Recensione [Anteprima]: Il miglior Natale di Beth Bolden
Trama
Il miglior Natale è una storia che mescola la nostalgia del passato con la fragilità del presente: un romanzo che racconta di ritorni, ferite e riconciliazioni, ma soprattutto di come l’amore – in tutte le sue forme – possa essere la vera casa in cui tornare.
Il protagonista, Jem, è un ex giocatore di football americano la cui carriera è stata bruscamente interrotta da un infortunio e da una profonda crisi personale. Tornare nella sua cittadina natale, Christmas Falls, come Gran Maresciallo onorario del festival natalizio, sembra un compito di circostanza, una parentesi forzata prima di ripartire verso un futuro ancora incerto. Ma il destino, come spesso accade nelle storie migliori, ha altri piani.
In una sera qualunque, in un bar illuminato dalle luci di Natale, Jem incontra un uomo con cui sente una connessione immediata. Solo più tardi scoprirà che non si tratta di uno sconosciuto, ma di Murphy, il suo migliore amico d’infanzia – il ragazzo “strano”, l’artista solitario che un tempo aveva ammirato Jem da lontano, troppo timido per restare al suo fianco quando il successo aveva bussato alla porta dell’altro. Oggi Murphy è un intagliatore di gnomi, figura eccentrica ma profondamente radicata nella comunità, custode di una sensibilità che la cittadina sembra comprendere solo a metà, ma apprezzato per la sua arte anche al di fuori di essa.
Il ritorno di Jem fa riemergere antiche tensioni e sentimenti mai del tutto sopiti. Da un lato c’è la confusione di Jem, diviso tra il desiderio di ritrovare se stesso e il timore di essere giudicato da una comunità che lo considera una sorta di fuggitivo. Dall’altro, c’è la paura di Murphy, che si trova costretto – su richiesta del responsabile del festival, il “Grinch” Griff – a prendersi cura proprio di quell’uomo che ha sempre considerato fuori dalla sua portata.
Il romanzo si muove con delicatezza tra i ricordi del passato e il presente, intrecciando amicizia, amore e senso di appartenenza. Christmas Falls diventa più di un semplice sfondo natalizio: è un microcosmo dove i pettegolezzi, le aspettative e i giudizi riflettono le dinamiche di una squadra di football, dove ognuno deve imparare a giocare per il gruppo, non solo per sé. È proprio attraverso questa metafora sportiva che Jem inizia a comprendere che la vera vittoria non è quella ottenuta sul campo, ma quella che nasce dal sentirsi parte di qualcosa, o di qualcuno.
La relazione tra Jem e Murphy cresce lentamente, tra esitazioni, incomprensioni e momenti di tenerezza che catturano il lettore. Entrambi devono imparare a guardarsi con occhi nuovi, a perdonarsi e a riconoscere che, a volte, il “miglior Natale” non è quello perfetto, ma quello in cui si riesce finalmente a essere sinceri, vulnerabili, autentici.
Barbara








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