[BLOG TOUR]: VOLEVAMO PRENDERE IL CIELO DI FEDERICA BOSCO
Data di pubblicazione: 19 settembre 2023
Cari Lettori,
è giunto il
mio turno di parlarvi del romanzo, per l’ultima tappa di questo Blog Tour
davvero emozionante.
Quando ho
visto la mole del libro ho avuto un attimo di preoccupazione, temevo di non
riuscire a finirlo in tempo, invece l’ho letto in quattro giorni. Non riuscivo
a staccarmene!
Ma andiamo
con ordine.
Chi conosce
già l’autrice, riconoscerà la sua ironia e il suo stile divertente e spassoso:
ma c’è ben altro, in queste pagine. Ci sono temi profondi trattati con garbo e
delicatezza: dolore, rimpianti, scelte, sofferenza e libertà. Ma anche umiliazione,
molestie e abusi, giudizio e pregiudizio di una mentalità chiusa, ristretta,
retrograda e il potere di denaro e ricchezza. Tratta l’adolescenza e la sua
fatica di crescere, col delicato passaggio dall’infanzia all’età adulta. L’amicizia
e quell’amore totalizzante e sopra ogni cosa, che dura, nonostante gli ostacoli
e il tempo. Ma non solo: l’amore declinato in diverse forme, tutte bellissime e
pure, genitoriale, figliale, coniugale, di amici…
E se è vero
che il primo amore non si scorda mai, beh, qui ne abbiamo un bell’esempio.
Il romanzo
racconta anche il peso dei sensi di colpa, o il coraggio di rialzarsi per affrontare
problemi e avversità a testa alta e affrancarsi combattendo per ciò in cui si
crede. La Bosco rimarca la differenza di classe, la differenza inevitabile ed
evidente tra ricchi e poveri, la diversità sociale che per tanti versi è ancora
difficile da colmare.
“L’aura di
rispetto emanata da un ricco è un qualcosa di inspiegabile, che viene percepita
a livello istintivo”.
Nonostante
i temi si presterebbero, non ci sono banalità o cliché e, anzi, è verosimile talmente
è particolareggiato nelle emozioni, con sentimenti autentici, e non è la classica
“favola rosa”: i protagonisti lottano, sgomitano, faticano. Federica Bosco è
molto abile nel raccontare sentimenti ed emozioni e sa renderli reali,
autentici, veri, tanto da farlo sembrare autobiografico, pur non essendolo
(anche se sicuramente c’è molto di lei, della sua adolescenza e dei ruggenti
Anni Novanta in cui è molto facile ritrovare i nostri ricordi e le esperienze
vissute).
Non è solo
il contesto a essere realistico, lo sono anche i dialoghi, ben costruiti,
probabili, realistici.
I personaggi
si fanno amare, sono ben delineati, ben costruiti, dalla personalità profonda e
articolata. Zia Sofia, poi, diventa sinonimo di libertà, emancipazione, idee
nuove, rappresenta il cambiamento contro la repressione o il vecchiume di idee
e pensieri stantii.
“Un figlio
non delude perché ha fatto la sua scelta. Che li fanno a fare i figli se devono
diventare come loro? Non ci sarebbe stata l’evoluzione!”.
Una storia
lunga trent’anni, raccontata da Linda in prima persona in modo più o meno
dettagliato, che cambia velocità in base al momento e alla sua importanza.
Ancora una
volta la Bosco pone l’accento sull’importanza di chiudere col passato rimediando
agli errori, o per lo meno tentando: le scelte si ripercuotono sul futuro,
bisogna accettarne le conseguenze ed essere pronti ad affrontarle. Inoltre, il
male e il bene fatti tornano sempre indietro.
Un
riferimento al COVID appena accennato (inevitabile nel raccontare il periodo
contemporaneo) un po’ superficialmente forse, magari sminuito rispetto alla
portata della pandemia, non che avessimo bisogno di un altro romanzo
sull’argomento, in effetti.
Romanzo
circolare che alla conclusione lascia senso di pace, di compiuto ed è
rilassante, tranquillizzante. Dopo tutte le avversità che succedono, permette
di riposare e trasmette
quiete e serenità.
La vita del
resto è anche questo, non è sempre rose e fiori, le cose brutte accadono, e il
lettore ne è consapevole, ma la sua circolarità lo rende rassicurante. Il
destino non è sempre benevolo e gli imprevisti possono cambiare la nostra traiettoria,
l’importante è non farsi cogliere impreparati ma saper sempre tenere la strada.
“Il dolore
cambia le persone. Le spezza, le deforma, le altera definitivamente”.
È
commovente, ho pianto davvero tanto. Linda racconta ricordi e aneddoti del passato
come se fosse reale, una persona in carne ed ossa che vorrei stringere tra le
braccia come una vecchia amica da cui avrei molto da imparare. E che so già mi
mancherà. Molto.
Era tanto tempo
che non piangevo così (leggi: singhiozzavo!) tanto per un romanzo. Riesce però
a essere anche divertente: un bel mix, tipico della Bosco che sa dosare bene
sentimenti ed emozioni nelle sue storie.
Credo
proprio che Federica Bosco abbia messo a segno un altro centro.
Leggere per
credere!!
“Com’erano fragili i cuori. E brutali le parole”.
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