[BlogTour] Volevamo andare lontano di Daniel Speck: Tappa #3
Buon Lunedì Colors,
oggi vi parlo di un libro bellissimo che esce oggi: Volevamo andare lontano. Il 20 aprile la nostra Giovanna ha partecipato all'incontro per blogger organizzato dalla casa editrice e di seguito trovate l'intervista :)
VOLEVAMO ANDARE LONTANO
Prezzo: € 19,90 | Ebook: € 9,99 |
Pagine: 540 | Genere: Narrativa |
Editore: Sperling & Kupfer | Data di pubblicazione: 30 Aprile
Trama
Trama
Milano, 2014. Julia, giovane e brillante stilista tedesca, sta per affrontare la sfilata che potrebbe finalmente coronare i suoi sogni. Ma, proprio mentre guarda al futuro, il passato torna a cercarla nei panni di uno sconosciuto che sostiene di essere suo nonno. Dice di essere il padre di quel padre che lei ha sempre creduto morto, e le mostra la foto di una ragazza che potrebbe essere Julia stessa, tanto le somiglia, se solo quel ritratto non fosse stato scattato sessant'anni prima. Milano, 1954. Vincent, promettente ingegnere tedesco, arriva da Monaco con il compito di testare una piccola automobile italiana che potrebbe risollevare le sorti della BMW. È così che conosce Giulietta, incaricata di fargli da interprete, e se ne innamora. Lei è una ragazza piena di vita e di sogni - ama disegnare e cucire vestiti - ma è frenata dalla sua famiglia, emigrata dalla Sicilia, e da una promessa che già la lega a un altro uomo. Si ritroverà a scegliere tra amore e dovere, libertà e tradizione, e quella scelta segnerà il destino di tutte le generazioni a venire. Fino a Julia. Proprio a lei, oggi, viene chiesto da quel perfetto estraneo di ricucire uno strappo doloroso, di ricomporre una famiglia che non ha mai conosciuto. Ma che ha sempre desiderato avere. Se accetta, l'attende un viaggio alla ricerca della verità, un tuffo nel passato alla scoperta delle sue radici. L'attendono bugie e segreti che potrebbero ferirla: il prezzo da pagare per riavere un mondo di affetti che le è sempre mancato. L'attende la scoperta emozionante di un amore incancellabile a cui va resa giustizia e di una donna luminosa che, all'insaputa di Julia, vive da sempre dentro di lei e dentro i suoi sogni.
INTERVISTA
Daniel hai un Isetta? (tipo di auto)
Non ho una Isetta, peró questa Isetta fu un icona della mia infanzia: Monaco era piena di Isetta, era il simbolo del miracolo economico e quando io sono nato, nel '69, ce n'erano ancora tante, quindi per me l'Isetta era Isetta! Pero' ho comprato una Iso Rivolta Grifo, piú grande e sportiva, che é quella di Vincent (protagonista del libro)! Ho comprato quella per fare un tour in Italia presentando il libro proprio con quell'auto che é prima di Vincent, poi di Vincenzo (protagonista del libro), che poi Vincenzo da a Julia (protagonista libro) per fare il suo business. L'ho cercata per due anni e adesso finalmente ce l'ho!
Qual é, visto che le auto hanno una grande importanza nel libro, il tuo rapporto personale con le auto?
Non ho rapporto personale con le auto, mi piace il design delle auto italiane, le macchine italiane degli anni '60/'70 mi hanno sempre attirato perché per me sono opere d'arte non sono macchine, bensí qualcosa di piú, pero' oltre la mia passione personale per le macchine d'epoca il fatto di scrivere un romanzo sulla migrazione é molto legato all'automobile, perché sono nate negli anni dopo la guerra, quando c'era bisogno di muoversi,spostarsi!
La gente doveva andare nelle fabbriche a lavorare e non erano propriamente vicino casa anzi e questa dell'automobile fu l'essenziale del miracolo economico in Germania e poi anche in Italia e senza automobile non potevi raggiungere il posto di lavoro.
Inoltre quell'automobile era essenziale per i viaggi: i primi tedeschi arrivavano negli anni '50 dalla Germania per fare le vacanze in Italia sul lago di Garda o Rimini, arrivavano con l'Isetta o in Maggiolino, quindi giá questo legame tra il viaggio e la migrazione mi interessava e poi questo dei gastarbeiter, i lavoratori Italiani in Germania, dove hanno lavorato dalla BMW alla Volkswagen, dalla Ford e quel successo tedesco che e' sempre basato sull'automobile non sarebbe stato possibile senza i lavoratori italiani.
Infine c'é anche quel momento nel '55 quando viene stipulato il contratto tra Italia e Germania e questo periodo fino al '73 dura 18 anni: in tutta la Germania, dai paesi del sud arrivarono quattordici milioni di Italiani, lavoratori, che a loro volta portavano poi le mogli, i figli, quindi una massa di gente incredibile! Nel '73 finì il contratto e iniziò la crisi del petrolio e per via della crisi c'era meno lavoro e le macchine non si vendevano piú e la Iso Rivolta qui a Milano andava fallendo, quindi c'é questo legame tra l'industria dell'automobile e la migrazione, per questo l'ho scelto come tema per il mio libro e poi ho scelto anche la moda: Giulietta (protagonista del libro), doveva avere diciamo una passione diversa da tutta la sua famiglia e di quegli anni sappiamo ben poco delle difficoltá economiche che le famiglie italiane affrontavano, si parlava solo di moda e di auto, é per questi motivi che in Germania venivamo scoperti.
