Recensione: Una brava bambina di Seo Mi-Ae
UNA BRAVA BAMBINA.
UNA BRAVA BAMBINA
di Seo Mi-Ae
Prezzo: € 19,00 | Ebook: €
Pagine: 324| Genere: Thriller
Editore: Giunti | Data di pubblicazione: 18 Marzo 2020
TRAMA
Una vera scena del crimine mostra la crudeltà dell’essere umano molto più di qualsiasi film dell’orrore. Questo insegna Seonkyeong agli studenti del suo corso di criminologia. Ma anche se tutti la chiamano Clarice, come la protagonista del 'Silenzio degli innocenti', la giovane professoressa è appena all’inizio della sua carriera e nessuno si spiega come mai uno dei più temibili serial killer della nazione, Yi Byeongdo, soprannominato il David per il suo volto angelico, abbia deciso di parlare proprio con lei. Ha ucciso tredici donne ma non ha mai voluto rivelare dove ne ha nascosto i corpi e ora è nel braccio della morte in attesa della pena capitale. Per Seonkyeong l’inattesa notizia arriva in un momento già difficile della sua vita privata: la figlia del marito si trasferisce a vivere con loro dopo essere scampata a un incendio in cui ha perso i nonni. Da un giorno all’altro un pericoloso killer e una bambina spaventata sono entrati prepotentemente nella sua vita e richiedono tutta la sua attenzione. Mentre Seonkyeong cerca di trovare accesso alla psiche malata di Yi Byeongdo, la piccola Hayeong si rivela una bambina schiva e silenziosa, morbosamente attaccata al padre e al suo vecchio orsetto di peluche, capace di reazioni inaspettatamente violente. Se è vero che tutti i serial killer hanno avuto una infanzia difficile, quali sono le vere radici dei comportamenti criminali? Possibile che gli occhi di un terribile serial killer e di una indifesa bambina nascondano la stessa oscurità? Una storia potente, inquietante e avvincente che rimarrà con voi a lungo, perché, come diceva Einstein, «l’ultima frontiera dell’umanità non è l’universo, ma la mente umana».
IL MIO PENSIERO SUL LIBRO.
Noi umani siamo sostanzialmente esseri abitudinari: che la si costruisca con consapevolezza oppure no, è nella routine che ci circonda tutti i giorni che ogni cellula del nostro corpo trova conforto, dalla sveglia impellente della mattina fino all’agognato riposo della tarda sera, attraverso orari di lavoro più o meno stabili e ritagli di tempo impiegati all’incirca nello stesso identico modo, in un ciclo continuo di paradossale rinnovo. In questo contesto, quindi, riscontriamo in qualsiasi tipo di cambiamento, piccolo o grande che sia, una sfida, una sorta di provocazione diretta a minare l’oasi di tranquillità apparente all’interno della quale permettiamo alle nostre membra di crogiolarsi. Molti riescono a cogliere in tale intrusione la possibilità di accrescere le proprie abilità ed ampliare il proprio bagaglio culturale; altri, invece, semplicemente non credono di essere predisposti ad affrontare il mondo al di là dei confini che essi stessi hanno tracciato, intimoriti dal fallimento o da uno spirito di adattamento quasi inesistente. Pochi, però, trovano il coraggio di esporsi, fronteggiando al contempo il mondo circostante, irto di difficoltà, e se stessi. Esattamente come prova a fare Seonkyeong, la criminologa protagonista dell’esordio italiano di Seo Mi-Ae, Una brava bambina, un thriller quasi atipico in grado di ritrovare nell’elemento psicologico il punto focale di una narrazione affascinante, ma non del tutto convincente.
