RECENSIONE: SONO IO L'ASSASSINO DI AMY SUITER CLARKE
Data di pubblicazione: 21 ottobre 2021
Minnesota, 2020.
“Il corso della giustizia” è
un podcast di successo realizzato e condotto da Elle Castillo che ha
abbandonato il ruolo di assistente sociale per occuparsi di crimini irrisolti
come investigatrice indipendente. Dopo quattro fortunate stagioni, decide di
dedicare la quinta all’assassino che da sempre esercita su di lei un’insana
attrattiva: il Countdown Killer, un omicida che vent’anni prima uccideva
ragazze e bambine, rapendole a gruppi di tre a tre giorni di distanza l’una
dall’altra e facendone trovare il cadavere in bella vista dopo sette giorni
dalla sparizione. Ogni vittima un anno in meno della precedente, fino
all’ultima, un’undicenne, per poi interrompersi senza essere mai identificato.
Nel corso degli anni l’interesse per il CK che i più credono morto
suicida in un incendio è sfumato, finché dopo i primi episodi del podcast una
ragazzina che rientra nelle caratteristiche delle vittime del Killer viene
rapita. Elle sta seguendo una pista messa in moto da un ascoltatore poi trovato
ucciso.
Coincidenze? Oppure il Countdown Killer si è rimesso in moto risvegliato dal programma?
Mi preme come prima cosa sottolineare
l’efficacia dell’espediente narrativo che alterna la narrazione alla
trascrizione delle puntate del podcast: l’idea è davvero buona, molto furba,
perché se da un lato rallenta un po’ la narrazione, dall’altro contribuisce ai
cambi di ritmo e lo rende dinamico, oltre a dilatare la suspense, anche se in
alcuni punti si lascia forse prendere un po’ la mano (poteva sfoltire
tranquillamente qualche pagina). La narrazione, quindi, passa anche attraverso
il podcast e assimila il lettore all’ascoltatore del programma: entrambi apprendiamo
le informazioni e i progressi nello stesso modo, diventando partecipi delle
indagini e fremendo nell’attesa della prossima puntata.
Tuttavia, inizialmente non sono in
ordine cronologico tra loro, ma le due parti procedono ognuna per sé su due
binari di poco distanti, ma comunque indipendenti e necessitano di concentrazione
per separare le due esposizioni. I capitoli narrativi inoltre, sono
irregolarmente e alternatamente dedicati a un singolo personaggio, e si
concentrano pertanto sulle sue emozioni e sul suo punto di vista, dando così
profondità e spessore ai personaggi stessi. Vi sono anche brani scritti in
corsivo che vanno a raccontare episodi del passato, ricordi, pensieri rievocati,
flash-back del killer… Insomma, forse un po’ troppa carne al fuoco, come si
suol dire.
Per certi aspetti, poi, è poco realistico: Elle indaga da sola coi mezzi limitati che può disporre un privato cittadino e riesce comunque a risolvere dei casi che la polizia non è stata in grado di sciogliere, poi nonostante si trovi di fronte a un cadavere non sembra affatto scossa, oppure il marito – Medico Legale – accetta di parlare dei casi in trasmissione, ignorando il segreto professionale, … Insomma, qualche piccolo dettaglio che può essere curato, ma che le perdoniamo non solo perché si tratta del romanzo d’esordio, ma soprattutto perché la storia è intensa e vibrante e i temi corollari trattati sono di grande spessore: senso di inadeguatezza e frustrazione, abbandono, violenza fisica e psicologica, dolore, perdita, non sentirsi amati, decisioni sbagliate, sottomissione, traumi infantili, religione come alibi, infanzia rubata, fanatismo religioso… Temi scottanti che portano con sé riflessioni profonde e intime.
Elle è un personaggio complesso e articolato, che si rivela pagina dopo pagina. I suoi fantasmi incombono misteriosi e minacciosi e si scoprono soltanto alla fine, contribuendo ad arricchire di pathos la storia. Anche l’assassino è ben caratterizzato, e piano piano si riesce a penetrare nella sua mente dove il dolore è palpabile, denso: nulla può giustificare tale ondata di violenza, ma gli abusi psicologici e i traumi infantili su un substrato psicologico predisposto possono causare danni irreparabili che si ripercuotono a diversi livelli e l’autrice sembra conoscere bene l’argomento.
"Il lutto può essere come il dolore cronico: così acuto all'inizio, diventa parte di te finché non dimentichi com'era vivere senza. Quando il dolore è una presenza costante per anni e anni, sembra eccessivo continuare a versare lacrime"
Un romanzo avvincente e incalzante, che cattura il lettore dall’inizio alla fine, nonostante un pizzico di prevedibilità, ma abbastanza ben celata.
Difficile immaginare un sequel, ma spero che Amy Suiter Clarke ci regalerà presto una nuova storia, coinvolgente e intrigante come questa.
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