Recensione: Blinding Light (Vol 1 - 2) di Kylen
Trama
In Blinding Light, il silenzio ha un peso. È quello che Eugene si è costruito attorno per anni, chiuso nella fragile sicurezza di una vita fatta solo di scale da salire e scendere tra casa e lavoro. Sociofobico, agorafobico, segnato da traumi che gli hanno tolto molto più della libertà di muoversi. Ma Eugene non si sente prigioniero: ha trovato un suo equilibrio. Sopra la sua testa c’è il cielo, e oltre quel muro c’è il suo segreto.
Poi arriva Feargus: giovane star del web, suona il violino con una tecnica non convenzionale e canta con un’intensità che spacca le note e infrange le regole. Ma dietro la sua espansività, dietro il carisma e la vitalità, si nasconde anche in lui un vuoto. La sua famiglia non lo comprende, non accetta la sua arte, né forse la sua natura più profonda. In fondo, entrambi i protagonisti portano addosso lo stesso peso: l’essere “troppo” o “fuori posto” per chi avrebbe dovuto amarli.
L’incontro tra i due, nonostante l’esuberanza di Feargus, avviene con un ritmo rispettoso, senza mai forzare la trasformazione. Eugene non cambia perché Feargus lo salva; cambia perché qualcosa, in quella luce inattesa, lo mette di fronte a ciò che aveva smesso di desiderare. E quando finalmente si svela il suo segreto – intuibile ma rivelato solo alla fine del primo volume – la storia prende una svolta. Non si tratta solo di un colpo di scena narrativo, ma della chiave emotiva che sblocca la sua evoluzione.
Dopo le incertezze, i conflitti interiori e le prime scintille lasciate nel volume iniziale, Blinding Light ci conduce nel cuore della trasformazione di Eugene e Feargus. La loro relazione non evolve in linea retta, ma segue un percorso autentico, fatto di esitazioni, di piccole conquiste quotidiane e di ostacoli interiori che vengono lentamente affrontati e superati. Tra i due, la musica è un ponte, non una barriera. Eugene si ritrova così dentro il sogno di Feargus, non solo metaforicamente, ma con tutta la sua presenza.
Visivamente, il manga è ben disegnato: i tratti sono sottili e puliti, e il modo in cui la luce è usata nella regia delle vignette ha un peso narrativo preciso… perché sottolinea quella luce rara che esiste solo quando qualcuno ci vede davvero.
Barbara
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