[Speciale] Maze Runner - La rivelazione di James Dashner
Buongiorno e Buona domenica ColorLettori :)
La settimana scorsa noi e la Fanucci Editore vi abbiamo fatto immergere nei primi capitoli della Saga di James Dashner, Maze Runner, e non vogliamo certo lasciarvi a bocca asciutta adesso! Ricordandovi che il 18 Febbraio in tutti gli store uscirà in Dvd e Blue ray il film tratto dal Secondo Libro, Maze Runner - La fuga, continuiamo a conoscere i nostri amati Radurai: oggi vi regaliamo il primo capitolo del Terzo Libro, quello conclusivo, della Saga..
La settimana scorsa noi e la Fanucci Editore vi abbiamo fatto immergere nei primi capitoli della Saga di James Dashner, Maze Runner, e non vogliamo certo lasciarvi a bocca asciutta adesso! Ricordandovi che il 18 Febbraio in tutti gli store uscirà in Dvd e Blue ray il film tratto dal Secondo Libro, Maze Runner - La fuga, continuiamo a conoscere i nostri amati Radurai: oggi vi regaliamo il primo capitolo del Terzo Libro, quello conclusivo, della Saga..
MAZE RUNNER - LA RIVELAZIONE
Fu la
puzza che cominciò a far impazzire Thomas.
Non il
fatto di essere da solo da più di tre settimane. Non i muri, il soffitto e il
pavimento bianchi. Né la mancanza di finestre o il fatto che non spegnessero mai
le luci. Niente di tutto ciò. Gli avevano portato via l’orologio, gli davano da
mangiare esattamente le stesse cose tre volte al giorno − prosciutto arrosto,
purè, carote crude, una fetta di pane, acqua –, non gli rivolgevano mai la
parola, non lasciavano entrare nessuno nella stanza. Niente libri, film o
videogame.
Isolamento
completo. Da più di tre settimane ormai, anche se iniziava a dubitare di aver
tenuto bene il conto dei giorni, visto che si basava esclusivamente
sull’istinto. Cercava di intuire quando calava la sera, si assicurava di non
dormire più del normale. I pasti aiutavano, anche se gli sembrava che non
arrivassero con regolarità. Come se volessero farlo sentire disorientato.
Da
solo. In una stanza con le pareti imbottite priva di colore, ad eccezione di un
piccolo water in acciaio quasi nascosto in un angolo, e di una vecchia
scrivania di legno di cui Thomas non sapeva che farsene. Da solo, in un
silenzio insopportabile, con una quantità infinita di tempo per pensare alla
malattia radicata dentro di lui: l’Eruzione, quel virus sordo, inquietante, che
lentamente privava di tutto ciò che rendeva umana una persona.
Niente
di questo lo faceva impazzire.
Ma
puzzava, e per qualche ragione era una cosa che lo innervosiva al punto da
intaccare il suo equilibrio mentale. Non gli permettevano di farsi una doccia o
un bagno; da quando era arrivato non gli avevano dato un cambio di vestiti né
qualcosa per pulirsi. Un semplice straccio sarebbe stato d’aiuto, avrebbe
potuto immergerlo nell’acqua che gli davano da bere e lavarsi almeno il viso.
Ma non aveva niente, solo i vestiti sporchi che indossava il giorno in cui lo
avevano imprigionato. Nemmeno delle lenzuola; dormiva tutto raggomitolato, con
il sedere contro l’angolo della stanza, le braccia incrociate, nel tentativo di
avvolgersi in un abbraccio per scaldarsi, spesso tremando.
Non
sapeva perché la puzza del suo corpo fosse la cosa che lo spaventava di più.
Forse proprio quello era un segnale del fatto che era impazzito. Ma per qualche
ragione la mancanza d’igiene lo tormentava, portandolo a fare pensieri orrendi.
Come se stesse marcendo, si stesse decomponendo, stesse diventando rancido
dentro quanto si sentiva di esserlo fuori.
Per
quanto sembrasse irrazionale, era quella la sua preoccupazione. Aveva cibo in
abbondanza e sufficiente acqua per dissetarsi; si riposava molto, e si allenava
meglio che poteva nello spazio ristretto, spesso correndo sul posto per delle
ore. La logica gli diceva che essere sporco non aveva niente a che fare con lo
stato del cuore o il funzionamento dei polmoni. Eppure, la sua mente stava
iniziando a credere che la puzza incessante rappresentasse la morte che
avanzava galoppando, pronta a inghiottirlo in un solo boccone.
