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Recensione: Deserto Bianco di Gian Stefano Spoto

 

DESERTO BIANCO 


                                                                   di Gian Stefano Spoto




Prezzo:
 € 18.00   | Ebook: € 8,99 |
Pagine: 198 | Genere: Narrativa Contemporanea |
Editore: Graphofeel |  
Data di pubblicazione:  8 Febbraio 2021

Trama
Può nevicare nel deserto? Assolutamente sì, come possono accadere eventi dolorosi, lievi, tristi, curiosi o drammatici, in un luogo speciale come il Medio Oriente. Le storie che ci racconta Gian Stefano Spoto sono quelle di chi non assurge all’attenzione della grande cronaca e conduce la propria esistenza quotidiana in una guerra infinita.




IL MIO PENSIERO SUL LIBRO

In questo periodo di pandemia purtroppo non possiamo viaggiare, così ho deciso di farlo tramite la lettura di questo libro, che mi ha  catapultato sin dalla prima pagina in un luogo speciale, incrocio di culture diverse e dilaniato da anni da una guerra che sembra non finire mai.
E così mi sono ritrovata a leggere i racconti di persone lontane da me a livello geografico e culturale, ma vicine di emozioni, sentimenti, paure e speranze, persone vere, ognuna con la propria storia e il proprio fardello da portare, raccontate in maniera oggettiva, senza giudizio, con un realismo che non lascia spazio all'interpretazione, ma che regala emozioni.
Così scopro che nel deserto non solo può nevicare, ma è nevicato già varie volte nel terzo millennio, che i conflitti sono all'ordine del giorno e che ci sono madri che non dormono da anni per la paura di essere svegliate da qualcuno che possa portar loro la notizia della morte del figlio che sta al fronte.
Ma ci sono anche storie d'amore che vanno oltre i conflitti, le differenze, la cultura, storie che regalano una speranza, altre che documentano come sia possibile vivere in luogo dove la tensione si taglia col coltello e la pace non è scontata.
Prendere coscienza che ci sono popolazioni che vivono con l'incubo di sentire suonare una sirena d'allarme e che escono di casa con la consapevolezza che potrebbero essere vittime di attentati, fa vedere la nostra realtà con occhi diversi.
Mi sono ritrovata a pensare come potrei vivere io, da madre, una situazione dove la salvezza della mia famiglia dipende da otto metri quadri scavati sotto terra, e un brivido mi ha attraversato la schiena.
Eppure, nonostante tutto, queste persone cercano continuamente di vivere la vita nel modo più normale possibile, magari sperando un giorno di vedere finalmente realizzati i loro sogni e di avere la serenità di abitare nel loro territorio in maniera pacifica.
La lettura è scorrevole e piacevole, lo stile è emozionante, introspettivo, fotografico.
Ben descritta e visibile l'ambientazione, che riesce a trasportare il lettore nei luoghi raccontati dall'autore. 
Si respira l'odore di polvere da sparo misto a quello delle macerie, l'odore di disinfettante e sangue dell'ospedale di Gerusalemme, il dolce sapore del  del narghilè fumato in coppia, ma si riescono a scorgere  anche bellissimi scorci di un paese antico, i giochi allegri e innocenti dei bambini, l'abbigliamento particolare che classifica le persone a seconda del proprio  credo religioso.
Un mondo diverso dal nostro eppure così vicino, affascinante e antico, pieno di tante emozioni e sensazioni.
Un viaggio catartico, una lettura dalla quale non è possibile riemergere senza aver cambiato il nostro punto di vista sulla vita e sul mondo.
Da leggere in un luogo tranquillo, godendo della pace e del silenzio, assaporando i cibi che più ci piacciono con la consapevolezza di essere molto fortunati.
Consigliato a tutti, e soprattutto a chi è attratto da culture e luoghi diversi dal proprio.































Commenti

  1. E' sempre molto interessante scoprire le storie di coloro che vivono ogni giorno mille difficoltà sperimentando una convivenza, tra popoli, sicuramente difficoltoso ma inevitabile. Un saluto :)

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    1. Sì hai ragione... è un libro che mi ha affascinato e acculturato...e anche tanto emozionato

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