RECENSIONE: IL PASSAGGIO SEGRETO DI IDA COOK
Prezzo: 12,00 € | Ebook: 4,99 € |
Data di pubblicazione: 21 0ttobre 2021
Le sorelle Ida e Louise Cook sono due ragazze inglesi come tante altre, apparentemente destinate a non lasciare mai il sobborgo di Londra dove vivono e lavorano. Ida scrive romanzi rosa, Louise è una dipendente statale. Ma nel 1923, l'ascolto casuale di un'aria tratta da Madama Butterfly accende in loro la passione per l'opera, che le porta a fare amicizia con le maggiori personalità europee del settore, molte delle quali ebree. Con l'ascesa del nazismo, quel mondo magico che le due sorelle hanno imparato a conoscere e ad amare rischia di andare distrutto insieme a tutto il resto. Così Ida e Louise, collaborando con la vasta rete degli artisti dell'opera, grazie alla loro astuzia e alla loro incrollabile buona volontà, riescono a eludere i sospetti dei nazisti e a portare in salvo dozzine di rifugiati. Questo straordinario memoir racconta l'altrettanto straordinaria storia di due persone normali che, in nome dell'amicizia e del buon cuore, si resero protagoniste di atti di coraggio memorabili, tanto da essere ricordate tra i "Giusti delle Nazioni".
Il passaggio segreto è un romanzo autobiografico sull’impresa
che le sorelle Cook compirono per salvare la vita a centinaia di Ebrei durante
la Shoah. La struttura è quella del “resoconto”, della cronaca: semplicemente,
Ida Cook racconta con la giusta dose di malinconia senza essere sdolcinata,
anzi: non traspaiono i sentimenti provati, l’autrice non trasmette le emozioni
che ti aspetteresti, le cita, come un elemento tra gli altri, ma non te le fa sperimentare
come altri autori che hanno scritto sul tema. È una cronaca che riporta i
fatti. Asettica. Che sia dovuto al tipico aplomb inglese?!
Solo quando si entra nel vivo del loro grandioso lavoro di
salvataggio, comincia a essere avvincente, sempre tuttavia senza acquistare
mordente: continua a essere il resoconto dei fatti, eroici, coraggiosi,
meravigliosi, certo, ma narrati senza pathos dove si susseguono le storie e
vicende di tante persone e famiglie, raccontate una dopo l’altra senza un filo
logico, come un elenco inframmezzato al resto, dove si fanno spazio “Ricordi
affollati ma nitidi”.
Oppure:
“La vita negli anni precedenti alla prima guerra mondiale è
impossibile da immaginare se non la si ha mai vissuta”.
o ancora:
“Il buio stava già calando, ma la gente ne era in gran parte inconsapevole,
e il terribile fungo che avrebbe infestato il centro Europa stava già
cominciando ad attecchire e a emanare un debole, nauseabondo, premonitore
sentore di male”
Le due sorelle, come super-eroine Marvel, conducono una
doppia vita, una delle quali rispettabile e legale, l’altra pericolosa e
illegale ma sicuramente più utile, arrivando addirittura a contrarre debiti,
per aver speso tutti i risparmi per aiutare le persone a scappare e rifugiarsi,
rendendosi presto conto del contrasto tra il loro bel modo di vivere tra musica
e viaggi e l’orrore dell’olocausto. Cambiano così le loro priorità e il modo in
cui investire il denaro.
Spiccano senz’altro non solo temi tipici di questo buio
periodo storico come orrore, omicidio, brutalità e ingiustizia, desolazione, ma
anche altri come amicizia e speranza, solidarietà, coraggio e generosità.
Inoltre, viene più volte sottolineata quell’incredulità – comune a tutte le
epoche – che deriva dall’esperienza indiretta, secondo cui in cui il clima di
terrore era incomprensibile per chi non viveva direttamente l’orrore: tutto era
impossibile da credere, immaginare, comprendere, e la risposta era che fosse
soltanto esagerazione, isteria, messinscena (argomento piuttosto attuale,
purtroppo). Senza contare che, senza fare troppo rumore, c’era anche chi fuori
dalle fila hitleriane appoggiava comunque il folle ideale del Führer:
“E c’erano alcuni che ritenevano che, se gli ebrei venivano
messi al loro posto in Germania, non era poi una cosa brutta”
Le sorelle Cook, tuttavia, riguardano indietro a quei “Giorni
folli!”, vissuti in bilico tra la speranza di “un altro mondo al quale un
giorno saremmo potute tornare” e la paura che sarebbero durati per sempre. Per
questo sostengono che sia necessario mantenere vive speranza e forza per andare
avanti, nonostante la sensazione di non aver comunque fatto abbastanza,
consapevoli in qualche caso di aver fallito e di non essere riuscite a salvarne
di più.
È un romanzo circolare, che inizia e finisce nello stesso
modo, un po’ come la vita e il suo moto perpetuo di maree che tornano sempre.
Si tratta sicuramente di un’opera dal grande contributo
storico, ma se devo essere sincera non è di facile lettura, l’ho trovato un po’
ostico. Non me lo sento di penalizzarlo nel giudizio in quanto storia vera e di
prima mano, ma non me la sento nemmeno di consigliarlo come lettura, forse è
più adatto a un lavoro di ricerca storica o agli appassionati del tema.
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