Recensione: Sa Morte Secada - Nicola Verde
SA MORTE SECADA
di Nicola Verde
Pagine: 195 | Genere: Giallo|
Editore: Fratelli Frilli|
Data di pubblicazione: 26 Maggio 2020
Data di pubblicazione: 26 Maggio 2020
Trama
Anni Sessanta. Il maresciallo Carmine Dioguardi, campano, sposato senza figli, viene mandato in servizio a Bonela, centro agro-pastorale di una Sardegna in piena trasformazione economica dove il nuovo, vale a dire la costruzione di una fabbrica, deve trovare il modo di convivere con una civiltà risalente ai nuraghi e che talvolta risente ancora dell’influsso di riti arcaici e panteistiche credenze. Il corpo del piccolo Cosimo ucciso a colpi di pietra, spolpato dagli animali selvatici e fatto ritrovare a Fardighei, dove già un tempo era stata lasciata a mo’ di sacrificio al fiume una testa umana, dà il senso di quanto intricate per Dioguardi si presentino le indagini. Cosimo è figlio di Natalia Frau, bella e traviata che si mantiene prostituendosi in città. Il bimbo è affidato a sua sorella Costantina, e un giorno scompare. Cosimo è figlio del peccato se è vero, come si mormora, che suo padre è niente meno che preide Bertula, il parroco di Bonela che ama il “latte d’asina”, pratica l’usura ed ha tanti nemici che però lo temono. E c’è poi il bandito Farore e c’è l’amore giovanile di Natalia che nasconde un segreto struggente e straziante. Un bel romanzo a più voci questo di Verde, dove alle indagini di Dioguardi si sommano le visioni di Costantina e un mondo tutto da scoprire e decifrare per andare in fondo “finzas a sa morte secada”, cioè fino a tagliare la morte per capire quanto profondo è l’abisso umano.
IL MIO PENSIERO SUL LIBRO
Quando un libro parla dell'entroterra della Sardegna ne vengo immancabilmente catturata.
Sarà perchè, nonostante i miei sforzi, non sono ancora riuscita a visitarla, o tutti i libro che ho letto che parlano di quelle zone mi hanno stregato, ma quando ho visto un giallo Frilli ambientato in Sardegna non ho potuto resistere.
A Bonela, piccolo centro agro-pastorale, viene rapito un bambino di quattro anni.
La zia, Costantina è disperata poichè dice di averlo lasciato a giocare nel giardino di casa mentre lei andava a risolvere una piccola incombenza.
Il Maresciallo Dioguardi indaga, senza però nessuna fortuna finchè non viene ritrovato il piccolo corpicino a Fardighei, un posto che pare venisse usato in passato per dei riti arcaici.
Ed ecco che miti, leggende e ricordi antichi si sommano e si sovrappongono nella mente del Maresciallo fino a portarlo alla soluzione del caso.
Il Maresciallo Carmine Dioguardi è un uomo che ha dovuto ambientarsi in quella terra per lui sconosciuta, chiedendosi spesso il perchè di quel trasferimento che sembra quasi una punizione.
Cerca di svolgere al meglio il suo lavoro, anche se in realtà non ce n'è molto.
Un elemento molto importante della sua vita è la moglie, che riesce sempre a dargli importanti punti di vista e informazioni che lo portano poi ad avere un'ampia visione per mettere insieme tutte le tessere del puzzle.
Ben descritto e caratterizzato, è sicuramente un personaggio che ha ancora molto da dare.
La lettura è godibile, lo stile chiaro, in alcuni momenti evocativo in altri introspettivo.
Buon uso dello show don't tell con dialoghi, anche interiori che riescono a dare una profondità alla storia.
Particolarmente bella l'ambientazione.
Si riesce a respirare l'asprezza di quei luoghi difficili, il particolare modo che le persone hanno di fare finta di nulla nonostante sanno tutto.
E poi l'uso di qualche parola in dialetto riesce a dare quel tocco giusto per far entrare il lettore nella storia .
La trama è suggestiva e originale e riesce a tenere vivo l'interesse del lettore, pagina dopo pagina.
Colpo di scena nel finale che mette al posto giusto tutti i pezzi del puzzle.
Un libro da leggere in vacanza, magari di sera, sorseggiando un bel bicchiere di vino assaporando gustosi formaggi.
Consigliato agli amanti del genere e a coloro che amano storie verosimili.
Commenti
Posta un commento