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Recensione [Anteprima]: Urla nel silenzio di Angela Marsons


Prezzo: € 12,00
Pagine: 384
Genere: Thriller
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: 4 Gennaio 2016

Cinque persone si trovano intorno a una fossa. A turno, ognuna di loro è costretta a scavare per dare sepoltura a un cadavere. Ma si tratta di una buca piccola: il corpo non è quello di un adulto. Una vita innocente è stata sacrificata per siglare un oscuro patto di sangue. E il segreto che lega i presenti è destinato a essere sepolto sotto terra. Anni dopo, la direttrice di una scuola viene brutalmente assassinata: è solo il primo di una serie di agghiaccianti delitti che terrorizzano la regione della Black Country, in Inghilterra. Il compito di seguire e fermare questa orribile scia di sangue viene affidato alla detective Kim Stone. Quando però nel corso delle indagini tornano alla luce anche i resti di un altro corpo sepolto molto tempo prima, Kim capisce che le radici del male vanno cercate nel passato e che per fermare il killer una volta per tutte dovrà confrontarsi con i propri demoni personali, che ha tenuto rinchiusi troppo a lungo…

L'autrice ci introduce subito in un ambiente cupo, pieno di nebbia e luci sfocate dove ogni ombra può essere quella dell'assassino. Vite innocenti spezzate troppo presto, un patto di sangue che stravolge per sempre le vite di cinque persone, un segreto sepolto, ma non abbastanza in profondità da non essere svelato.
Il libro inizia con il racconto dell'ultima ora di vita di Teresa Wyatt: Teresa ha la sensazione che di lì a poco morirà, che l'assassino stia venendo a prenderla, ma invece di scappare il più lontano possibile, si versa un bicchiere di vino, riempie la vasca e fa il bagno, rischiando così di morire annegata.
Il racconto prosegue poi con il ritrovamento del corpo della donna da parte della polizia e conseguentemente, le relative indagini capitanate dalla detective Kim Stone, una donna dal carattere non facile, propensa alla rissa, dalla lingua tagliente, innamorata solo della sua motocicletta, ma che, nonostante questo, si trova in particolare sintonia con una sola persona, l'unica con cui va d'accordo, il suo collega, il sergente Bryant, un uomo, al contrario di Kim, diplomatico e simpatico alle persone, cosa che sicuramente aiuta quando si sta svolgendo un indagine per omicidio.
Ben presto, però, l'indagine non sarà più concentrata su un solo omicidio perché i cadaveri sono destinati ad aumentare, ma tutti hanno una caratteristica in comune: i luoghi di ritrovamento degli stessi, infatti, ruotano tutti attorno ad un unico posto in particolare.
Man mano che il racconto prende forma, si incontrano nuovi personaggi, partendo dal capo della polizia che riprende più volte Kim a causa del suo comportamento arrivando al Dott. Daniel Bates, un antropologo forense, passanod per i vari sospetti e testimoni, peccato però che quasi nessuno venga caratterizzato in modo particolare: l'attenzione è focalizzata sempre sulla detective, che diviene così protagonista assoluta del libro, scelta che in realtà non ho apprezzato molto, anche se ritengo che possa appartenere ad una scelta stilistica dell'autrice. Non vi introdurrò, invece, volutamente gli altri personaggi perché trattandosi di un indagine criminale non vorrei rischiare di rovinarvi sorprese e colpi di scena.
Nel complesso l'idea del libro l'ho trovato banale, la super poliziotta arrogante e mascolina che ha tanto intuito e poca diplomazia con il collega gregario ricorda diverse serie tv poliziesche e, purtroppo, perde tanto, la trama stessa ricorda film e telefilm, salvo, però, per il finale, dove il libro ha un guizzo che non mi aspettavo: quando tutto sembra risolto, quando l'assassino è ormai nelle mani della giustizia, pur mancando effettivamente il colpo di scena, poiché ripensando alla lettura gli indizi ci sono sempre stati, si scopre che in realtà il ragionamento non è così lineare come sembrava.
Ho iniziato a leggerlo con mille aspettative e forse questo ha danneggiato la mia valutazione, dopo l'inizio che non ho affatto condiviso, non mi sono mai sentita vicina al racconto, forse l'utilizzo della terza persona non mi ha coinvolta o semplicemente ho trovato la scelta dei personaggi poco credibile e per questo sono arrivata a dire che il libro è banale, ma sono anche una persona che mette in discussione tutto ed ho deciso di mettere in discussione il libro creando uno schema come se anche io fossi un membro della squadra di Kim: in questo modo mi sono ritrovata alla fine del libro davvero in un attimo e ammetto di essere rimasta sorpresa, motivo per il quale credo che lo rileggerò, andandomi a riprendere qualche pezzetto che ho lasciato indietro per rimettere così tutto al proprio posto.



valutazione 5

Commenti

  1. La mia lettura attuale!
    Devo dire che mi sta proprio prendendo :D Non sarà il miglior thriller del mondo, però è scritto bene :)

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