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Books & Babies [Recensione]: Ultima Fermata: Aushwitz di Frediano Sessi



Prezzo: € 9,35
E-book: Non Disponibile
Pagine: 135
Editore: Einaudi ragazzi
Genere: Romanzo Storico
Età: 12 Anni +

Il 10 Maggio 1938 a soli 10 anni Arturo non solo scopre di essere ebreo, ma sente per la prima volta la parola antisemita. Giorno dopo giorno l'Italia fascista inizia ad abbracciare le idee razziali della Germania, vara nuove leggi che porteranno alla rovina degli ebrei, costringendoli a vivere nei ghetti.
La famiglia di Arturo dovrà trasferirsi a Roma e lasciare Bologna, gli amici, la scuola, la casa e iniziare a vivere come reclusi, senza più diritti fino a che il 16 ottobre del 1943 tutto precipiterà...


Ho letto tantissimi libri sulla Seconda Guerra Mondiale, eppure ogni volta l'effetto è sempre lo stesso, forse anche peggio e quel senso di impotenza cresce  senza riuscire a trovare una via d'uscita, facendo aumentare la rabbia e scuotendomi con forza.
Ultima fermata: Aushwitz è una sorta di diario del giovane protagonista, che in maniera semplice ci racconta le sue giornate, ci mostra cosa fa a scuola riportando anche interi pezzi delle lezioni o dei compiti in classe, ma nello stesso tempo ci parla di come giorno dopo giorno anche tra i bambini diventava chiaro che l'Italia si stava preparando alla guerra e che per gli ebrei le cose stavano davvero mettendosi male.
In capitoli brevi che scandiscono il passar del tempo Arturo ci fa fare un viaggio indietro nel tempo, ci racconta di cose banali, divertenti e tipiche della sua età, ma nello stesso tempo ci fa provare la sua inquietudine, ci comunica i suoi dubbi su ciò che potrebbe accadere agli ebrei e ci fa vivere la sua vita, una vita a metà, perché i suoi sogni e le sue speranze sono stati infranti su un convoglio diretto verso Aushwitz ed è inutile girarci intorno, tutti sappiamo cosa è accaduto a quei 1030 ebrei circa che il 16 ottobre 43 furono deportati...
Ho tremato leggendo questo libro, ho sofferto ed ho pianto, perché Sessi descrive Arturo e le persone che incontra con cura, ci fa diventare loro amici, ci fa vivere il primo amore del protagonista, le prime scorribande con l'amico Paolo, l'ebrezza della disobbedienza e la prima sigaretta fumata di nascosto... 
Il diario di Arturo è diviso in due parti: una viene scritta quando lui ha 10 anni, ma poi si interrompe, perché sopraffatto dal dolore di dover abbandonare Bologna, la scuola e di vedere il padre abbandonato dai camerati fascisti. Il racconto riprende 5 anni dopo e ritroviamo un Arturo più grande, ma sempre triste, sempre convinto che alla fine per gli ebrei le cose si metteranno sempre peggio... Ed è qui che fa la sua entrata nella storia Giulia, una ragazza di 14 che studia pianoforte come Arturo e che diventerà la sua fidanzatina.
La bellezza di questo libro sta proprio nel raccontare la normalità della vita, mostrare cosa voleva dire esser bambino e adolescente durante il regime fascista e l'occupazione tedesca, ci mostra un mondo diverso da quello a cui siamo abituati quando leggiamo libri ambientati nello stesso periodo. Arturo non ci racconterà mai di cosa è successo a lui e alla sua famiglia dopo il 16 ottobre 43, lui ci mostra la sua vita normale, quella a cui è stato strappato e in qualche modo questo fa più male del leggere dei campi di concentramento, perché quei ricordi, quelle speranze e quei sogni e progetti per il futuro sono stati spazzati via.
Il libro si conclude con la testimonianza di Giulia, che spiega cosa le è accaduto e soprattutto cosa è accaduto ad Arturo e saranno proprio le sue parole a spezzare in tanti pezzi il cuore del lettore.
Sessi è un artista nel suo campo, un maestro senza eguali e con il suo stile semplice riesce a coinvolgere il lettore, lo ammalia, lo fa diventare parte della storia e nonostante le tante informazioni storiche chi legge non si annoia mai, anzi si appassiona ancora di più.
Il finale si sa è scontato, ma nonostante ciò fa male e arriva al lettore come una pugnalata in pieno petto.
Un libro che tutti i nostri ragazzi dovrebbero leggere, perché come ci ricorda lo stesso Arturo di quel periodo bisogna continuare a parlarne in modo che non si smetta mai di ricordare... e certe cose per quanto possano far male, per quanto siano dure e crudeli dobbiamo tenerle vive, tramandarle ai nostri figli: non si può nascondere la testa sotto la sabbia o girarsi dall'altro lato giustificandosi che certe letture ci fanno piangere, perché evitarle porterà alla loro scomparsa!
Ultima Fermata: Aushwitz è un libro che consiglio a tutti, il regalo perfetto per i nostri bambini, ma adatto anche agli adulti.
Lasciatevi quindi prendere per mano da Arturo e insieme scoprite cosa combinava da bambino a soli 10 anni, scoprite con lui il vero amore e siate pronti a dirgli addio...











Commenti

  1. Lo ordino subito ..la mia bimba grande deve portare all'esame proprio letture del genere..poi ti dirò se le è piaciuto

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  2. Un bel libro per far avvicinare anche i più piccoli ad un momento della storia che non dobbiamo dimenticare!

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    1. È bello perchè alla fine del campo di concentramento non si parla, ma fa vivere gli anni di tensione e paura in cui piano piano l'Italia si preparava a deportare la sua gente...

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  3. Leggendo la recensione mi e salito quel senso di sconforto e dolore, e mi chiedo come sia possibile? innanzitutto la recensione è molto emotiva e quindi complimenti. Ma come tanti libri ambientati in quel periodo già si intuisce il dolore e le povere vite che si sono spente brutalmente. Un libro che dovremmo leggere tutti

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    1. È un libro breve ma intenso, mette i brividi e come hai scritto tu fa domandare come sia stato possibile tutto ciò

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