Di Clarice, protagonista de Il silenzio degli innocenti, Seonkyeong ha ereditato la fama, divenendo per i suoi studenti una sorta di leggenda: addestrata dall’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI, la giovane criminologa è appena riuscita ad avviare la sua carriera, cominciando a muovere i primi passi in un ambiente tanto complicato quanto stimolante, eppure nessuno è in grado di spiegarsi come mai uno dei serial killer più efferati e temibili della Nazione abbia scelto di rivelare unicamente a lei i suoi segreti. Yi Byeongdo ha ucciso tredici donne, di nessuna di esse ha mai reso possibile il ritrovamento del corpo e si sospetta abbia commesso molti più crimini di quelli accertati: condannato alla pena capitale, sembrerebbe aver ritrovato in Seonkyeong l’unico degno confessore. Per la donna, però, le sorprese non sono finite: sopravvissuta ad un incendio in cui ha perso i nonni materni, la figlia undicenne del marito irrompe nelle loro vite, sconvolgendo le tranquillità e le abitudini a cui si erano, nel tempo, affidati. Tormentata da un vissuto spinoso, la bambina mostra un temperamento problematico, instabile, a tratti prepotente e capace di oscuri risvolti violenti: la psiche umana presenta formidabili complessità, ma possono le stesse tenebre calare su due soggetti così apparentemente diversi?
Interrogativo certamente ambizioso, quello che pone Seo Mi-Ae ai suoi lettori, che implica per sua stessa natura uno studio dell’umanità, sia verso i singoli individui che nella sua più grande generalità, particolarmente dispendioso in termini di tempo ed energie, ma che l’autrice è riuscita a ben padroneggiare ricostruendo all’interno del romanzo un filo conduttore non banale nonostante tutte le sue complessità. Una brava bambina si presenta, infatti, come un thriller atipico nella sua formazione, sebbene il solo capitolo iniziale possa far pensare il contrario: saranno due le indagini che si svilupperanno nel corso della narrazione, prevalendo continuamente l’una sull’altra per enfasi e curiosità, lasciando però ai margini quell’inconfondibile dinamicità del ritmo propria del genere, favorendo così un aspetto psicologico particolarmente marcato ed uno stato tensivo accentuato proprio dall’angosciante calma espositiva. Se questo da una parte permette un’analisi molto più accurata di alcuni dei caratteri più rappresentativi dei protagonisti, che si dimostrano abbastanza completi nelle loro fondamentali sfaccettature, dall’altra incide immancabilmente sull’armonia della lettura, che si solleverà solo una volta raggiunta la quarta ed ultima parte del racconto, là dove ritroverà una grinta sorprendente.
Mediante diversi espedienti narrativi, come l’introduzione di intermezzi narrati da una voce a cui presto si riuscirà ad associare un volto, l’autrice coreana riesce, poi, ad affrontare una serie di tematiche riconducibili tutte ad un medesimo macro argomento: la famiglia. Vista dalle sue più diverse conformazioni, essa diviene il perno centrale sul quale si fonda l’intero romanzo, dove se ne individuano naturalezza e criticità, astuzia e candore, apprensioni e serenità e se ne sottolinea, soprattutto, come tutto ciò che viene percepito al suo interno sia sostanzialmente alla base di ogni rapporto sociale. Attraverso di essa adulti e bambini plasmano il loro modo di interagire con il mondo esterno ed è esattamente questo aspetto a girare intorno alle vicende del libro, che si trasforma sempre più in un vero e proprio studio fisiologico e psicologico di una realtà ormai acclarata, senza però avere alcuna presunzione didattica: Una brava bambina nasce e si sviluppa come un thriller e tale rimane dalla prima all’ultima pagina, ma di esso si serve per andare più a fondo in una società che ha, forse, ancora qualcosa da imparare.
Non mancano, infine, neppure piccole, ma penetranti simbologie nel romanzo di Seo Mi-Ae, che sebbene non riescano nell’immediato a richiamare alcuni specifici eventi, si radicano con forza nella mente del lettore che solo alla fine si lascerà andare ad un verso di vero stupore. Una brava bambina non è certo un libro privo di imperfezioni, ma rappresenta per la sua autrice un ottimo esordio italiano.
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