Il
risultato di quei pensieri bui era che aveva cominciato a chiedersi se
dopotutto Teresa non avesse detto la verità l’ultima volta che si erano
parlati, quando aveva affermato che per lui era troppo tardi, quando gli aveva ripetuto
con insistenza che si era piegato in fretta all’Eruzione, che era diventato violento
e pazzo. Che aveva già perso il lume della ragione prima di arrivare in quel
luogo orribile. Persino Brenda lo aveva avvisato che le cose stavano per
peggiorare. Forse avevano ragione entrambe.
E in
più c’era la preoccupazione per i suoi amici. Cosa gli era successo? Dov’erano?
Cosa stava facendo l’Eruzione alle loro menti? Dopo tutto quello a cui erano
stati sottoposti, sarebbe finita così?
Si
insinuò in lui la rabbia. Come un topo tremante, in cerca di un riparo, di una
briciola di cibo. E col passare dei giorni si fece così intensa che a volte si
ritrovava a tremare senza controllo, finché non riusciva a frenarla e
accantonarla. Non voleva che se ne andasse per sempre, ma metterla da parte e
lasciarla crescere. Voleva aspettare il momento giusto, il posto giusto, per
liberarla. Era stata la C.A.T.T.I.V.O. a fargli tutto questo. La C.A.T.T.I.V.O.
aveva preso la sua vita e quella dei suoi amici e la stava usando per qualunque
scopo ritenesse necessario. Infischiandosene dalle conseguenze.
E per
questo avrebbe pagato. Thomas lo giurava a sé stesso mille volte al giorno.
Erano
quelle le cose che gli passavano per per la testa mentre era seduto, con la
schiena contro il muro, rivolto verso la porta − e la brutta scrivania di legno
che c’era davanti − in quella che credeva fosse la tarda mattinata del suo
ventiduesimo giorno da prigioniero nella stanza bianca. Lo faceva sempre, dopo
aver fatto colazione, dopo essersi allenato. Senza perdere la speranza che la
porta si aprisse, che si aprisse davvero, completamente, tutta la porta, non
solo la piccola fessura in basso attraverso la quale gli passavano i pasti.
Aveva
già provato infinite volte ad aprirla lui stesso. E i cassetti vuoti della
scrivania, dove non c’era nulla se non l’odore di muffa e di legno di cedro. Ci
guardava ogni mattina, nel caso in cui qualcosa fosse magicamente comparso
mentre dormiva. Erano cose che potevano capitare quando si aveva a che fare con
la C.A.T.T.I.V.O.
E così
se ne stava seduto, a fissare la porta. Ad aspettare. Muri bianchi e silenzio.
L’odore del suo corpo. Lasciato lì a pensare ai suoi amici: Minho, Newt,
Frypan, e agli altri pochi Radurai ancora vivi. A Brenda e Jorge, che erano
scomparsi dopo il salvataggio a bordo dell’enorme Berga. A Harriet e Sonya,
alle altre ragazze del Gruppo B, ad Aris. A Brenda e al suo avvertimento dopo
che si era svegliato nella stanza bianca la prima volta. Come aveva fatto a
usare la telepatia? Era dalla sua parte oppure no?
Ma più
di tutto, pensava a Teresa. Non riusciva a togliersela dalla testa, anche se
più il tempo passava, più la odiava. Le sue ultime parole erano state ‘La
C.A.T.T.I.V.O. è buona’, e a torto o ragione, per Thomas lei era diventata il
simbolo di tutte le cose orribili “che erano successe. Ogni volta che pensava a
lei gli ribolliva il sangue nelle vene.
Forse
tutta quella rabbia era l’ultimo filo a tenerlo legato alla realtà.
Mangiare.
Dormire. Allenarsi. Assaporare la vendetta. Furono queste le cose che fece per
altri tre giorni. Da solo.
Il
ventiseiesimo giorno, la porta si aprì.
Vi abbiamo incuriositi? Spero proprio di sì!
Per saperne di più QUI potete trovare la mia recensione!
Buona lettura!
Sempre più bello 😍 devo assolutamente prenderlo
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