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Recensione: Black Sakura di Maria Antonietta Capasso

 


BLACK SAKURA



                                                                   di Maria Antonietta Capasso



Prezzo: € 18,72 | Ebook: € 2,69/ KU |
Pagine: 440| Genere: Mafia Romance|
Editore: Self|  Data di pubblicazione: 1 maggio 2021

Trama

“Il sakura è un fiore bellissimo, Haru. Però non dura che pochissimi giorni... la bellezza è fugace ed effimera, così come la vita.” Questo è il mantra che accompagna la vita di Aaron, giovane membro del Kabuto-kai, il più importante e pericoloso sindacato Yakuza a Los Angeles. Un clan mafioso che vuole scalare a ogni costo. Aaron però è un hafu con sangue nipponico e americano nelle vene, e il suo essere "impuro" non è visto di buon occhio nel sindacato. Ma a lui non interessa. Tutto ciò che desidera è distruggere dalle fondamenta proprio quel clan che è stato una famiglia per lui, ma anche ciò che lo ha privato della sua infanzia in una notte di tanti anni fa sotto i rami dei ciliegi in fiore. Petali che si sono tinti di sangue per tutta la sua vita, ma che ritrovano il loro profumo solo grazie alla ventiquattrenne Eva, avvocato probono dagli occhi azzurri, che si insinua nelle crepe del suo cuore. Come nella tecnica del kintsugi, entrambi si troveranno a dover riparare le rispettive cicatrici, ma in un mondo dominato dalla Yakuza non esiste oro che non si colori di rosso.


IL MIO PENSIERO SUL LIBRO


Ammetto che avevo un po’ perso la passione per i romance, ma ultimamente mi sono imbattuta in letture capaci di riaccenderla. Tra queste spicca Black Sakura, un mafia romance intenso e originale, firmato da Maria Antonietta Capasso, autrice self estremamente talentuosa.

La storia ruota attorno ad Aaron – membro della Yakuza, cresciuto tra rifiuto e rabbia – ed Eva, una giovane avvocatessa americana proveniente da una famiglia facoltosa. Due mondi lontanissimi che si incontrano, si scontrano, si attraggono.

Ma Black Sakura non è solo una storia d’amore. È un intreccio di misteri, segreti, violenza e redenzione. Le pagine scorrono rapide, tra colpi di scena, tensione e desiderio. Il ritmo non cala mai, e la narrazione riesce a mantenere alta l’attenzione fino alla fine.

I personaggi sono vivi, ben caratterizzati, credibili. Ognuno ha un ruolo preciso, un passato, delle ferite che rendono le relazioni complesse e affascinanti.

Ho amato in particolare Aaron/Haru: figlio di due culture, metà giapponese e metà americano, è un uomo tormentato, alla costante ricerca di appartenenza, giustizia e vendetta. Il suo dualismo interiore lo rende uno dei personaggi più profondi e struggenti della storia.

Eva, dal canto suo, è una donna che vuole affermarsi con le proprie forze, senza sfruttare il potere o il nome del padre. È determinata, ma anche fragile: un trauma rimosso la opprime in silenzio, come un’ombra che le impedisce di essere davvero felice.

Haru ed Eva si completano, si ricuciono a vicenda. Sono come i frammenti di un vaso spezzato, rimessi insieme con l’oro, nell’antica arte giapponese del kintsugi: le loro ferite diventano parte della loro forza.

Lo stile di Maria Antonietta Capasso è diretto ma raffinato, capace di alternare scene cariche di tensione a momenti di profonda introspezione. La narrazione è ricca di dettagli e arricchita da una rappresentazione realistica e rispettosa della cultura giapponese e del mondo della Yakuza. La simbologia – come quella dei ciliegi in fiore – aggiunge una nota poetica a una storia altrimenti densa di cruda realtà.

Accanto ai momenti più intimi e riflessivi, non mancano scene intensamente erotiche, così come passaggi crudi, violenti, perfino disturbanti – ma sempre funzionali alla trama e mai gratuiti.

Black Sakura è un romance potente e profondo, che va oltre la storia d’amore per scavare nell’identità, nella vendetta, nella lealtà e nella possibilità di rinascita.

Consigliato a chi cerca una lettura appassionante, con un’ambientazione originale, personaggi tormentati e una trama che fonde azione, emozioni forti e tematiche complesse.

Un romanzo che non si legge soltanto: si vive, si soffre, si ama.

Una storia che lascia cicatrici dorate, come quelle del kintsugi.









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