio-tempo così limitato è affascinante.


Avete presente quando non vedete l’ora di scoprire la verità e non riuscite a smettere di leggere, salvo poi dispiacervi quando arrivate alla fine perché sentite che vi mancherà?

Ecco, per me è stato così.

Mi sono innamorata del tenente Pianigiani, di Foschini e del loro rapporto. Dei personaggi, tutti, anche quelli soltanto nominati, perché il modo in cui vengono presentati è coinvolgente e sembra di averli conosciuti davvero.

 

Spero proprio di ritrovare ancora Sandra Pianigiani…


Cari Lettori, cos'altro posso aggiungere? Leggetelo e capirete.


















Ringrazio Fanucci Editore per la copia digitale del romanzo.

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