Recensione: Il mio adorabile poliziotto. Box (Vol. 1-2-3) di Niyama
Trama
Dopo aver letto Se insisti… ed esserne rimasta piacevolmente colpita, ho deciso di dedicarmi anche ai tre volumi de Il mio adorabile poliziotto, sempre di Niyama. Fin dalle prime pagine si percepisce una netta differenza tra le due serie: Il mio adorabile poliziotto è una delle prime opere dell’autrice e questo si riflette soprattutto nel tratto grafico, meno definito e ancora acerbo. Alcune scene risultano confuse, in particolare quelle più spicy, dove la regia delle vignette non è sempre chiarissima.
La storia è carina e nel complesso ben sviluppata, ma tende a procedere con un ritmo piuttosto uniforme, rischiando a tratti di risultare un po’ monotona. Nei tre volumi Niyama racconta l’evoluzione della relazione tra Shin Nakamoto, un giovane poliziotto di 29 anni, e Seiji Tajima, un ex poliziotto di 39 anni ora proprietario di un piccolo negozio di alimentari. I due si erano incontrati dieci anni prima, quando Shin era un ragazzino ribelle e Seiji un paziente poliziotto di quartiere che lo aveva aiutato a rimettersi in carreggiata. Questo passato condiviso crea tra loro un legame profondo che, volume dopo volume, si trasforma in una relazione romantica sincera e affettuosa.
Il mio adorabile poliziotto rientra nel genere BL (Boys’ Love) con una forte componente slice-of-life: non punta su drammi eclatanti o colpi di scena, ma privilegia la quotidianità della coppia, i piccoli gesti e le difficoltà reali di una relazione adulta. Il tono è dolce, pacato, leggermente malinconico e spesso domestico, ideale per chi cerca una storia BL più matura e meno “teatrale”.
Sul piano artistico si nota un tratto ancora in evoluzione: le espressioni sono riuscite, ma le composizioni più complesse risultano poco leggibili. Chi conosce i lavori successivi di Niyama noterà immediatamente i miglioramenti che l’autrice raggiungerà più avanti, sia nella pulizia del tratto sia nella gestione delle scene intime.
Nonostante alcuni limiti — ritmo uniforme, approfondimento psicologico a volte superficiale e una resa grafica ancora acerba — Il mio adorabile poliziotto rimane una lettura piacevole e tenera. È un’opera che permette di osservare gli esordi di Niyama e di vedere in nuce quei tratti che caratterizzeranno le sue serie più mature.
In definitiva, è un manga semplice ma sincero, ideale per chi ama le storie BL dolci, realistiche e basate sulla quotidianità, e per chi vuole seguire il percorso di crescita artistica dell’autrice.
Il pensiero di Barbara
Il mio adorabile poliziotto è uno di quei manga che, pur partendo da premesse semplici, riesce a costruire una relazione emotivamente ricca, fatta di piccole esitazioni, battute maldestre e un passato condiviso che torna a reclamare attenzione. Al centro della storia ci sono Seiji e Shin, due personaggi che si incastrano come opposti complementari: uno enorme e introverso, l’altro più vecchio e rumorosamente estroverso.
Seiji è un ex poliziotto che ha lasciato la divisa per assumersi il peso del negozio di famiglia, costretto dalle condizioni di salute della madre. È un uomo che ha imparato a convivere con il senso del dovere, e forse anche con una certa misura di rinuncia: l’ironia che usa come scudo è la traccia di un imbarazzo più profondo, di un modo di sentire che fatica a nominare. Dall’altra parte c’è Shin, oggi poliziotto, ieri ragazzino problematico pizzicato troppe volte a fumare di nascosto, con lividi che parlavano più di qualunque confessione. La loro storia nasce lì, in quelle reprimende un po’ goffe e in quella peculiare protezione che Seiji, senza quasi accorgersene, gli ha offerto.
Quello che rende interessante il manga è il modo in cui rimescola il passato: Shin non aveva una famiglia davvero presente, e Seiji, più che una figura di autorità, è diventato un punto di riferimento emotivo. Un’ancora. Ed è proprio verso di lui che Shin orienta il desiderio di “diventare migliore”. Quando lo ritroviamo adulto, è un uomo enorme e gentile, di quelli che spostano l’aria solo entrando in una stanza, che al primo sguardo intimoriscono ma che hanno una bontà che gli si legge addosso. Da sempre innamorato di Seiji, custodisce quel sentimento con una pazienza quasi commovente, mista però a un’energia trattenuta da anni.
La miccia scatta con una frase lanciata da Seiji per scherzo — “dovrei provare con gli uomini” — e un bacio rubato, impulsivo, che rompe un confine rimasto sospeso troppo a lungo. Da qui il manga si muove su un equilibrio intrigante: Seiji ondeggia tra imbarazzo e sarcasmo, come se ogni gesto d’affetto gli bruciasse le mani, mentre Shin lotta, malamente, per contenere l’intensità di un desiderio che finalmente trova un varco. La loro è una “specie di relazione” non perché manchi di intensità, ma perché nasce con la timidezza delle cose che non sono state pensate, solo vissute un passo dopo l’altro.
Il mio adorabile poliziotto mostra come una storia d’amore possa crescere in un terreno imperfetto, tra responsabilità, rimpianti e un passato che pesa, ma senza mai diventare cupa.
Barbara e io concordiamo sul fatto che Il mio adorabile poliziotto è un manga semplice ma sincero, ideale per chi ama i BL dolci e realistici, e per chi vuole osservare la crescita artistica di Niyama fin dai suoi esordi.








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