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Recensione: Il rosso di Marte di Kim Stanley Robinson

Erano abbastanza maturi da possedere un ottimo bagaglio di conoscenze e abbastanza giovani da sopportare la fatica del lavoro fisico. Erano motivati quanto bastava per eccellere e rilassati quanto bastava per socializzare tra loro. Ed erano pazzi al punto di voler lasciare la Terra per sempre ma sani al punto di nascondere questa loro follia di base, mascherandola da semplice razionalità, curiosità scientifica o qualcosa di simile..


Prezzo: € 16,90
Ebook: € 6,99
Pagine: 603
Genere: Fantascienza
Editore: Fanucci Editore
Data di pubblicazione: 19 Maggio 2016

Per secoli, le aride e desolate lande del pianeta rosso, sferzate da tempeste di sterile sabbia, hanno rappresentato per il genere umano la nuova frontiera della conquista interplanetaria. Ora, nell’anno 2026, un gruppo di cento coloni è pronto a compiere l’impresa: raggiungere Marte e trasformarlo in una nuova Terra. Per alcuni, Marte è la meta ultima di una vita votata alla conoscenza e al coraggio, per altri è solo un’opportunità di arricchimento, per altri ancora è un’imperdibile occasione di progresso nella scienza. I piani della missione prevedono di far orbitare intorno al pianeta enormi specchi che amplifichino la luce del Sole sulla superficie, di cospargere le calotte polari di una polvere scura che catturi il calore e faccia sciogliere il ghiaccio, di costruire tunnel titanici che veicolino gas incandescenti che producano un aumento della temperatura. Eppure, nonostante gli sforzi titanici e le risorse messi in campo, qualcuno sarà disposto a combattere fino alla morte per evitare che Marte diventi qualcosa di diverso da quello che è sempre stato.

Sono sempre stata molto restia ad approcciarmi alla Fantascienza, era un genere che non sentivo mio, uno di quelli che nonostante i capolavori pubblicati non riuscivo ad apprezzare appieno, uno dei pochi in cui non sono mai riuscita ad immergermi. Dopo aver letto e conosciuto China Miéville, però, è scattato qualcosa in me, è cominciato ad emergere un amore che non credevo potesse esistere verso i mondi fantascientifici, e così venuta a conoscenza della ristampa di una delle Trilogie più osannate sul genere, un vero e proprio must, ho deciso di buttarmici a capofitto e nutrire, passo dopo passo, la mia cultura in questo contesto: Il rosso di Marte di Kim Stanley Robinson mi ha portato in un mondo all'avanguardia e mi ha fatto conoscere aspetti nuovi di un genere che, adesso, ho il desiderio di scoprire fino in fondo.
Marte, il pianeta rosso, è sempre stato qualcosa di irraggiungibile, le sue terre aride e desolate sono sempre state un obiettivo utopico per il genere umano che, nonostante le innumerevoli tecnologie a disposizione, non è mai riuscito a raggiungerle. Almeno fino al 2026, quando un gruppo di cento coloni, composto dai migliori scienziati delle più diverse nazionalità, si è preparato ad entrare nella storia mettendo, per la prima volta in assoluto, il piede sul pianeta tanto agognato per trasformarlo in una nuova Terra, in un luogo perfettamente vivibile, un luogo nuovo da chiamare "Casa". I progetti che ognuno di essi ha studiato e approvato sembravano perfetti e le forze disposte in campo sufficienti, ma nessuno aveva fatto i conti con la brama di supremazia e potere che attanaglia l'animo dell'essere umano: cosa succederà una volta atterrati su Marte? Sarà davvero possibile rendere il Pianeta qualcosa che non è mai stato? 

L'emozione che ho provato nel stringere tra le mani un libro simile, per tutto quello che rappresenta, è stata unica e non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa avrei trovato al suo interno, cosa ancora del mondo della fantascienza non conoscevo e cosa avrei imparato da un autore come Robinson. Non avevo un'idea chiara di cosa aspettarmi e forse anche per questo motivo questo romanzo è stato in grado di sorprendermi in ogni dettaglio: con Il rosso di Marte non aspettatevi una storia semplice, una lettura facile e veloce, una di quelle da terminare in pochissimo tempo e senza alcun trasporto, in questo libro nulla sarà convenzionale, risulterà particolarmente impegnativo e il tema trattato verrà sviscerato nei più piccoli particolari, verrà analizzato sotto molteplici punti di vista e prenderà pieghe inaspettate.

La narrazione, come vi anticipavo prima, è molto particolare ed impegnativa: l'autore in questo cosa non si ferma al mero romanzo fantascientifico classico che tutti noi conosciamo, al contrario, in un certo senso, si serve della storia per portare alla luce tematiche molto importanti ed interessanti e attraverso le parole dei protagonisti il lettore si ritroverà ad assistere a veri e propri dibattiti scientifici, politici, religiosi e sociologici che saranno in grado di regalare spunti di riflessione di non poca importanza. Al di là di questo, però, certamente si ravvisa, all'interno del libro, una vera storia, quella appunto della colonizzazione del Pianeta Rosso, che vede in Maya, John, Frank, Nadia, Sax, Marina, Arkady e molti altri i suoi protagonisti. I punti di vista attraverso i quali assisteremo all'insediamento del genere umano su un pianeta fino ad ora sconosciuto sono molteplici: ogni parte del libro, otto in totale, infatti, reca una voce narrante differente e saranno i loro pensieri e i loro occhi che ci accompagneranno alla scoperta del nuovo mondo permettendoci di avere una visione molto più ampia delle questioni trattate e soprattutto di conoscere a fondo ognuno di essi. Nonostante questo possa sembrare confusionario posso assicurarvi che risulterà essere una tecnica narrativa molto efficace per via della complessità della vicenda narrata. Particolarmente importanti, poi, sono le descrizioni: molto corpose e molto dettagliate, sono i grado di dare un'idea precisa di tutto quello che ruota attorno ai protagonisti, soprattutto per quel che riguarda l'ambito scientifico all'interno del quale ritroviamo spiegazioni particolareggiate e più che esaustive. Sebbene io non sia un'amante di questo tipo di descrizioni, le ho trovate comunque molto suggestive, impegnative, ma non per questo meno interessanti, anche se hanno rallentato notevolmente i miei tempi di lettura: spesso ritornavo su alcune pagine per poter meglio comprendere ciò che descriveva l'autore e questo mi ha portato, inevitabilmente, a godere della compagnia di questo libro per un lasso di tempo più lungo rispetto al solito.

Il finale prende, invece, una piega differente rispetto al resto del libro: se fin dall'inizio assistiamo ad un più o meno cauto ottimismo nel raggiungere quella che è una meta tanto ambita quanto impossibile, nelle pagine finali saremo gli spettatori della sua trasformazione in uno stato che potrei definire quasi catastrofico in cui tutti si troveranno a fare i conti e a trarre le conseguenze delle scelte prese. Questo risvolto in parte lo aspettavo, ma non per questo l'ho apprezzato meno, anzi, la voglia di scoprire altro, di leggere il seguito e di tornare su Marte è sempre più grande!

Lo stile è sì scorrevole, ma non particolarmente fluido, ma nonostante questo Kim Stanley Robinson riesce a catturare magistralmente i suoi lettori tenendoli incollati alla storia pagina dopo pagina. 

 

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