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Recensione: La fame del kumiho di Gian Luca Oliveri

 


LA FAME DEL KUMIHO



                                                                   di Gian Luca Oliveri



Prezzo: €  | Ebook: € 1,99 / Kindle Unlimited |
Pagine: 167 | Genere: Urban Fantasy MM|
Editore: Self|  Data di pubblicazione: 19 marzo

Trama

MICHELANGELO SERRA NON IMMAGINAVA CHE INNAMORARSI POTESSE COSTARGLI L’ANIMA. 

Al quarto anno di liceo, intrappolato in un’esistenza che lo schiaccia, con un lavoro che lo svuota e una madre che lo guarda con freddezza, incontra Min Kang-Dae: un uomo tanto affascinante quanto oscuro, che sembra conoscere ogni sua debolezza e capace di risvegliare in lui emozioni che non credeva di poter provare. Ma Kang-Dae non è umano. È un kumiho, la volpe a nove code immortale nata nell’antica confuciana Joseon, che si nutre di cuori, di fegati e di ogni vita che riesce a distruggere con l’inganno. Adesso ha messo gli occhi su Michelangelo. In una Roma avvolta dalle ombre, la passione cede il passo alla paura. Ogni incontro lo spinge un po’ più vicino al baratro, ma lo richiama anche con un fascino irresistibile. Fino a che punto sarà disposto a spingersi, pur di non rinunciare all’unico sentimento capace di scuoterlo davvero? E cosa resterà di lui quando l’oscurità avrà reclamato il suo tributo?


IL MIO PENSIERO SUL LIBRO

Da tempo non mi ritrovavo a divorare un libro in poche ore, non mi capitava da tantissimo di appassionarmi tanto a un libro da finirlo in un solo giorno e stavo iniziando a perdere un po' le speranze... Poi è arrivato lui, La fame del kumiho di Gian Luca Olivieri, una storia breve ma intensa, che mi ha emozionato moltissimo e mi ha commossa fino alle lacrime.

Fantasy, sovrannaturale, cultura e tradizione asiatica, riferimenti storici e amore tra due uomini: tutte le cose che mi piacciono e che messe insieme creano un cocktail micidiale per la mia sanità mentale, quindi potete immaginare la mia gioia quando Gian Luca Olivieri mi ha regalato questo volume, solo che io non immaginavo quale perla mi avesse donato!

In questo libro l'autore fa incontrare Oriente e Occidente, qualcuno potrebbe storcere il naso, ma vi assicuro che è un connubio ben riuscito, inoltre la storia si svolge su due archi temporali differenti: una in un lontano passato a Joseon, l'attuale Corea del Sud, l'altro nei giorni nostri a Roma.

Quando ho iniziato a leggere La fame del kumiho non sapevo davvero cosa aspettarmi eppure son bastate poche pagine per appassionarmi alla storia e ai protagonisti, pagina dopo pagina la mia curiosità cresceva a dismisura e arrivare alla fine è stato come passare attraverso un buco temporale: il tempo era volato e io stavo per dire addio a Michelangelo e a Kang-Dae.

Il kumiho o volpe a nove code è una figura mitologica della cultura asiatica, è un demone spietato, che divora il cuore e il fegato delle sue vittime, un assassino efferato, ma il kumiho protagonista del libro è anche un essere sovrannaturale con un animo gentile, che cresce tra gli uomini e impara piano piano cosa sono l'amore, la gentilezza e la bontà d'animo. Purtroppo però la sua anima viene lacerata da un dolore immenso, che lo spinge a soccombere al suo lato più oscuro.

Entrambi i due protagonsiti principali portano dei demoni dentro di sé, entrambi hanno l'anima e il cuore a brabdelli, sono l'uno l'opposto dell'altro, ma si attraggono come calamite, si completano e insieme diventano una cosa sola.

Kang -Dae è il dominatore forte e spietato mentre Michelangelo è fragile, disperato e si lascia dominare, la loro relazione mostra una delle tante facce dell'amore, quella più tossica e malata, un amore disperato, maledetto, un amore che consuma: Michelangelo desidera essere amato, ha una fame incredibile di amore, le sue paure lo rendono schiavo e alla fine si aggrappa a Kang - Dae, un uomo forte e misterioso, che ama con rabbia, in maniera violenta e sadica, anche lui è affamato, ma non sempre riesce a soddisfare la sua fame, un desiderio che è una maledizione...

Pagina dopo pagina l'autore ci mostra il mondo dei due protagonisti, ci racconta del passato di entrambi e ci fa scoprire quali eventi passati li hanno portati a essere ciò che sono ora. Nulla viene trascurato da Gian Luca Olivieri, che con dovizia ci parla dei suoi personaggi, ci trasporta nell'antica Joseon per poi trascinarci di nuovo per le strade di Roma. Sia l'ambientazione sia la caretterizzazione dei personaggi sono a dir poco perfette e ben curate, gli stessi personaggi secondari sono piccoli gioielli di questa storia.

Naturalmente non mancano scene di passione tra i protagonisti, ma devo ammettere che le descrizioni dei loro amplessi sono delicate, per nulla invasive o eccessive, non sono scene caste, ma nemmeno volgari e sono ben contestualizzate, inoltre sono proprio questi momenti di intimità tra i protagonisti a mostrarci la loro vera essenza, rendendoli veri e disperati.

Ho amato La fame del kumiho, mi sono sentita trascinare all'interno del libro, osservatore in disparte di una vita passata e di un presente che porta con sé la disperazione di un tempo lontano. 
Lo stile di Gian Luca Olivieri è pulito, scorrevole e la sua storia è coinvolgente, emozionante e commovente, una storia straziante, ma tristemente vera e il cui finale non potrebbe essere più azzeccato...

Se vi piace il genere o avete voglia di qualcosa di nuovo allora dovete assolutamente leggere questo libro!




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