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Recensione [Fumetti/Graphic Novel]: L'acchiapparane di Jeff Lemire

L'ACCHIAPPARANE.


L'ACCHIAPPARANE
di Jeff Lemire

Prezzo: € 16,00 | Ebook: € 8,99
Pagine: 112 | Genere: Sei già stato in questo posto
Editore: BAO Publishing| Data di pubblicazione:  5 Agosto 2021

TRAMA
Jeff Lemire torna a raccontare da autore completo con una storia in bianco e nero, con improvvisi sprazzi di colore, in cui un uomo misterioso si risveglia in un hotel, senza memoria di come ci sia arrivato, e deve scappare da misteriosi agenti-rana, aiutato da un ragazzino che sembra sapere molto più di quel che dice. Una storia che si fa via via più concreta, e che con delicatezza tocca uno dei temi più dolorosi che esistano in narrativa (e nella vita): quello della paura di morire, nell’imminenza della propria fine. Una prova d’autore magistrale.

IL MIO PENSIERO.

Vengono definite NDE, near death experiences, esperienze premorte, le sensazioni di chi si trova temporaneamente bloccato nel limbo che separa la vita da ciò che vi è al di là di essa. Riferibile per lo più al campo del misticismo religioso, il fenomeno assume di volta in volta significati e manifestazioni differenti: dall’iconica luce bianca in fondo al tunnel alla visione di entità e paesaggi ultraterreni, dal riabbracciare parenti e amici fino al rivedere se stessi e le proprie azioni soprattutto attraverso gli occhi e le percezioni degli altri. Ma non è tutto qui. Come per molti altri misteriosi accadimenti, in grado di lambire l’inintelligibile, la scienza prova (e riesce) a darne una precisa spiegazione: gli episodi sembrerebbero, infatti, associabili a delle vere e proprie esperienze psicologiche rare e profonde, capaci di infondere un senso di pace e serenità in chi li sta affrontando. 

Tra esse non così fortemente incompatibili, entrambe queste visioni della questione sono divenute parte integrante della letteratura e del cinema mondiali e testimoni ne sono nomi dal calibro di Ernest Hemingway, Lev Tolstoj e Victor Hugo da una parte e Peter Jackson e Clint Eastwood dall’altra. Ma nemmeno il fumetto, ormai sempre più protagonista dei nostri scaffali, si sottrae all’onere di raccontare attraverso la fusione di immagini e parole un momento tanto intimo, complesso ed enigmatico come questo. 

Con grazia e maestria, uno dei fumettisti contemporanei più prolifici e completi, Jeff Lemire, cimentandosi ancora una volta sia nella sceneggiatura sia nel comparto grafico, e quindi nelle vesti di autore unico, affronta i delicati temi della vita, della morte e del cammino che separa l’una dall’altra ne L’acchiapparane, un graphic novel quasi del tutto privo di dialoghi che ne mette fortemente in evidenza le capacità comunicative ed emozionali

Un bambino intento a catturare, per gioco, le rane. Un uomo risvegliatosi senza memoria in una stanza d’albergo di cui non ha alcuna conoscenza. Una chiave, quella della stanza 309, alla cui porta giace uno stesso anfibio trafitto da un lungo chiodo, e un imperativo: non utilizzarla mai, non svelare, soprattutto a se stessi, cosa vi si nasconde all’interno. Aiutato dal medesimo ragazzino, che sembrerebbe avere chiara la meta da raggiungere, l’uomo si ritrova protagonista di una guerra senza tempo, dove per avere salva la vita occorre fuggire dalle grinfie dei misteriosi agenti-rana che danno loro la caccia. Qual è il vero significato che si cela dietro ogni figura incontrata? È tutto reale oppure ci si muove sui leggeri confini di una metafora molto più profonda e penetrante di quanto si possa pensare? 

A tratti criptica, fortemente onirica e surreale, la narrazione de L’acchiapparane, forse più di altre o comunque al loro pari, racchiude in sé l’essenza più vivida dell’autore canadese: scevro da qualsiasi tipo di inutile artificio, infatti, il fumetto si rivela essere fin da subito un vero e proprio approfondimento psicologico dell’essere umano. Attraverso la forma più cara a Lemire, quella del character driven, secondo la quale scrittori e disegnatori nell’atto di raccontare qualcosa si focalizzano maggiormente sui personaggi, sui rapporti tra di essi e sui conflitti che li attanagliano piuttosto che sulla storia e sul suo svolgimento (plot driven), la paura della morte viene esorcizzata con il ricordo di ciò che si è stati in vita. 

Le azioni compiute, le persone incontrate, i valori perduti e ritrovati, le priorità prima assecondate e poi abbandonate, i pensieri abbracciati, i desideri e i rimpianti anelati e rifuggiti scorrono, allora, davanti agli occhi di un uomo che alla vita non ha più nulla da chiedere, se non il proprio perdono. Percorso per eccellenza irto di insidie e pericoli che Jeff Lemire non fa compiere in solitaria al suo protagonista: al suo fianco, infatti, prende il ruolo di guida quello stesso bambino che con la disinvoltura tipica della sua età riconosce nelle rane dei compagni di gioco leali ed elettrizzanti, definendo così la simbologia tagliente, drammatica e commovente dell’opera. 

La giovinezza e la vecchiaia si pongono l’una di fronte all’altra ne L’acchiapparane, dando vita ad un dialogo per lo più silenzioso, in cui alle parole si sostituiscono sguardi e sensazioni, che diviene il corpo centrale del fumetto. Due generazioni a confronto, nel cui mezzo si inserisce anche l’età adulta, che trovano inaspettatamente forza e conforto nella reciproca presenza e che insieme compiono un viaggio dal sentore surreale dove la spontaneità della prima si contrappone al senso di perdita ed impotenza della seconda lasciando così Lemire libero di esprimere appieno se stesso, anche attraverso il suo tratto più caratteristico. 

La ricerca della pace interiore e la corsa verso la volontà di rimediare al proprio presunto fallimento ben si sposano, infatti, con il disegno nervoso, frenetico e affilato del pluripremiato fumettista, che riesce a far trasparire intimamente la disperata urgenza di un uomo comune di svelare il vero significato della vita e soprattutto di porre rimedio agli errori commessi. Non a caso tutto ruota intorno alla rana: già presente nel titolo, l’anfibio in simbologia è emblema di saggezza e purificazione e nella narrazione di Lemire ne diviene quasi il coprotagonista, mostrando ancora una volta lo studio accurato e approfondito che ogni storia necessita per arrivare al cuore di ciascun lettore. Tutto, infine, trova compimento nella scelta stilistica dell'autore di relegare il colore unicamente a qualche tavola, quelle rivelatorie, lasciando che siano il bianco e il nero, insieme alle diverse tonalità di grigio, a far parlare il fumetto e l’atmosfera inebriante e rarefatta che la commistione di tutti questi elementi finisce inevitabilmente per creare. 

Un’ulteriore prova d’autore quella che Jeff Lemire ci regala con L’acchiapparane, un volume fortemente intimistico che prendere per mano il lettore e lo accompagna, passo dopo passo, tra le pagine di una vita qualsiasi resa, però, speciale proprio dalla sua capacità di essere umana.



Commenti

  1. Dopo aver letto la recensione non vedo l’ora di acquistarlo! Riesci a far appassionare con le giuste parole ogni opera che recensisci ,la migliore !

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