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5 Cose che...: 5 film che hanno vinto (almeno) un Oscar

 

Tra le tante cose che il COVID ci ha costretto a mettere in pausa non figura certo il tempo, che al contrario sembra quasi essersi dilatato fino a raggiungere il limite dell'impossibile. Riempire ogni istante della giornata si è rivelato più difficile del previsto, ma così come i libri sono riusciti a venire in nostro soccorso, anche le pellicole hanno giocato un ruolo non indifferente. E con la cerimonia degli Oscar ormai di nuovo alle porte (quest'anno eccezionalmente prevista tra la notte del 25/26 Aprile) uno degli appuntamenti fissi del venerdì non poteva che riguardare proprio il grande schermo. 

Nel 5 Cose che... di oggi parliamo, infatti, di 5 Film che hanno vinto (almeno) un Oscar.  


1. Green Book. Vincitore dell'Oscar come miglior film, miglior sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista, Green Book è stata la sorpresa del 2019. Diretta da Peter Farrelly, la pellicola racconta la straordinaria amicizia tra un buttafuori italo americano e un talentuoso pianista afroamericano nell'America degli anni sessanta. Com'è facilmente intuibile, al centro della narrazione svetta l'ostica tematica del razzismo, profondamente radicato in quegli anni e pericolosamente attuale ancora oggi. Il titolo prende direttamente origine dal cosiddetto green book, la guida turistica appositamente pensata per gli uomini e le donne di origine afroamericana nel periodo della segregazione razziale in cui venivano loro indicate tutte le strutture disposte ad accoglierli, e senza alcuna retorica costruisce lo specchio di una realtà aberrante. Intenso, profondo ed emozionante, Green Book è un film straordinario che attraverso la giusta dose di ironia si pone di fronte ad un pezzo di storia che con coraggio e determinazione denuncia, facendolo in maniera elegante ed emozionante.

2. Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Candidato agli Oscar nel 2018 e vincitore del premio come miglior attrice protagonista e miglior attore non protagonista, Tre manifesti a Ebbing, Missouri non poteva assolutamente mancare nella mia cinquina. Quello di Martin McDonagh è un film estremamente doloroso, capace di dare vita ad una commedia nera evidenziando la tragicità della disperazione con un umorismo che lascia l'amaro in bocca. Al suo interno si parla di violenza, nella sua forma più crudele, di coraggio, fermezza e di un amore ineguagliabile: quello per i propri figli. Ad un cast eccezionale si affianca, poi, una regia degna di nota che da quei tre manifesti realmente esistiti ha tratto un film estremamente toccante, in cui anche il razzismo ha trovato spazio senza alcuna forzatura.

3. Il caso Spotlight. Diretto da  Tom McCarthy, Il caso Spotlight ha vinto, nel 2016, l'Oscar come miglior film e miglior sceneggiatura originale, sorprendendo la critica grazie ad impianto di scrittura e sceneggiatura impareggiabili. Vera e propria pellicola d'inchiesta, essa narra le vicende realmente accadute e portate allo scoperto dalle indagini del The Boston Globe, quotidiano statunitense con sede a Boston, circa l'arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver nascosto molti casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie. Duro da affrontare e ostico da digerire, il film è uno dei migliori mai prodotti per quel che riguarda il giornalismo d'inchiesta: interessante, fedele ai fatti, studiatamente lento ed efficace nella sua narrazione, è il risultato estremamente intelligente della commistione tra denuncia e informazione. Nonostante la sua lunghezza, Il caso Spotlight riesce a mantenere sempre alta l'attenzione del suo pubblico, colpendo dritto al cuore ogni spettatore.

4. BlacKkKlansman. Vincitore dell'Oscar come miglior sceneggiatura non originale, BlacKkKlansman è il riadattamento cinematografico del libro omonimo scritto da Ron Stallworth, ex poliziotto nonché primo afroamericano ad indossare la divisa a Colorado Springs. Anche in questo caso, il film si concentra sulla problematica razzista, affacciandosi sul passato (nei primi anni settanta) e sulla presenza del Ku Klux Klan negli Stati Uniti d'America. Diretto da Spike Lee, vanta tra le fila del suo cast nomi più e meno conosciuti, ma tutti dotati di capacità attoriali degne di menzione. Serietà ed ironia si fondono sullo schermo in maniera impeccabile, dando vita a un film drammatico e poliziesco dalla forte valenza sociale.

5. Parasite. Primo film sudcoreano ad essere stato candidato agli Oscar, la creazione di Bong Joon-ho ne ha vinti ben quattro: miglior film, miglior film internazionale (premio che per la prima volta nella storia non è stato assegnato a un lungometraggio in lingua inglese), miglior sceneggiatura originale e miglior regista. Parasite racconta la storia della famiglia Kim, ridotta alla sopravvivenza e costretta a vivere con un unico sussidio di disoccupazione all'interno di un sudicio e piccolo seminterrato. Solo per una serie di circostanze il loro stile di vita comincerà a cambiare, ma in una società fortemente classista niente è mai come sembra. Con il chiaro intento di denunciare una realtà fondata unicamente sul benessere economico e sulla costante produttività, Parasite, con le sue atmosfere, ha rivoluzionato la concezione stessa dei film, portando sullo schermo una vicenda apparentemente semplice e senza lodi alcune, ma rivelando una capacità alla regia unica. 


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