[Speciale] Maze Runner - La mutazione di James Dashner
Buongiorno Lettori Meravigliosi :)
Stiamo arrivando alla fine del nostro cammino tra le pagine della Saga di James Dashner, e dopo avervi fatto leggere i primi capitoli della Trilogia, oggi vi regaliamo il Prologo del Prequel (scusate il gioco di parole!), assolutamente imperdibile ed ovviamente sempre edito Fanucci Editore..
Stiamo arrivando alla fine del nostro cammino tra le pagine della Saga di James Dashner, e dopo avervi fatto leggere i primi capitoli della Trilogia, oggi vi regaliamo il Prologo del Prequel (scusate il gioco di parole!), assolutamente imperdibile ed ovviamente sempre edito Fanucci Editore..
MAZE RUNNER - LA MUTAZIONE
Teresa
guardò il suo migliore amico e si domandò come sarebbe stato dimenticarsi di
lui.
Sembrava
impossibile, anche se ormai aveva visto il Filtro impiantato in dozzine di
ragazzi prima di Thomas. Capelli castano rossicci, occhi penetranti e una
costante espressione contemplativa... Come sarebbe mai potuto risultarle sconosciuto
questo ragazzino? Come si sarebbero potuti ritrovare nella stessa stanza e non
scherzare su qualche odore o prendere in giro qualche ignaro scansafatiche nei
paraggi? Come avrebbe mai fatto a stargli di fronte e non cogliere al balzo
l’opportunità di comunicare per via telepatica?
Impossibile.
Eppure
mancava solo un giorno.
Per
lei. Per Thomas era questione di minuti. Era steso sul tavolo operatorio, gli
occhi chiusi e il petto che si alzava e si abbassava con respiri calmi e
regolari. Già vestito con la divisa prevista della Radura, pantaloncini e
maglietta, sembrava un’istantanea del passato: un ragazzo normale che
schiacciava un pisolino dopo una lunga giornata in una scuola normale, prima
che le eruzioni solari e la malattia rendessero il mondo tutt’altro che
normale. Prima che la morte e la distruzione rendessero necessario rapire
bambini – assieme ai loro ricordi – e mandarli in un posto terrificante come il
Labirinto. Prima che i cervelli umani fossero noti come la zona della violenza
e dovessero essere controllati e studiati. Tutto in nome della scienza e della
medicina.
Un
dottore e un’infermiera avevano preparato Thomas per l’operazione e adesso gli
stavano abbassando la maschera sul volto. Si udì una serie di scatti, sibili e
segnali acustici; Teresa guardò metallo, fili e tubi di plastica serpeggiare
lungo la pelle e poi nelle cavità auricolari di Thomas, quindi vide le sue mani
contrarsi di riflesso lungo i fianchi. Probabilmente avvertiva dolore, malgrado
i sedativi, ma non se lo sarebbe mai ricordato. La macchina cominciò il suo
lavoro, estraendo immagini dalla memoria di Thomas. Cancellò sua madre, suo
padre, la sua vita. Cancellò lei.
Una
piccola parte di Teresa sapeva che questo avrebbe dovuto farla arrabbiare.
Avrebbe dovuto farla urlare, strepitare e rifiutare di dare il proprio aiuto
anche solo per un altro secondo. Ma la sua parte più grande era solida come la
roccia delle scarpate all’esterno. Sì, nella parte più grande di lei era
radicata una certezza così profonda che dentro di sé sapeva che avrebbe provato
quelle cose anche dopo il giorno seguente, quando anche a lei sarebbe stata
fatta la stessa cosa. Lei e Thomas stavano dimostrando la loro dedizione
sottoponendosi a quello che era stato chiesto agli altri. E se fossero morti, pazienza.
La C.A.T.T.I.V.O avrebbe trovato la cura, milioni di persone sarebbero state
salvate, e la vita sulla Terra un giorno sarebbe tornata alla normalità. Dentro
di sé, questo Teresa lo sapeva, proprio come sapeva che gli esseri umani
invecchiano e che in autunno le foglie cadono dagli alberi.
