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Recensione: La nube purpurea di Matthew Phipps Shiel

LA NUBE PURPUREA.


LA NUBE PURPUREA
di Matthew Phipps Shiel

Prezzo: € 14,00 | Ebook: € 7,99
Pagine: 311 | Genere: Fantascienza
Editore: Mondadori - Oscar Fantastica| Data di pubblicazione: 28 Gennaio 2020 

TRAMA
Un vapore mortale – dall'inquietante luce purpurea e dall'inebriante profumo di fiori di pesco – spazza il mondo e annienta tutte le creature viventi. Rimane un unico uomo, Adam Jeffson, medico, reduce da una missione esplorativa nell'Artico. Come un Robinson Crusoe apocalittico, Adam inizia la sua epopea per la sopravvivenza. Ma, a differenza di Robinson, non è relegato su un'isola: a sua disposizione ha l'intero pianeta, un mondo silenzioso e devastato. E se l'eroe di Defoe faceva ricorso a tutte le più sottili doti del raziocinio e dell'intelligenza, Adam sprofonda invece nella follia, passando per i deliri e le allucinazioni della solitudine più profonda. Tuttavia una lucidità visionaria si fa lentamente strada nella sua mente, ed egli diventa infine consapevole che la sua sopravvivenza non è casuale e che il suo destino – e quello della razza umana – fa parte di un piano più vasto.

IL MIO PENSIERO SUL LIBRO.

Secondo la scienza, la nascita dell’uomo sarebbe da attribuire ad un processo di evoluzione di una delle specie che ad oggi consideriamo quella a noi più simile, la scimmia, che nel corso del tempo ha assunto via via la posizione eretta ed affinato, attraverso il proprio vissuto, l’intelletto. Secondo gli studi religiosi, invece, tutto questo non sarebbe mai avvenuto ed il primo uomo sarebbe stato creato direttamente da un’entità divina, così come qualsiasi altra creatura esistente. Che si creda o meno ad una delle due teorie, ciò che è certo è che in qualche modo l’umanità, ad un certo punto, abbia preso possesso del pianeta Terra divenendone, insieme ad animali e natura, l’attrice principale. Tutto il resto è storia. Ma del futuro chi potrà mai raccontare a noi, espressione inconfutabile del presente quale siamo? Probabilmente nessuno. O meglio, ci si potrebbe spingere verso una narrazione di un ipotetico avvenire, immaginando ciò che di buono o letale accadrà, ma farlo sembrare anche minimamente plausibile è quanto di più difficile possa essere mai stato scritto. Nel suo tentativo, però, M. P. Shiel ci ha regalato uno dei romanzi più eleganti, profondi e visionari del suo genere: La nube purpurea

Reduce da una missione esplorativa, il cui fine ultimo era quello di riuscire là dove molte altre spedizioni avevano fallito, raggiungere il Polo Nord, Adam Jeffson, giovane promettente medico inglese, mai avrebbe potuto immaginare un ritorno alle terre abitate tanto drammatico: uno strano vapore dal colore purpureo, che già aveva avuto modo di intravedere durante il suo viaggio, sembrerebbe aver cancellato dall’intero pianeta Terra tutta la razza umana e molte delle altre creature viventi, eccezion fatta per Adam stesso. Come destinato a sorreggere unicamente sulle proprie spalle il peso delle storie di ogni essere umano vissuto fino a quel momento, Adam si ritrova così a vagare per interi continenti senza un vero e proprio scopo apparente, in balia del moto ondoso e pericoloso dei propri pensieri. Si può davvero resistere alla follia della solitudine? 

Pubblicato per la prima volta nel 1901, e solo una ventina di anni più tardi in Italia, de La nube purpurea colpisce, soprattutto, la sua disarmante attualità. Per nulla schiacciato dalla sua longevità, infatti, il romanzo pone al centro della sua narrazione l’uomo nella sua concezione più spirituale e filosofica possibile, nell’intento di delinearne un profilo veritiero e quindi libero da qualsivoglia influenza capace di ammorbidirne i caratteri negativi. Aspirazioni, desideri, debolezze, fierezze, presunzioni ed abilità trovano al suo interno quella parità di trattamento che difficilmente si riesce a riscontrare altrove, dove spesso è l’ideale dell’uomo giusto a prevalere, sottolineando come Shiel si sia dimostrato essere un autore già all’epoca proiettato in un futuro, il suo, forse utopico. L’immagine che emerge del genere umano è quella di una specie accecata dalla bramosia di potere, fama e conoscenza, forte a tal punto da generare in ogni singolo individuo quella contraddizione che fin dall’alba dei tempi lo contraddistingue proprio in quanto essere umano, in contrapposizione netta con una serie di caratteristiche che tutti vorrebbero, invece, avere: uno spiccato senso di giustizia, una bontà innata, un evidente altruismo o una notevole capacità in quasi ogni campo del fare e del sapere. In breve dunque, è un’umanità fallibile quella che l’autore britannico vuole in qualche modo elogiare, mettendola di fronte ad una possibilità di riscatto e di rinascita che solo attraverso la propria presa di coscienza, con tutto ciò che ne comporta, può compiersi.

La nube purpurea mette, così, il lettore di fronte ad un vero e proprio viaggio fisico e metaforico, rendendosi capace in poco più di trecento serrate pagine di intrecciare i due mondi e di affrontare tematiche dotate di una sensibilità senza pari. Attraverso l’esplorazione reale del Pianeta da parte del protagonista, che lo metterà in contatto con culture particolarmente divergenti tra loro e dalle quali lui stesso proverà ad assorbire qualcosa, Matthew Phipps Shiel si sofferma ad indagare diversi temi di straordinaria universalità trasformando la sua opera in una sorta di saggio in grado di andare ben oltre qualsiasi tipo di etichetta: dalla banalità del bene all’essenza liberatoria del male, dalla collera alla sottomissione, dalla sensazione di onnipotenza alla completa soggezione ad un soverchiante sentimento, dalla vanagloria alla necessità quasi primitiva del sapere, fino ad arrivare al secolare conflitto che vede contrapposti razionalità e spiritualismo, tutto viene suddiviso in maniera apparentemente semplicista in Bianco e Nero rivelando, però, una capacità argomentativa superba e sorprendente.

Sebbene, infine, per buona parte del romanzo Shiel si sia orientato verso una narrazione di carattere maggiormente descrittivo, richiesto e dovuto dalle circostanze stesse del racconto e capace comunque di dare risalto all’intensità delle atmosfere cupe e a tratti soffocanti che lo contraddistinguono, la lettura de La nube purpurea procede ad un ritmo per lo più incalzante, frenata solo in rarissimi casi da un senso di pesantezza donato dall’immobilità delle scene, che nel loro complesso ricoprono però un lasso temporale particolarmente ampio.

In definitiva, quella di Matthew Phipps Shiel si è rivelata essere un’opera innovativa, coraggiosa ed appassionante nonché un piccolo scrigno di tesori rimasti per troppo tempo celati nell’ombra: La nube purpurea è, ad oggi, uno dei migliori last man novel esistenti.

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