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Recensione: Etica di un amore impuro di Alessandro Savona


Prezzo: € 10,00
E-book: Non Disponibile
Pagine: 130
Editore: Leima Edizioni
Genere: Narrativa


Il linguaggio dei sentimenti è il più complesso e al contempo il più semplice tra le espressioni umane. Sebbene talvolta dia l'impressione di sfuggirci di mano, si intreccia intimamente con le fibre stesse dell'esistenza, al punto da riuscire a legare i destini di uomini diversi, in epoche e luoghi distanti. Uomini che dall'amore sono chiamati, ineluttabilmente, a diventare protagonisti di un'unica storia. Così accade a Olivier, trascinato nel turbine del '68 che investe Parigi, e a Marco, che nel 2006 vive i dubbi e i conflitti di ogni giovane studente: due racconti divisi dallo spazio e dal tempo, due esperienze di legami profondi che si riuniscono infine e inaspettatamente al culmine di una narrazione emozionante. Figura cardine di queste due vicende un uomo che, noto al nostro secolo, è certamente meno conosciuto dal punto di vista privato: quel Roland Barthes, semiologo francese, che l'autore qui definisce "intriso di desiderio umano, bramoso d'amore e vittima di un sesso proibito".

"Quali parole si scrivono per raccontare un amore? Per entrare nel sangue di una storia, penetrare il silenzio di due corpi, il grido di una carezza, l'armonia di un'imperfezione?"
Inizia così questo libro ed è questa la frase che mi ha colpita e mi ha spinto a leggerlo, desiderosa di scoprire di più dell'autore di parole così intense e cariche di sentimento.
Etica di un amore impuro è un libretto di 130 pagine, ma non è uno di quei libri che si leggono in poche ore, perché parla di sentimenti, di amori proibiti, di dolore, di lotte, di libertà, di rabbia e di vite gettate... Un libro intenso, scritto con un linguaggio curato: l'autore ha scelto con cura ogni parola, spesso usa termini poco conosciuti e cita autori e fatti che non tutti, soprattutto i lettori più giovani, conoscono.
Il libro inizia con i fatti narrati da Olivier nel 1982, in cui rivanga i giorni del 68 parigini, anno in cui si trasferì nella capitale francese e si unì alla rivoluzione studentesca. Il capitolo dopo ci si ritrova nel 2006 in Italia e a parlare è Marco, giovane studente di architettura di Palermo. 
I continui balzi temporali non aiutano nella lettura, soprattutto trattandosi di un libro di poche pagine, perchè non si fa in tempo ad entrare nel vivo del racconto e di comprederne il senso che ci si ritrova sbattuti nel futuro a leggere di Marco, la cui narrazione rispetto a quella di Olivier è molto più complessa, meno chiara e di difficile comprensione.
Capitolo dopo capitolo si entra un po' di più nella vita dei due protagonisti, Olivier è quello più descrittivo, meglio caratterizzato: un personaggio logorato, autodistruttivo, che insegue l'amore, lo ricerca incessantemente e alla fine lo reinventa, svilendosi e arrivando al punto di metter da parte se stesso, buttandosi via. Marco è rimasta un'incognita fino alla fine, paragonato a Olivier è come un'immagine sbiadita, dai tratti incerti... Marco è il legame tra presente e passato, colui che nascosta nella copertina di un libro trova una lettera, che è il collante tra le due storie.
I toni sono sempre molto cupi, per tutta la lettura ho avuto l'impressione di essere totalmente circondata da oscurità e ombre, oppressa e soffocata, come imprigionata e non è facile che un libro trasmetta in maniera tanto forte una sensazione, che riesca a dare al lettore l'idea precisa dell'animo cupo e malato di uno dei protagonisti. La tristezza di Olivier impregna ogni pagina, influenza tutta la lettura: è una costante, come se il suo spirito aleggiasse sulle pagine...
Purtroppo nonostante le basi ci siano tutte alla fine il libro non mi ha colpita, tutto è raccontato troppo di fretta, vengono fatte troppe citazioni e ahimè non tutti siamo tenuti a sapere chi è Roland Barhes o cosa accadde nel maggio parigino del 68... Il linguaggio elaborato, quasi aulico rallenta la lettura, l'appesantisce ed è vero che ci sono libri che sono scritti con troppa semplicità affinché possano esser letti da tutti, ma non si può nemmeno scrivere usando paroloni poco usati, come a voler mettere una distanza tra autore e lettore.
le storie di Olivier e Marco sono troppo distanti, differenti: l'autore passa dal parlare per citazioni, a scrivere come se si trattasse di un trattato filosofico, con un Olivier che quasi ammazza un poliziotto, che è protagonista di una delle più importanti rivoluzioni degli ultimi 50 anni al raccontare di un ragazzetto studente universitario che non ha fatto nulla di speciale, che si ritrova dopo aver parlato di un grande amore con una compagna a dire che lei lo lascia solo perchè lui va per studi una settimana a Parigi! Una settimana, non una vita e tra l'altro nello stesso periodo in cui lei dice che sarebbe andata in campagna dai suoi, dove il cellulare non prende bene: ecco questo non l'ho capito.. tu vai in campagna con la tua famiglia dove il cellulare non prende, non hai invitato il tuo ragazzo e nemmeno glielo avevi comunicato, poi lui ti dice "ciao per lavoro vado una settimana a Parigi, ma ti scriverò e ci sentiremo ogni giorno" e lo lasci? Ma che senso ha? Ma soprattutto in un libro così pretenzioso da usare un linguaggio per pochi, in cui si parla di un tormentato amore omosessuale perchè mettere questa parentesi, che alla storia non aggiunge nulla?
Verso la fine ho avuto qualche dubbio sul collegamento tra Olivier e la lettera trovata da Marco, facendo due calcoli non mi ritrovo infatti con l'età di un personaggio secondario, che in teoria non dovrebbe esser tale, ma che alla fine resta un puntino disperso tra le pagine.
Alessandro Savona ha sicuramente del potenziale, rispetto a tanti autori esordienti lui sa davvero scrivere e lo si può definire senza dubbio uno scrittore, ma ha ancora molto su cui lavorare, cercando magari di donare più tempo ai suoi personaggi, dandogli maggiore spazio e non dando l'idea di avere i minuti contati che obbligano a non approfondire e a dare solo una vaga idea della bellezza che nasconde la loro storia.
Etica di un amore impuro non è un libro facile, è un libro che parla di sentimenti e che mostra gli orrori dell'animo umani, gli squarci spesso prodotti proprio da quell'amore che tutti inseguiamo, ma parla anche di quanto sia imperfetta la mente umana.








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