RECENSIONE: PANCINE FANTASTICHE DI CRISTIANA BOIDO
Prezzo: 18,00 € | Ebook: -- € |
Data di pubblicazione: 29 gennaio 2021
Un saggio moderno che studia i social
(Facebook nello specifico) con lo scopo di analizzare il fenomeno attualissimo
di una delle “tribù premoderne” che li popolano: le note “Mamme pancine”,
portate all’attenzione del pubblico per la prima volta dal blogger Vincenzo
Maisto, in arte Il Signor Distruggere.
Del resto, i social aiutano anche a raggrupparsi
per affinità, linea di pensiero e interessi, fornendo “una rete di relazioni
scelta per rinforzare il senso di appartenenza”: qualche volta in gruppi chiusi
che non accettano intrusioni o idee in contrasto. In questo caso si parla di
madri, di donne che si trovano ad affrontare un momento centrale della vita, la
maternità, e chiedono supporto e consigli in rete, forse per carenza di competenze
o di una rete familiare e amicale spesso assente nella società moderna che “chiede
alte performance per essere madre” e per le quali non ci si sente all’altezza.
Devo essere onesta: inizialmente ho frainteso il
contenuto di questo libro, pensando si trattasse di una raccolta dei post più
assurdi o divertenti delle “Pancine” che, come migliaia di altri followers,
seguo sui profili de Il Signor Distruggere, rimanendo quindi all’inizio un po’
delusa. In realtà si è rivelato molto più interessante di quanto sembrasse, perché
compie un’analisi lucida e puntuale su un fenomeno che spesso consideriamo solo
come spassosa comicità, dubitando anche della veridicità dei contenuti e
sperando che si tratti di fake in cerca di like.
Partendo dal fenomeno del “Pancinismo”,
infatti, Cristiana Boido analizza anche “uno dei possibili orizzonti
socioculturali di un Paese molto stratificato come l’Italia”, prende quindi
spunto dalle Pancine per analizzare un problema ben più ampio e complesso, che
sfocia in una sottocultura anacronistica, dai quali emergono aspetti ai limiti
dell’ignoranza, con una mentalità diffusa non sradicata dai movimenti di
liberazione e emancipazione femminili, come se esistesse un universo parallelo
in cui la storia si è fermata e non si è andati avanti con il progresso del
pensiero, e dove restano vive e vitali superstizione, magia, malocchio e “invidia
come fascinazione malvagia”.
La grande famiglia italiana: stereotipi,
storia, realtà, attualità, cambiamenti nel tempo, di pari passo con l’urbanizzazione
e lo sviluppo socioeconomico, non hanno invece toccato questo universo di donne
dove è mantenuta l’impostazione gerarchica e patriarcale della famiglia, e dove
il maschilismo impera e il maschio detiene il potere decisionale ed economico,
e dove la segregazione abitativa e sociale creano marginalità.
“Le donne si adattano, subiscono,
giustificandosi che agli uomini, evidentemente, piace così”
In questa popolazione “essere madri” è uno status,
esse sono “solo madri, poco donne”, e come tali devono comportarsi, lasciando
il piacere sessuale alle “faciline”, mentre si sottomettono e si concedono al
marito per dovere coniugale, dove i “doveri” sono consumati al buio, in
silenzio, in fretta”, come stupri che le mogli non riconoscono come tali.
In Italia manca l’educazione sessuale, ma qui
siamo a livelli bassissimi, e si diffondono informazioni errate, c’è molta confusione.
L’ignoranza e non riguarda soltanto la sfera
sessuale, ma è diffusa a molteplici ambiti, e non necessariamente è legata alla
scarsa scolarizzazione, ma spesso alla disinformazione e alla scarsa capacità
di discernimento e di individuare le bufale, nonostante la dimestichezza informatica,
perché analizzare le notizie è molto più faticoso che accettarle così come
sono. L’ignoranza diventa un sapere alternativo a quello dominante e si creano
realtà virtuali parallele fatte di analfabetismo, complottismo e bigottismo.
Molte sono le citazioni culturali, storiche,
letterarie e altrettante le citazioni sul tema di studiosi dell’argomento e non,
che rendono il saggio un’analisi qualitativa e descrittiva di grande rilevanza.
Non mancano gli esempi di post tratti dai vari
gruppi di social e raccolti con cura da Maisto che se anche strappano un sorriso,
in ultima analisi rivelano solo una grande fragilità.
Un’opera completa e molto interessante,
tuttavia mi ha dato l’impressione di voler fare un po’ troppa pubblicità al
blogger “Distruggere”, nominato e rinominato spesso, anche quando forse, non era
davvero necessario, come se il lavoro fosse un po’ un pretesto per presentare Maisto
a chi già non lo conosce.
Nel complesso, comunque, si tratta di un’esposizione
interessante che vale la pena di approfondire.
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