Recensione: Our Sunny Days (Vol. 1-2) di Jeong Seokchan
Trama
Our Sunny Days è un manhwa delicato e struggente, privo di effetti speciali e di colpi di scena spettacolari, ma non per questo meno coinvolgente. La sua forza sta proprio nella semplicità con cui racconta emozioni complesse, senza artifici.
Al centro della storia troviamo Sung Ho, un giovane uomo che scopre, con la delicatezza di una bomba silenziosa, di essere diventato padre. La madre della bambina l’ha lasciata senza nome, senza spiegazioni, senza promesse. Orfano cresciuto senza mai essere stato adottato, Sung Ho decide di lasciare l’esercito e gli Stati Uniti per tornare in una Corea che non è mai stata davvero “casa”: senza famiglia, senza legami, ma con una neonata tra le braccia. Una piccola “Unknown”, ancora senza nome, ma già centro del suo mondo.
La scelta di trasferirsi in campagna è tanto pragmatica quanto simbolica: Sung Ho cerca pace, radici, silenzio. Ma il villaggio che lo accoglie — popolato in gran parte da anziani, curioso e diffidente come solo una piccola comunità può essere — fatica a comprendere l’arrivo di un giovane padre single, straniero persino nella propria patria.
Tra gli abitanti spicca Haebeom, capo villaggio ruvido nei modi ma dal cuore vasto come i campi che circondano le case. Otto anni più grande di Sung Ho, è il tuttofare del paese, una presenza costante per chiunque abbia bisogno. La sua gentilezza silenziosa è un’eredità di sua madre, che gli ha trasmesso la più semplice (e più difficile) delle regole: “il bene che fai ti torna indietro”. E così, quando Sung Ho entra nella sua vita, Haebeom non può fare a meno di tendere la mano… anche se quella mano comincia a tremare quando i gesti diventano affetto, e l’affetto qualcosa di più profondo.
Our Sunny Days esplora con rara sensibilità il tema della famiglia, della genitorialità e della solitudine: quella dei bambini abbandonati, quella dei genitori che abbandonano, quella di chi cerca di costruire da zero un legame che dia significato alla propria esistenza. La narrazione è lenta, pacata, mai forzata: ogni interazione tra i protagonisti ha il peso di un non detto, di una promessa sussurrata. L’atmosfera è intima e quasi diaristica: le giornate scorrono tra il pianto di una neonata, il rumore dei passi nei campi e un cielo che, timidamente, sembra promettere qualcosa di nuovo, come le prime stelle che si accendono al tramonto.
Con i volumi 3 e 4 previsti per il 2026, l’attesa sarà lunga. Ma questa storia ci ha già insegnato che le emozioni più vere non hanno bisogno di fuochi d’artificio: nascono piano, crescono lentamente, e si fanno spazio nel cuore del lettore. È impossibile non affezionarsi a questi personaggi spezzati ma resilienti, che provano a dare un nome non solo a una bambina, ma anche a ciò che sta germogliando tra loro: una casa, una famiglia, forse un amore.
Un manhwa che conquista con la sua delicatezza: intimo, sincero, toccante. Perfetto per chi cerca storie di crescita, amore e appartenenza, raccontate senza eccessi ma con profondità emotiva.
Barbara
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