Incontro con l'autore... Andrea Marcolongo
Libro: La misura eroica
Autore: Andrea Marcolongo
Editore: Mondadori
Milano, 26 marzo 2018
“Senza preavviso, senza essere annunciato da alcun vento, ci sarà sempre una mare che,
paziente, ti porterà a compiere quel gesto arcaico proprio di ogni essere umano: varcare la soglia e
fare un passo oltre. Anzi, dentro la tua vita. Dentro di te. Arriva, irrimandabile, il viaggio che spinge
gli uomini a salpare”. Così scriveva Apollonio Rodio, il poeta delle Argonautiche.
Andrea Marcolongo, con “La misura eroica”, ripercorre con una lettura moderna il mito della prima
nave ad aver varcato i mari, la Argo, alla ricerca del famoso Vello d’oro. Un viaggio inteso come
metafora della vita già nella sua parte iniziale: la partenza. E’ qui che si stabilisce la “misura eroica”
dei 40 giovani Argonauti perché eroe, per i Greci, era chi sapeva ascoltarsi, scegliere se stesso nel
mondo e accettare la prova richiesta ad ogni essere umano: quella di non tradirsi mai. E per
Andrea Marcolongo le vittorie e le sconfitte non sono affatto il metro dell’eroismo, ma da millenni
eroe è chi decide la sua vita e la sua misura sarà sempre grande perchè sarà quella della sua
felicità.
Gli Argonauti dunque, eroi antichi, compiono quel passo che li porta a salpare con la prima nave
cha abbia mai solcato i mari, eseguendo il compito a cui tutti siamo chiamati ogni giorno a
rispondere, cioè scegliere, anzi discernere, guardandoci dentro e poi agire. E’ la decisione di agire
un atto eroico in sè, indipendentemente dalle conseguenze che tale atto provocherà.
La loro rotta è tracciata verso la terra straniera Colchide con una meta ben precisa: il mitico Vello
d’oro. Ma anche la parola “meta” è ingannevole, se interpretata nella moderna etimologia, dato che
per gli antichi greci significava “punto di svolta” e non di arrivo.
Andrea ci conduce attraverso un viaggio in cui il lettore approderà a delle tappe intermedie,
raffigurate da isole, sovrapponendo inconsapevolmente il viaggio degli Argonauti a quello della
propria vita, ispirato dalle riflessioni in chiave moderna che la scrittrice interpone tra i vari capitoli.
Ma sarà soprattutto l’analisi etimologica delle parole ad offrire i maggiori spunti di riflessione,
offrendo la possibilità di riappropriarsi dell’antico significato che rivestivano per i greci.
Un viaggio in cui ognuno potrà ottenere il premio più significativo, non il vello d’oro, bensì l’amore
di Medea, forza atavica universale che muove e dà un senso ad ogni gesto dell’uomo, antico o
moderno che sia, e apprendere, piacevolmente meravigliato, che ci si innamora oggi nello stesso
modo in cui avveniva più di cinquemila anni fa.
Come insegnano gli antichi, meta non è arrivo ma svolta; il viaggio proseguirà in un ritorno che, per
volere degli Dei, percorrerà una rotta diversa da quella di andata, facendo compiere ai nostri eroi,
così come a noi stessi, una rivoluzione completa in modo che il punto di arrivo coinciderà con
quello di partenza. O viceversa. E allora possiamo fare un paragone con un mito moderno, del
quale quest’anno si celebra il 50° anniversario: il capolavoro del genio visionario del cinema
Stanley Kubrick, “2001 Odissea nello spazio”. Già il titolo evoca un potente richiamo alla tradizione
greca, ma sicuramente più evocativo è il viaggio, questa volta inteso dell’umanità, alla ricerca di un
oggetto, una creazione, dall’aura divina come il Monolite, che dà conoscenza e significato alla
razza umana, come forse solo l’Amore può fare.
La quantità di preziosi estratti della cultura e della saggezza greca contenuti in questo libro è tale
da considerarlo un manuale di auto aiuto in cui trovare spunti di riflessione per tantissimi dilemmi
che la vita ci propone.
Andrea Marcolongo ne ha parlato con noi facendone delle interessanti analogie con la vita
moderna, offrendoci una straordinaria prova di maturità e sensibilità, unite ad una invidiabile
cultura, che si fatica a credere possano essere riunite in una donna di soli 30 anni. Ma basta
scostare il velo superficiale per scoprire la profondità di una cultura maturata con anni di studio,
una esperienza che si è nutrita delle tante città e culture in cui si è trovata a vivere, e una
sensibilità che invece appartiene alla sfera personale, sviluppata sicuramente dall’esercizio delle
passioni.
Ritornando all’incipit di Apollonio Rodio, lei ha compiuto il passo, ha scelto di vivere
quello che il suo cuore le sussurrava fino ad assumere la dimensione moderna di eroe. Che per
noi lettori non può essere che la scrittrice.
