RECENSIONE: TAKIWATANGA DI MARINA FORENZA ERRIQUEZ
Prezzo: 12,00 € | Ebook: 6,99 € |
Data di pubblicazione: 28 ottobre 2020
Centomila mamme sparse in tutto il mondo, ognuna con un mazzo di chiavi a disposizione, solo una delle quali può aprire la porta del mondo del proprio figlio che la aspetta paziente sulla soglia.
L’autismo visto dal lato di un genitore che deve affrontare difficoltà, paure e compromessi.
La testimonianza di una mamma, un dono per le altre mamme di figli speciali sparse nel mondo che si trovano a dover scegliere, nel mazzo, la chiave giusta. Un esempio di come si può affrontare la vita senza lasciarsi sopraffare, una guida per orientarsi verso le scelte e i percorsi giusti, da comprendersi attraverso il vissuto che l’autrice ci racconta, sempre nel rispetto delle necessità del figlio, “nel suo tempo e nel suo spazio”.
Narrato in prima persona dall’autrice che racconta
la propria esperienza di madre di un figlio autistico, “Takiwatanga” è uno
sfogo, un diario. Il titolo è un termine maori che significa per l’appunto
“autismo” ma anche “nel suo tempo e nel suo spazio”, una perifrasi che esprime
perfettamente il concetto.
Si parla così tanto di autismo, che troppo spesso crediamo di
conoscerlo. Ma soltanto chi vi ha a che fare da vicino può comprenderne appieno
ombre e sfumature. Ed è per questo che l’autrice si racconta e svela ai lettori
con grande lucidità e coraggio il proprio percorso, l’impegno e la fatica
impiegati per raggiungere il mondo di suo figlio, possibile solo con la chiave
giusta. Ma anche “paure, aspettative, delusioni, gioie […], angosce”.
La Erriquez racconta il percorso di crescita bilaterale, in cui quello
che inizialmente viene visto come un “nemico” diventa invece un fenomeno da
studiare e capire, i tentativi e i fallimenti, le gratificazioni per i piccoli
progressi, e lo sconforto per problemi e delusioni, davanti ai quali è
importante non mollare mai, nonostante le difficoltà.
Non tace la paura del “dopo-di-noi”, comune a tutti i genitori di figli
affetti da patologie che li rendono non autosufficienti, la paura di quel futuro
che li priverà del supporto genitoriale e il tormento e l’angoscia che questa
incognita provoca.
Il libro è corredato di numerose immagini: fotografie personali oppure tratte
da manuali o da progetti.
Peccato per i refusi e per qualche utilizzo un po’ “pasticciato” dei
tempi verbali.
L’autrice aveva una vita professionale ricca e intensa, ma il figlio e
le sue necessità hanno occupato sempre il primo posto, richiedendole sacrifici
e rinunce.
Il libro, però, non è un manuale, né ha la presunzione di esserlo: più
che la patologia infatti, la condizione, le caratteristiche del soggetto
autistico, anche dal punto di vista gestionale, è un po' egocentrico: parla di
SÉ, delle SUE emozioni, delle SUE difficoltà, delle SUE battaglie, mettendosi
al centro della storia. Il figlio, in realtà, anche se focale e legato a lei a
filo doppio, resta un po’ ai margini, il tramite per la sua centralità di madre
che lotta per limare la disabilità. Forse Tony meritava un po’ di spazio in più
nella storia, mentre la forte personalità materna riempie tutto lo spazio.
Ciononostante, è comunque un libro intenso ed emozionante, grazie anche
allo stile pulito e diretto, senza troppi fronzoli narrativi e trasmette
direttamente al cuore tutto l’amore di una mamma per il proprio figlio.
“Mio figlio viveva il suo mondo a modo suo nel nostro”.
Ringrazio Mursia per la copia cartacea del libro.
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