Recensione: Starting with a lie (Vol. 1-4) di Liang Azha
Trama
Con Starting with a Lie si conclude il mio viaggio tra le pagine disegnate di Liang Azha, un percorso che mi ha portato a scoprire i personaggi, le emozioni e le dinamiche relazionali che questo autore ha saputo raccontare con grande delicatezza.
Questa serie composta da quattro volumi è, a quanto pare, l'opera di debutto di Liang Azha. E un po’ si nota: rispetto alle sue opere successive, Starting with a Lie è forse più acerba, il finale risulta leggermente affrettato e la storia è meno romantica in senso stretto, virando piuttosto verso un tono più platonico. Ma attenzione: questo non significa affatto che sia meno emozionante o coinvolgente.
Al centro della narrazione troviamo due coppie principali, e il filo conduttore è – come suggerisce il titolo – la menzogna. Tutto inizia con piccole bugie, dette a se stessi e all’altro, a volte per paura, altre per proteggersi, spesso per amore. Quanto può far male una bugia? È possibile perdonare chi mente, se quella bugia nasce dal desiderio di avvicinarsi a chi si ama?
La trama si sviluppa attorno a quattro ragazzi: Chen Qingye, introverso, timido e un po’ lento nel comprendere i sentimenti, è spesso chiamato affettuosamente “stupidone” dai suoi amici. Tang Tang, invece, è il suo opposto: solare, dolce e socievole. Per motivi innocenti, finisce per far credere alle sue amiche di essere fidanzato proprio con Chen Qingye, innescando una serie di equivoci teneri e spassosi. I due condividono un legame profondo, fatto di piccole abitudini e weekend trascorsi insieme, e il loro rapporto si muove costantemente sul filo tra amicizia e qualcosa di più.
Accanto a loro ci sono Lin Han e Qiu Tian. Lin Han è l’amico d’infanzia di Chen Qingye: sveglio, brillante, sicuro di sé. Anche lui è una promessa del basket, come l’amico, e studia nella stessa facoltà di Tang Tang, con cui ha un’amicizia forte, anche se le sue origini restano sfumate. Qiu Tian è forse il personaggio più delicato e malinconico: riservato, dolce, un po’ goffo, nasconde una cotta per Lin Han e, pur di conquistarlo, è disposto a cambiare se stesso e fingersi qualcosa che non è. Una dinamica che aggiunge profondità e tenerezza alla narrazione.
Liang Azha ci mostra che, in fondo, anche le bugie possono essere atti d’amore, un modo goffo ma tenero per conquistare lentamente l'altro, per prendersi il tempo necessario a trovare il coraggio di dichiararsi. Il risultato è una storia leggera, ironica e a tratti teneramente malinconica, in cui i quattro protagonisti si alternano sulla scena raccontandoci le loro fragilità, i desideri, le insicurezze.
Il legame tra i personaggi è profondo, credibile, costruito su un’amicizia autentica che rende ancora più interessante l’intreccio narrativo. Le loro vite si incrociano in modo naturale, e il lettore finisce col sentirsi parte del loro mondo.
La lettura scorre veloce: quattro volumi che si divorano in una mezza giornata, perfetti per una pausa rilassante, magari in una giornata di pioggia o sotto l’ombrellone. Non ci sono momenti morti, nessuna scena superflua: ogni pagina regala un sorriso, un batticuore, una riflessione.
Come sempre, il tratto di Liang Azha è pulito, preciso ed estremamente espressivo.
I personaggi sono ben caratterizzati, le emozioni emergono con forza e delicatezza allo stesso tempo. Nulla è lasciato al caso, e il risultato è una lettura esteticamente appagante tanto quanto lo è sul piano emotivo.
Ora non mi resta che attendere con impazienza la prossima uscita targata Jundo: Soul Sealer, la nuova opera di Liang Azha, che spero possa regalarmi emozioni forti quanto quelle che ho provato leggendo questa prima, tenerissima bugia.
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