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Recensione: Gelem Gelem di Carlo Albè

 

GELEM GELEM 


                                                                   di Carlo Albè




Prezzo:
 € 15.00  | Ebook: € - |
Pagine: 244  | Genere: biografia  |
Editore: Auto pubblicazione |
Data di pubblicazione: 5 Ottobre 2020

Trama
Macedone, rom, nomade, profugo (mai riconosciuto). Clandestino, nomade, rom, italiano. L'identikit corrisponde a Musli Alievski, protagonista e io narrante di "Gelem, Gelem", opera settima di Carlo Albè, Scrittore & Contastorie dallo spleen letterario spiccatamente anticonvenzionale. Tema centrale è il viaggio o (per meglio dire), la fuga. Quella della famiglia di Musli lontano dalla natia Skopje, verso un'Italia dove accoglienza e pregiudizio recitano spesso a soggetto. E quella delle migliaia di profughi in marcia lungo la rotta balcanica. A cui "basta questo, rischiare la pelle per avere una nuova possibilità". Punto di contatto la Onlus Stay Human, fondata a Pesaro da Alievski. Le memorie di una vita racchiuse in un quaderno rosso. Non ti resta che aprirlo. E iniziare a leggere.


IL MIO PENSIERO SUL LIBRO

Ho letto questo libro perché mi è stato segnalato da un mio amico virtuale, così ho contattato l'autore chiedendo se gli sarebbe piaciuto avere una recensione dal nostro blog.
La sua risposta è stata positiva e così sono qui a raccontarvi delle mille emozioni che queste 244 pagine mi hanno saputo regalare.
L'ho iniziato a leggere una sera dopo aver addormentato il mio bimbo, trattenendo a stento le risate che le prime pagine mi hanno donato.
Il modo in cui il protagonista Kiril conosce Bruno è originale, ma soprattutto sono originalissimi i dialoghi e le battute scherzose che si scambiano.
Ridevo perché la comicità di  Bruno è semplice e genuina così come è genuino il modo di reagire di Kiril, ovvero rimanendo spiazzato dall'esplosività del nuovo conoscente.
Poi ad un tratto mi sono trovata gli occhi umidi di emozione nel conoscere l'infanzia di Kiril, le difficoltà avute nei primi giorni di scuola, l'essere considerato sempre in maniera sbagliata solo perché appartenente all'etnia Rom.
Ma nel pieno dell'emozione torna nuovamente l'ilarità, le battute di Bruno stemperano il racconto di Kiril, donando al lettore un po' di respiro.
Una lettura che è volata via in una notte perché non riuscivo a staccarmi da questa storia semplice e preziosa.
Ve lo confesso, ho pianto tanto quanto ho riso.
Ho pianto perché è impensabile che ancora esistano campi "di concentramento" per immigrati dove le persone sono costrette a sopravvivere in condizioni estreme.
E' sconvolgente giudicare una persona in maniera negativa solo perché appartenente ad un etnia diversa dalla nostra ed è orrendo pensare di essere nel giusto non accogliendo queste persone e condannandole a una vita di stenti negandogli il sogno di una vita migliore.
Ma queste sono considerazioni mie, perché in realtà nel libro si raccontano i fatti, nudi e crudi, senza fronzoli, senza retorica ne moralismo.
Kiril è un uomo Macedone, immigrato con i suoi genitori in Italia.
Per qualche anno ha vissuto nei campi Rom con la sua famiglia, andando a scuola e creandosi un' istruzione.
Poi, grazie a suo padre e a una legge del tempo, (una delle poche leggi giuste fatte a favore degli immigrati) lui e la sua famiglia sono riusciti a riscattarsi, a trovare un lavoro e una casa dove vivere degnamente.
Ma Kiril non si scorda la sofferenza provata nella sua infanzia e non riesce a stare con le mani in mano quando sente alla tv che, dalla Siria, molte persone in fuga dalla guerra si accalcano ai confini dell'Europa.
Bruno è un ragazzo di Modena, simpatico, spensierato, forse un po' invadente ma pronto a fare nuove esperienze e a toccare con mano una realtà a lui completamente sconosciuta.
Sono due personaggi reali, tridimensionali, pieni di emozione e sentimenti e sono ambedue dei personaggi in crescita.
La lettura è scorrevole, piacevole, lo stile discorsivo ed emozionale, con dialoghi che danno il ritmo alla storia.
Ottimo l' alternarsi dello show don't tell, che riesce a tenere il lettore incollato alle pagine.
Ben descritta l'ambientazione che fa da perfetta cornice alla storia.
Una lettura semplice e intensa, con un sapore dolce amaro che a mio parere dovrebbe essere consigliata come lettura nelle scuole.
Da leggere in tutte le stagioni, gustando una birra fresca e assaporando un bella piada romagnola, riflettendo su quanta fortuna abbiamo ad essere nati dalla parte "giusta" del mondo, perché per dirla con le parole di Kiril:

" Vedere tutte quelle persone, non profughi ma esseri umani prima di tutto, ingabbiate in tende di fortuna, con una mezza speranza di passare il confine ed entrare nell'Europa che conta, beh te lo assicuro, non ti fa dormire la notte."

Consigliatissimo a chiunque abbia voglia di una storia bella, vera, e che fa riflettere.









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