Thomas
inspirò di scatto, poi emise un piccolo lamento, spostando il corpo. Per un
terribile istante, Teresa temette che potesse svegliarsi in preda all’agonia:
dentro la testa aveva degli affarini che stavano facendo chissà cosa al suo
cervello. Invece si calmò e riprese a respirare piano e con regolarità. Gli
scatti e i sibili continuarono a udirsi mentre i ricordi del suo migliore amico
sbiadivano come un’eco lontana.
Si
erano detti addio come si fa di consueto, e le parole ‘ci vediamo domani’ le
risuonavano ancora nella testa. Per qualche ragione era rimasta davvero colpita
quando Thomas le aveva pronunciate: in quel modo il ragazzo aveva reso ciò che
stava per fare ancora più surreale e triste. In realtà si sarebbero visti
l’indomani, anche se Teresa sarebbe stata in coma e lui non avrebbe avuto la
benché minima idea di chi lei fosse, a parte una vaga sensazione di
familiarità. Domani. Dopo tutto quello che avevano passato – tutta la paura,
l’addestramento e la progettazione – il momento cruciale stava finalmente per
arrivare. Quello che era stato fatto ad Alby, Newt, Minho e a tutti gli altri
sarebbe stato fatto anche a loro. Ormai era impossibile tornare indietro.
Ma la
calma dentro di lei era come una droga. Teresa era tranquilla: quei pensieri
rassicuranti tenevano a bada il terrore per cose come i Dolenti e gli Spaccati.
La C.A.T.T.I.V.O. non aveva scelta. Lei e Thomas, loro non avevano scelta. Come
avrebbe potuto sottrarsi dal sacrificare poche vite per salvarne molte? Chi mai
avrebbe potuto tirarsi indietro? Non aveva tempo per commiserarsi, intristirsi
o augurarsi altro. Le cose stavano così; quel che era fatto era fatto; quello
che sarebbe stato... sarebbe stato.
Ormai
era impossibile tornare indietro. Lei e Thomas avevano contribuito alla
costruzione del Labirinto; al contempo lei aveva fatto molti sforzi per erigere
un muro che tenesse a bada le emozioni.
A quel
punto i suoi pensieri si affievolirono e parvero fluttuarle sospesi nella mente
mentre aspettava il completamento della procedura su Thomas. Quando finalmente
terminò, il dottore premette diversi pulsanti sullo schermo e i segnali
acustici, i sibili e gli scatti si fecero sempre più frequenti. Thomas ebbe
qualche spasmo mentre i tubi e i fili si ritiravano dal suo corpo e rientravano
nella maschera. Il ragazzo tornò a calmarsi e la maschera si disattivò; ogni
suono e movimento cessò di colpo. L’infermiera si chinò in avanti e sollevò la
maschera dal viso di Thomas. La pelle era arrossata e segnata nei punti in cui
aveva aderito alla pelle. Gli occhi erano ancora chiusi.
Per un
breve istante, il muro di Teresa che teneva lontano la tristezza cominciò a
sgretolarsi. Se Thomas si fosse svegliato in quel momento, non si sarebbe
ricordato di lei. Sentì il terrore – se non addirittura il panico – di sapere
che presto si sarebbero incontrati nella Radura e non si sarebbero
riconosciuti. Quel pensiero impetuoso le ricordò in modo vivido perché aveva
eretto quel muro. Come un muratore che piazza un mattone nella malta, richiuse
la breccia. E lo fece in modo solido e resistente.
Ormai
era impossibile tornare indietro.
Due
uomini della sicurezza furono incaricati di sistemare Thomas altrove. Lo
sollevarono dal lettino, neanche fosse stato un animale impagliato. Uno lo
teneva per le braccia, l’altro per i piedi, e lo adagiarono su una barella
privo di conoscenza. Senza rivolgere nemmeno uno sguardo a Teresa, si diressero
verso l’uscita della sala operatoria. Tutti sapevano dove lo stavano portando.
Il dottore e l’infermiera cominciarono a riordinare la sala; il loro lavoro era
finito. Teresa li salutò con un cenno della testa, anche se quelli non la
stavano guardando, poi seguì gli uomini nel corridoio.
