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Recensione: La figlia di Caino #1 di Natascia Norcia

LA FIGLIA DI CAINO - Volume 1.


LA FIGLIA DI CAINO - Volume 1
di Natascia Norcia

Prezzo: € 14,00 | Ebook: € 3,00
Pagine: 218 | Genere: Paranormal Horror
Editore: Myth Press | Data di pubblicazione: 24 Aprile 2019 

TRAMA 
L'ombra minacciosa di un antico golem serpeggia tra le campagne del centro Italia. Justine è l'unica a possedere la chiave per imbrigliare il pericoloso demone, ma la sua anima dannata la costringerà a compiere sacrifici inimmaginabili. "La figlia di Caino" è il primo atto di una storia che potrebbe benissimo non finire mai, la storia di un mistero oscuro dai toni gotici che pian piano vi condurrà dinanzi alle schiere di quelli che sono i veri demoni del mondo, attraverso gli occhi di un personaggio che non può non essere reale; emozioni e sensazioni, pensieri e turbamenti di una donna, a volte fanciulla, altre volte creatura millenaria, ma sempre passionale e viva. Justine si nutre con astuzia della mortalità, ma vi cerca anche il freno per non cedere all'Io violento che concede vita alla sua anima immortale.

IL MIO PENSIERO SUL LIBRO.

Vita e morte: due concetti sensibilmente divisi da una condizione naturale di esistenza e mancanza. Due fasi imprescindibili per ciascuna creatura a noi conosciuta. Ma soprattutto, due questioni incredibilmente complesse capaci di ritrovare nella letteratura la loro più grande espressione. Che se ne sovverta l’ordine oppure no, infatti, l’una o l’altra si impongono fedeli al centro di ogni tipo di narrazione, distinguendosi però per inventiva, originalità e passione. Tre elementi non casualmente citati questi che proprio tra le pagine del romanzo di Natascia Norcia si rincorrono instancabili fino all’ultima riga delineando, pur non senza difficoltà, un universo per nulla convenzionale, ma affascinante esattamente là dove paranormale ed estrosità finiscono per incontrarsi, unendosi nel divenire La figlia di Caino.

Tra tutte le creature sovrannaturali conosciute quella che stavolta Justine è chiamata a fronteggiare è, forse, una delle più pericolose: un antico golem sta, infatti, minacciando la tranquilla bizzarria delle campagne del centro Italia e solo la ragazza sembrerebbe essere in grado di dare pace alla sua anima dannata. Ma a che prezzo dovrà farlo? Le conseguenze che Justine dovrà affrontare potrebbero cambiare per sempre il suo mondo, imponendole sacrifici che mai avrebbe potuto immaginare. Vicino a lei, però, Edoardo, presenza fissa, ingombrante ma necessaria nella sua vita, appare fortemente convinto delle capacità e della forza della ragazza millenaria di cui non potrebbe in alcun modo fare a meno. Ma se questa volta fosse diverso e si sbagliasse? Cosa ne sarebbe, in questo caso, della giovane immortale Justine?

Grazie ad una narrazione tanto naturale quanto capace di trasformare il paranormale in un qualcosa di insolitamente reale, Natascia Norcia costruisce all’interno del suo romanzo un mondo vasto ed ordinatamente complesso, ricco e dettagliato nella moltitudine delle creature che lo popolano, ma comunque percorso da una strana e confortante gerarchia in grado di definirne con lucidità ed oculatezza i confini. Quasi come a voler cullare con leggerezza i lettori, infatti, è proprio l’uso della lingua a rendere speciale, in prima battuta, La figlia di Caino: armonioso e musicale, lo stile dell’autrice rivela fin da subito una conoscenza ed una consapevolezza tutt’altro che scontate che vanno inevitabilmente a riflettersi sulle atmosfere sognanti e misteriose del romanzo, attorno al quale aleggiano, flebili come aliti di vento, eteree sensazioni. Rimarcate da una sempre presente introspezione, queste ultime si dimostrano essere essenziali nel determinare, soprattutto nella prima parte, il ritmo della narrazione, dapprima caratterizzato dalla dolcezza e dalla lentezza tipiche di un’introduzione necessaria e solo dopo da una dinamicità ed una tensione, riprese anche dall’illustrazione della copertina, entusiasmanti.

Allo stesso modo inebriante, accanto alla curiosa e colorata varietà di personaggi che vi si susseguono, rappresentazione perfetta della cultura dell’orrore e del gotico a cui il volume si rifà, è il viaggio reale e figurato, a suo modo formativo di Justine: attraverso i suoi spostamenti e i ricordi, il lettore riesce, infatti, a seguire la nascita e la crescita della ragazza, ricostruendone passo dopo passo l’articolata personalità ed imparando via via a riconoscerne ogni sfumatura possibile. Passato e presente sono così destinati ad alternarsi in una narrazione in grado comunque di mantenere intatta la sua fluidità ed al contempo di farsi sempre più interessante grazie all’abilità dell’autrice di conservare sì il medesimo punto di vista, quello appunto della protagonista, ma di renderlo mobile nel tempo e nello spazio, senza alcuna forzatura, facendo in tal modo compiere al suo pubblico una vera e propria spedizione all’interno della coscienza e dei sentimenti di Justine.

E proprio le emozioni costituiscono per La figlia di Caino uno dei migliori pregi: mai fini esclusivamente a se stesse, ma funzionali a rendere il personaggio di Justine semplicemente umano, in forte contraddittorietà con la sua vera natura, esse vengono descritte vive e crude in maniera incredibilmente puntuale, trasformandosi quasi fin da subito in un autentico veicolo per le tematiche trattate. Dall’amore alla sete di sangue, da una ferocia irrazionale ad una crudeltà conscia e ricercata, da una passione irresistibile ad una candida repulsione per se stessi fino ad arrivare alla comprensione e all’accettazione della propria vera essenza, Natascia Norcia si rivela essere un’astuta indagatrice dell’animo umano, mettendone a nudo forze e debolezze anche là dove di terreno poco è ancora palpabile.

Un romanzo, quello di Natascia Norcia, all’interno del quale vita e morte si intrecciano nel loro continuo, ciclico avvenire, mescolandosi, metaforicamente e non solo, tra loro, attraverso le lacerazioni dell’anima, le gioie di un amore creduto erroneamente infinito e la bestialità che ogni creatura esistente sa di poter custodire nel proprio Io più profondo.


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