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Recensione: Lo scarabocchio di Cinzia Nazzareno


Prezzo: € 16,90
Pagine: 244
Editore: Bonfirraro Editore
Genere: Narrativa

La Nazzareno racconta con delicatezza un’intera epopea familiare, attraverso la difficoltà di una protagonista in absentia, intima e lieve, che vuole affermare la propria identità sessuale in una Sicilia ancora impreparata al cambiamento.
(Emanuela E. Abbadessa)


Olmo è un piccolo borgo della Sicilia degli anni ’70. È qui che vive la famiglia, apparentemente felice, di Filippo Aletta. Soltanto l’ultimogenito, lo strano e tormentato Gianni detto “Genny”, desta alcune preoccupazioni.
Quando una notte, nel fienile, il padre lo scorge in atteggiamenti equivoci con lo sgorbio del villaggio, prende coscienza con amarezza della sua vera identità sessuale di donna intrappolata nel corpo di un ragazzo e, in preda a una crisi di nervi, lo caccia da casa e gli intima l’immediato trasferimento a Roma. È lì che l’ingenuo Genny spera di incontrare il vero amore…
Con una struttura a cornice che apre, pervade e chiude il racconto e che ne rivelerà il messaggio più profondo, la storia è il crudele affresco di una società cieca e bigotta, pervasa da infiniti pregiudizi nei confronti della “diversità”, e prosegue con travolgenti colpi di scena, fino a giungere a uno struggente finale mozzafiato.

Albina sta completando il suo percorso di studi in scienze sociali ed il professore le suggerisce di basare la sua tesi di laurea su un fatto di cronaca del suo paese da comparare ad un fatto analogo successo in un'altra zona d'Italia.

Albina chiede subito aiuto a nonna Camilla per conoscere qualche fatto accaduto nella zona ed è così che scopre la storia di Gianni/Genny.
Nonna Camilla conosceva bene la famiglia coinvolta e parlarne per lei è un doloroso tuffo nel passato ma crede che potrebbe servire per capire il dramma vissuto dal giovane Gianni.
Il tutto è ambientato nella Sicilia degli anno '70 dove la mentalità è ancora chiusa e l'onore ed il rispetto sono le cose più importanti, più importanti della felicità dei figli, più importanti della famiglia unita.
Il padre Filippo una volta che ha compreso che Gianni ha una sessualità diversa da quella che ci si aspetta da un giovanotto nel fiore degli anni perde ogni freno e insultandolo e definendolo "scarabocchio" lo allontana.

«Sei uno scarabocchio, Gianni! Un difetto impossibile da correggere», aveva replicato Filippo. «Hai proprio ragione, papà, sono uno scarabocchio di cui adesso ti vergogni», rispose freddamente Gianni, apparentemente senza scomporsi. Ed era uscito in fretta dalla stanza, fiero, coraggioso, senza voltarsi.


L'autrice riesce a raccontare l'amore incondizionato della madre e della sorella di Genny che lo accettano per com'è, anche il padre lo ama ma non lo accetta ne è spaventato e si sente ferito come se avesse subito un tradimento. Un figlio maschio che non perpetua la famiglia la vive come una sconfitta.
La mentalità chiusa e bigotta è verosimile e perfettamente consona all'epoca e ad un paesino piccolo e di provincia.
Il tema della sessualità è stato esposto con delicatezza e cura mettendo in risalto la confusione e la voglia di essere amata di Genny. Un desiderio talmente forte da diventare facile preda da un uomo senza scrupoli con un epilogo drammatico.
Mai come ora questo romanzo è un'istantanea dei fatti di cronaca che si sentono quasi quotidianamente, troviamo un personaggio transgender - termine di cui si è abusato senza comprenderne appieno il significato-che si trova giudicato e mai aiutato e troviamo la violenza psicologica e fisica messa in atto da un uomo meschino e senza scrupoli.
Lo stile narrativo è intenso e coinvolgente, il libro scorre veloce e colpisce per il suo approccio diretto ma delicato.
Mi è piaciuto proprio per la sua forza e lo consiglio a tutti coloro che vogliono una storia vera e appassionata.






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