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Recensione: Un demone in paradiso (Vol. 1) di Naomi Aga

 


UN DEMONE IN PARADISO



                                                                   di Naomi Aga



Prezzo: € 7,90 | Ebook: € --- |
Pagine: 210| Genere: Yaoi BL|
Editore: Magic Press|  Data di pubblicazione: 4 ottobre

Trama

Atsuro Aoki è uno svogliato professore delle superiori, privo di qualsiasi stimolo nel suo lavoro. Dopo aver ricevuto una strigliata da un suo superiore, decide di recarsi in infermeria per chiedere informazioni su uno studente, che nel frattempo aveva iniziato a fare sempre più assenze. Lì fa la conoscenza di Manabu Tengoku, l'infermiere responsabile. Quest'ultimo intuisce subito la natura svogliata e apatica di Aoki, e capisce che l'insegnante fa davvero fatica a relazionarsi con persone come lui. “Sa, professor Aoki... la sto tenendo d'occhio dal momento in cui sono arrivato in questa scuola...” Dopo aver confessato una cosa del genere, riuscirà Tengoku a scalfire l'innocenza di Aoki, attirandolo sempre di più a sé?


IL MIO PENSIERO SUL LIBRO

Ci sono letture che arrivano in silenzio, senza clamore, e ti lasciano incerta su cosa stai leggendo finché, pagina dopo pagina, qualcosa si accende. Un demone in paradiso è proprio così: inizia con toni sommessi, quasi disorientanti, ma pian piano prende forma, rivelando la profondità nascosta dietro a due personaggi che all’apparenza sembrano solo due adulti complicati, e invece portano dentro un mondo intero.

Il protagonista, Aoki, è un giovane professore riservato e introverso. Vive intrappolato nei propri blocchi emotivi, segnato da un’infanzia difficile che lo ha lasciato incapace di rapportarsi serenamente con l’altro sesso e, più in generale, con l’intimità. La sua vita scorre piatta, fino a quando non incontra Tengoku, il medico della scuola: un uomo magnetico, diretto, deciso, capace di leggere Aoki come un libro aperto.

Da quel momento, qualcosa cambia radicalmente. Tengoku non resta un semplice osservatore: fin da subito provoca Aoki, lo mette a disagio, lo punzecchia con parole e gesti che superano la soglia del semplice gioco. C’è un’intimità forzata ma mai del tutto respinta, un dialogo fatto di tensione e attrazione che disarma Aoki più di quanto voglia ammettere.
Il loro rapporto, al secondo incontro, diventa più fisico, più diretto, e quel contatto rompe gli equilibri iniziali. Da lì in avanti, il filo che li unisce si fa più intenso: il manga si muove su un confine sottile tra desiderio e vulnerabilità, raccontando la scoperta del corpo come linguaggio emotivo e del contatto come primo passo verso la comprensione di sé.

Quello che più colpisce è la profondità psicologica dei personaggi. Aoki non è un protagonista facile da comprendere: le sue paure, la sua difficoltà a lasciarsi andare, la sua ricerca di normalità rendono il suo percorso dolorosamente realistico. Tengoku, invece, rappresenta la parte che osa, che provoca, che scuote le certezze.
Tra i due nasce un rapporto complesso, fatto di attrazione, paura e desiderio di comprendersi. Non si tratta di una storia d’amore nel senso tradizionale del termine, ma di un incontro tra due fragilità che si riconoscono e si affrontano.

Sul piano visivo, Kyōko Oyoshikawa offre un tratto pulito, curato e delicato. I volti sono espressivi, gli sguardi parlano da soli e ogni dettaglio è studiato per trasmettere tensione. Le scene più intime — presenti e non censurate — non scadono mai nel gratuito, ma diventano parte integrante della narrazione, rivelando emozioni e potere, vulnerabilità e forza.

Un demone in paradiso è un manga che richiede attenzione più che pazienza. Le prime pagine possono confondere, perché la trama sembra sfuggente, quasi priva di un filo conduttore, ma in realtà tutto è già in movimento — solo che non ce ne accorgiamo subito.
Il ritmo, infatti, è tutt’altro che lento: è febbrile, teso, carico di sottintesi, con scene che si susseguono come scosse improvvise, in un alternarsi di provocazione e introspezione.
Chi sceglie di seguirlo fino in fondo scoprirà una storia intensa, carnale e insieme dolorosamente umana. Non è un titolo leggero né rassicurante, ma proprio per questo colpisce e resta impresso.

Parla di traumi, desiderio, guarigione e accettazione, e lo fa senza idealizzazioni: con la crudezza di chi conosce le ferite e sceglie di guardarle in faccia. È un’opera matura, scritta con sensibilità e accompagnata da un tratto elegante e preciso.
Non per tutti i lettori — alcuni temi e scene possono risultare forti — ma chi ama i racconti psicologici, intensi e imperfettamente veri troverà qui una lettura capace di lasciare il segno.

Consigliato a: chi cerca un Boys’ Love profondo, adulto e pieno di sfumature emotive.
Sconsigliato a: chi preferisce trame leggere o ritmi veloci.








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