Mentre
affrontavano il lungo percorso attraverso i corridoi e verso gli ascensori del
quartier generale della , Teresa riusciva a malapena a guardare Thomas. Il suo
muro si era di nuovo indebolito. Thomas era molto pallido e aveva il viso
imperlato di sudore. Come se fosse parzialmente cosciente e lottasse contro i farmaci,
consapevole che all’orizzonte lo aspettavano cose orribili. Vederlo le
provocava una fitta al cuore. E la spaventava sapere che lei sarebbe stata la
prossima. Quello stupido muro. Che importanza aveva? Le sarebbe stato portato
via comunque assieme ai suoi ricordi.
Raggiunsero
il seminterrato sotto la struttura del Labirinto, quindi attraversarono il
magazzino con le pile e gli scaffali di provviste destinate ai Radurai. Lì
sotto era buio e faceva freddo, e a Teresa s’accapponò la pelle delle braccia.
Ebbe un brivido e se le sfregò. Thomas veniva sballottato ogni volta che la
barella finiva nelle crepe sul pavimento di cemento, un’espressione di terrore
cercava di trapelare dalla calma esteriore dipinta sul suo viso addormentato.
Raggiunsero
il pozzo dell’ascensore, lì dov’era il grosso cubo di metallo.
La
Scatola.
Era
solo un paio di piani sotto la Radura vera e propria, ma i suoi occupanti erano
stati indotti a pensare che quello verso l’alto fosse un viaggio infinitamente
più lungo e arduo. Era tutto studiato per stimolare una serie di emozioni e
schemi mentali, dalla confusione al senso di disorientamento, fino al terrore
assoluto. Un inizio perfetto per mappare le zone della violenza di Thomas.
Teresa sapeva che lei stessa avrebbe fatto quel viaggio il giorno successivo,
con un biglietto stretto nelle mani. Ma almeno lei sarebbe stata in coma, si
sarebbe risparmiata quella mezz’ora di movimento al buio. Thomas si sarebbe
risvegliato nella Scatola, in completa solitudine.
I due
uomini portarono Thomas a ridosso della Scatola. Poi si udì un terribile
stridore metallico contro il cemento allorché uno di loro cominciò a trascinare
una grossa scala accanto al cubo. Seguirono alcuni momenti di imbarazzo quando
vi trasportarono sopra Thomas. Teresa avrebbe potuto aiutarli ma si rifiutò,
sufficientemente determinata a restare lì a guardare, a riempire quanto più
poteva le crepe del suo muro interiore.
Con
una serie di gemiti e imprecazioni, gli uomini sollevarono Thomas in cima alla
scala. Il suo corpo era posizionato in modo tale da rivolgere a Teresa un
ultimo sguardo, nonostante avesse gli occhi chiusi. Pur sapendo che non
l’avrebbe sentita, lei si avvicinò e gli parlò con la mente.
Stiamo
facendo la cosa giusta, Thomas. Ci vediamo dall’altra parte.
Gli
uomini si chinarono in avanti e reggendo Thomas per le braccia cominciarono a
calarlo più che potevano; poi lo lasciarono cadere. Teresa sentì il tonfo del
suo corpo sull’acciaio freddo del pavimento all’interno della Scatola. Il suo
migliore amico.
A quel
punto si voltò e se ne andò. Alle sue spalle si udì distintamente il rumore del
metallo che scivolava sul metallo; poi un rimbombo assordante allorché le porte
della Scatola si chiusero di scatto. Sigillando per sempre il destino di
Thomas, qualunque esso fosse.
Vi ricordo che tra un paio di giorni il Dvd e il Blue Ray del secondo film, tratto dal libro omonimo, sarà acquistabile in tutti gli store!
QUI trovate la mia recensione!
Non posso far altro che ringraziarvi per averci seguito in queste quattro tappe e spronarvi a correre in Libreria: questa meravigliosa Saga sta aspettando solo voi!
Buona lettura!
Bello bello bello, è uno di quei libri che mi attirano molto, devo prenderlo al più presto
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