Recensione: E morì a occhi aperti di Derek Raymond
Prezzo: € 14,00
Ebook: € 4,99
Pagine: 224
Genere: Noir
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: 1 Settembre 2016
Specialmente quando mi approccio ad autori nuovi la prima cosa che vado a leggere sulle copertine sono le informazioni circa gli scrittori stessi e quelle riguardanti Derek Raymond mi hanno colpita particolarmente: annoverato tra i maestri della letteratura Noir, i suoi scritti mi sono apparsi fin dall'inizio molto interessanti. Il genere con cui, in vita, ha deciso di confrontarsi non è affatto semplice e non credo di esagerare nel dire che, fra tutti, al di là del thriller ed al di là del giallo, il Noir è quello più insidioso, ma anche quello più intrigante, e anche questa volta la curiosità ha prevalso uscendone vincitrice: E morì a occhi aperti è un libro eccellente sotto ogni punto di vista, l'autore ha saputo creare un protagonista originale e particolarmente interessante ed una storia intensa e per nulla scontata.
A fare da sfondo alle vicende del Sergente della Delitti Irrisolti è una Londra cupa e oscura che non lascia spazio ad inutili speranze. In una sera di fine marzo il cadavere di uomo, un alcolizzato a cui verrà attribuito il nome di Charles Locksley Staniland, viene ritrovato in un luogo particolarmente isolato della città e appare chiaro fin da subito che non si può trattare di un incidente causale: Staniland è stato brutalmente assassinato, e nonostante le insistenze del Sergente, Bowman, della Sezione Omicidi, non ha alcuna intenzione di occuparsi di un caso tanto ordinario. Sarà quindi compito del Sergente indagare e incastrare l'autore di un crimine così efferato, ma le prove a sua disposizione, dei semplici nastri trovati tra gli effetti personali dell'uomo, sembrano portarlo in nessuna direzione utile. Chi si nasconde dietro il brutale omicidio di Charles? E soprattutto, quali sono i motivi che giustificano un atto tanto crudele? In un'indagine complicata e particolarmente intensa dal punto di vista emotivo conosceremo uno dei protagonisti meglio riusciti della letteratura Noir.
Fin dai primi capitoli il libro di Derek Raymond rivela ai lettori tutta la sua originalità presentando loro un personaggio assolutamente non convenzionale di cui non verrà mai svelato il nome: colui che si occuperà del caso Staniland, infatti, verrà sempre apostrofato come "Sergente", nessuno, neanche lui stesso, fornirà le sue generalità, e questo elemento, al di là dell'indagine in generale, contribuirà a rendere perfettamente quell'alone di mistero che diverrà, presto, la forza stessa del libro e chi instillerà anche nella mente più affilata dubbi e curiosità che permetteranno di approcciarsi alla lettura in modo notevolmente diverso. Anche il più piccolo particolare, i dettagli all'apparenza più insignificanti, diverranno oggetto di un'attenzione morbosa e smisurata e il minimo cambiamento verrà percepito nell'immediato quasi come se dietro una semplice parola o ad un ordinario atto fosse celato il segreto più grande.
La storia presenta un'ottima costruzione e sebbene l'indagine sembra scorrere senza troppi colpi di scena, la lunghezza dei capitoli e l'interesse che il tutto genera rendono la lettura decisamente scorrevole: gli eventi, infatti, si susseguono ad un ritmo cadenzato e molto riflessivo che rappresenta pienamente quello che è il focus generale del libro, i punti di riflessione che è in grado di lasciare non sono per nulla scontati e risulteranno essere sorprendenti soprattutto in relazione ai personaggi che se ne faranno portatori: nella maggior parte dei gialli e dei thriller moderni viene posto l'accento sul detective/agente di polizia protagonista della storia, su colui che si ritroverà suo malgrado a dover indagare su un omicidio e sulle sue motivazioni, in E morì a occhi aperti invece viene riservato molto spazio a quella che è la vittima grazie ad una scelta narrativa innovativa ed intrigante che contribuirà a far accrescere l'interesse ed il mistero che permeano l'intero libro. I capitoli narrati in prima persona dal Sergente si alterneranno ad altri in cui la voce narrante sarà Staniland stesso: le prove che il primo ha tra le mani, infatti, come dicevo prima, consistono in alcuni semplici nastri registrati da Charles stesso e sarà proprio la sua voce a portare la giustizia sulle tracce del suo assassino raccontando del declino della sua vita e della sua voglia di rivincita, del suo altruismo e di quelle speranze che, con gli anni, sono andate via via spegnendosi.
La Londra che l'autore vuole raccontarci, inoltre, diviene anche una sorta di critica sociale che condanna violenze e corruzione, idee malsane radicate all'interno di una società cresciuta con stereotipi razzisti e un degrado, soprattutto nelle condizioni di vita, di cui non importa nulla a nessuno fino a quando non genererà interessi cospicui. Il tutto viene narrato con una naturalezza ed una semplicità disarmanti e questo più di altro è quello che mi ha colpita maggiormente: le doti narrative di Derek Raymond ed il suo stile tagliente, ma incredibilmente affascinante mi hanno conquista in un tempo brevissimo e credetemi, quando farete la conoscenza del Sergente non potrete più sfuggire al suo sguardo.
I capitoli finali sono stati un'autentica rivelazione, il ritmo si è notevolmente intensificato e anche il carattere ansiogeno del libro è venuto allo scoperto chiudendo un cerchio praticamente perfetto. La prima indagine del Sergente ed il primo capitolo della Serie Factory hanno reso indimenticabile un autore di cui, da adesso, vorrò leggere di tutto.
Oddio *_* mi piace moltissimo spero di essere fortunato, la trama mi piace tantissimo, e poi la recensione magnifica *_*
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