Ringraziando per l’ospitalità Chiara Mazzotta dell’agenzia Punto & Zeta, e Anna Da Re di
Mondadori per la gradita occasione, vi lascio all’intervista di Andrea Marcolongo realizzata in
occasione dell’incontro.
Sei partita da un racconto di un viaggio mitico per poi farci fare un viaggio dentro noi
stessi. Qual è stato il viaggio che hai percorso scrivendo questo libro?
Dopo il libro precedente ho preso tempo, mi sono fermata e sono tornata a casa a Sarajevo. Non
volevo più scrivere sul greco o sul mondo antico, e allora ho intrapreso un viaggio interiore e mi
sono resa conto che dovevo mantenere la promessa verso i miei lettori e continuare a dare loro
quello che più mi appartiene e che mi appassiona.
L’analisi della parola è ancora fortemente presente anche in questo libro. In questa società
che fa fatica ad usare le parole, ad interpretare le parole ed anche i silenzi, qual è la tua
opinione in merito?
Proprio questa mattina in un liceo discutevo con un alunno su quante parole esistono per definirci
ed in effetti di molte di queste stiamo perdendo l’utilizzo. Vedo una difficoltà nello svelarci
attraverso le parole, tanti giri di parole o neologismi che non vogliono dire niente. Quando non
capisco cosa vuole dirmi la vita vado all’etimologia, perchè è come un decostruire
Secondo te esiste una differenza tra le parole che usiamo nei rapporti personali diretti e
quelle che utilizziamo per confrontarci attraverso uno schermo, tramite i social?
Si tratta di un argomento che mi tocca particolarmente in quanto anche io non scrivo su tavolette di
argilla ma uso tutti i mezzi tecnologici a mia disposizione. Più che una differenza di terminologia,
noto una diversità di stati d’animo. In genere preferiamo mostrarci in momenti e atteggiamenti felici
e io stessa cerco di pubblicare sempre mie immagini positive.
Come mai, tra tutti i miti greci, che spesso trattano di viaggi come L’odissea, hai scelto
proprio gli Argonauti?
Fondamentalmente io non riesco a scrivere di quello che non amo. Ed in effetti ho sempre sentito
di amare gli Argonauti, anche perchè io mi sono laureata a Milano con una tesi sulla Medea di
Seneca. Le motivazioni potrebbero infinite e le scopro parlandone con voi. Per esempio si tratta
del mito più antico, che narra il viaggio della prima nave al mondo con un equipaggio di 40 ragazzi,
non uomini. E poi il mito del vello d’oro, che si trova, non per caso, in una terra “straniera”. Un
insieme di motivi fortissimi.
Mi ha sorpreso quanto sia moderno l’amore raccontato tra Medea e Giasone. Si tratta di un
amore attivo, e ti chiedo se anche questo sia una dei motivi che ti ha spinto a scrivere degli
Argonauti.
Questo è uno dei punti fondamentali del libro e ci tenevo tanto a scrivere questa parte. Quello che
conta è il coraggio di innamorarsi, anche più volte se è andata male nelle precedenti. E Medea
riassume tutto quello che può rappresentare l’amore.
La metafora del viaggio è fortemente evocativa come richiamo alla vita stessa. Ma quanto è
importante avere una meta precisa, tenendo presente che per gli antichi saggi non poteva
esistere vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare, mentre i filosofi moderni,
come Fromm, affermano che non esiste domanda più difficile a cui rispondere per l’essere
di quella che chiede cosa vogliamo fare della nostra vita?
Domanda impegnativa ma credo sia più semplice ed intuitivo sapere dove NON andare, cosa
amare e cosa non amare. La vita moderna presenta diverse mete possibili, e man mano che
vengono raggiunte ci si sposta sulla successiva, come le isole raggiunte dagli Argonauti, mete
intermedie di un viaggio con una meta che gli antichi greci amavano chiamare punto di svolta e
non di arrivo.
Questo tuo slancio nell’eroismo può essere considerato come un tentativo di ristabilire le
priorità di un autore?
Dovunque sono stata a parlare del mio libro è emersa sempre l’esigenza di contestare la tendenza
al ribasso in generale, perchè è anche bello semplificare ma banalizzare no. Io ho scelto, o meglio
ho cercato, di giocare al rialzo perchè è una cosa a cui tenevo tantissimo.
Ed i veri eroi , in questo caso, sono gli insegnanti che cercano di trasmettere cultura in un
ambiente non certamente ideale.
La nostra sarà una generazione che riuscirà a fare la scelta di partire?
Io credo di si; appartengo alla generazione dei trentenni che non hanno niente da perdere perchè
nessuno ha prospettato loro un tappeto rosso, ma sono anzi consapevoli che la strada è irta e
difficile.
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