Recensione: Non baciare il nemico di Rye Cox
Trama
Non baciare il nemico è una di quelle storie che, pur partendo da un presupposto semplice (il ritorno del protagonista nella cittadina d’origine), riesce a scavare con delicatezza nelle pieghe più intime dell’identità, del lutto e dell’amore. È un romance, certo, ma è anche un percorso di guarigione emotiva, un lento riannodare fili che sembravano spezzati.
Remy torna a Christmas Falls solo perché il padre si è fatto male e si sente in obbligo di sostituirlo nella tavola calda di famiglia. Ma il rientro non è solo un viaggio fisico. Dopo la morte della madre, Remy era scappato senza mai voltarsi indietro, incapace di affrontare il dolore e, soprattutto, incapace di affrontare se stesso. New York, il lavoro, la possibilità di una promozione: tutto sembrava più semplice di quel nodo emotivo lasciato irrisolto tra le montagne e le luci natalizie di Christmas Falls.
Ed è qui che ritrova Jett.
Jett, il “nemico” del liceo. Quel ragazzo sempre appiccicato a lui, sempre pronto a punzecchiare, stuzzicare, infastidire. Ma il romanzo ribalta fin da subito questa dinamica: ciò che Remy ricordava come ostilità non era altro che il goffo modo adolescenziale di Jett per avvicinarsi a chi gli piaceva davvero. E questo sentimento, dopo cinque anni, Jett non l’ha mai davvero lasciato andare.
La loro nuova interazione è tenera, cauta e sorprendentemente matura. Jett fa un passo indietro rispetto al passato: niente più provocazioni, niente più assalti diretti. Vuole conoscersi di nuovo, costruire un legame piccolo ma autentico. Frequenta la tavola calda con la scusa di un caffè, si siede, osserva, aspetta. Remy, senza neppure accorgersene, comincia a preoccuparsi per lui, a cercarlo con lo sguardo, a leggergli addosso quella familiarità che credeva di non desiderare.
Remy però è incapace di dare un nome ai sentimenti, fisso nella sua convinzione che innamorarsi significhi esporsi a un dolore insopportabile, come quello che ha travolto il padre dopo la perdita della madre. Inoltre, le etichette (asessuale, demisessuale, bisessuale) diventano un vortice in cui si sente intrappolato. Eppure, la domanda in fondo è assolutamente semplice: alla fine, ciò che importa non è semplicemente vivere l’amore?
Christmas Falls, con il suo tempo lento e le sue persone che si conoscono tutte, diventa una seconda protagonista. È un luogo che cura, non perché magico in senso fantasy, ma perché costringe a guardarsi dentro. Remy, che credeva di essere immune ai legami, riscopre il valore delle radici, della comunità, del sentirsi visti. E accanto a Jett, riscopre soprattutto il valore della vulnerabilità.
Il libro funziona perché non forza i sentimenti: li lascia crescere come i fiocchi di neve della cittadina, piccoli, ostinati, inevitabili. Non parla solo di “nemici che diventano amanti”, ma di due persone che imparano a conoscersi davvero per la prima volta, libere dalle maschere dell’adolescenza e dal peso delle aspettative.
Non baciare il nemico è una storia dolce, lenta, sincera, che parla a chi ha paura di amare, a chi crede di non volere un legame, a chi è convinto che tornare a casa significhi fallire. Invece, come scopre Remy, tornare a casa può significare ritrovarsi. E, forse, essere finalmente pronti ad amare.
Barbara








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