La moda era un lavoro che lo si poteva fare da casa, tutti potevano farsi i vestiti, volevo scegliere un mestiere che Giulietta potesse fare senza andare in una fabbrica, senza necessariamente dover interagire con gli altri!
Ecco questi sono stati i miei punti di partenza per la stesura del libro.
Erano un po' le donne poi del sud che in quegli venivano relegate: sappiamo che in quegli anni era l'uomo che doveva lavorare ed occuparsi della famiglia, la donna doveva restare in casa a badare ai figli, invece piano piano le donne iniziavano a cercare la loro indipendenza a muovere i primi passi proprio in quel periodo...
Infatti Giulietta, in un certo senso ruba la moda dalle riviste dei giornali,vnessuno gli insegna nullave mano a mano che inizia a cucire ci mette sempre piú del suo per rendere il suo lavoro di cucito molto personale.
Daniel quando ti é scattata la scintilla o meglio cosa ti ha fatto prendere la decisione di voler scrivere questo libro in questo determinato periodo storico?
L'Italia e la Germania sono i miei paesi preferiti e volevo raccontare una storia d'amore tra quei paesi perché sono due paesi che amo, quindi volevo raccontare la storia d'amore e di famiglia tra i paesi.
Mi sono reso conto che ci sono tantissimi romanzi di famiglia, ma quei romanzi di famiglia classici sono sempre in una casa e lí rimangono, quindi nello stesso letto dove tu nasci fai l'amore e nasce tuo figlio e muore tuo figlio, tutto in un letto, quindi per me questo libro che ho scritto é un concetto del romanzo di famiglia piú moderno, perché noi non viviamo cosí, noi viviamo una vita piú radicata oltre i confini, quindi volevo creare un romanzo moderno di famiglia in cui la famiglia che si sposta, con una storia che lega i due paesi.
La scelta del nome Giulietta é collegato sempre alla scelta dell'auto o é casuale?
Tutti i personaggi sono collegati ai nomi delle auto: Giulietta, come l'Alfa Romeo Giulietta, Vincenzo é basato su Vincenzo Lancia, quindi questa é un po' una mania mia di trovare dei nomi legati alle auto.
Giulietta é anche un bel nome e da questo é nata la mia idea del regalo di compleanno dell'auto, che é il simbolo della bellezza dell'automobile italiana: mi andava bene che portasse il suo nome e che quella macchina fosse prodotta nell'anno in cui Vincenzo nasceva.
Come é stato scrivere due punti di vista femminili?
Direi che e1 il mio lavoro: sono un camaleonte, vivo la vita degli altri, forse devo sforzarmi un po di piú quando scrivo di una persone che non é del mio stesso sesso, peró direi che in loro c'é qualcosa che provo anch'io, qualcosa che é in me!
Prendiamo ad esempio Julia: anch'io all'inizio della mia carriera da sceneggiatore dovevo sacrificare tutto proprio come lei, ma la mia passione volevo viverla, non é una cosa solamente femminile, direi peró che alla fine ci metto qualcosa di me. Mentre scrivevo il romanzo avevo questa sensazione strana che non mi invento qualcosa, ma piuttosto mi sentivo come un testimone di una storia che realmente è accaduta per me: é come se i personaggi realmente esistessero, sono reali.
Daniel chi ti ha dato piú filo da torcere dei tuoi personaggi mentre scrivevi? C'é stato qualcuno che ti ha dato qualche problema o sapevi bene dove volevi farli arrivare e quindi non hai trovato difficoltá mentre scrivevi le loro storie?
No, sapevo tutto, non avevo problemi con i personaggi sapevo esattamente dove finivano e dove volevo che arrivassero. Quello per me piú difficile da scrivere il romanzo é stato sicuramente il trovare la mia lingua, il mio linguaggio da scrittore, perché da sceneggiatore scrivi una lingua molto secca asciutta, sintetica se vogliamo, quindi questa per me era la piú grande sfida. Ho provato per settimane, mesi per trovare questo mio linguaggio che non c'era all'inizio e poi l'ho trovato pensando che le persone che descrivo sono persone umili, oneste, persone comuni, normali, con una lingua non necessariamente elaborata: sono persone che si esprimono in un modo del popolo e cercavo di trovare una lingua abbastanza chiara, abbastanza naturale e autentica, questo era lo scopo e a quel punto ha funzionato.
Come mai ad un certo punto hai sentito la necessitá di passare dallo scrivere sceneggiature a scrivere un libro?
Perché mi sento piú libero, mi sono trovato cosí bene nello scrivere questo libro che sto finendo di scrivere il mio secondo romanzo e poi scriveró il terzo e via discorrendo...
Puoi anticipare qualcosa del secondo romanzo cosi detto tra noi...
Si, qualcosa posso dirla: il primo é stato su una famiglia italiana in Germania, il secondo sará una famiglia italiana in Tunisia e racconta una storia sempre con la ricerca di un tabú famigliare, questo mi interessa molto come avete visto anche in Volevamo Andare Lontano. Credo che i tabú siano cose non dette nelle famiglie e che sono piú importanti delle cose invece che vengono dette, sono quelli che veramente ci influenzano e questo é un tema che mi interessa molto, ovvero quello della famiglia, delle generazioni esistite prima di noi, quello che grazie a loro abbiamo imparato e a quello che ci lasciano, cosí come cita la prima frase del libro"La nostra vita non appartiene soltanto a noi. Questa casa che chiamiamo Io e1 abitata da coloro che sono venuti prima di noi .Le loro orme sono impresse nella nostra anima. Le loro storie ci rendono quello che siamo."
Commenti
Posta un commento