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Recensione: Biscuit di Kim Sun Mi

 


BISCUIT


di Kim Sun Mi



Prezzo: € 18,00 | Ebook: € 9,99 |
Pagine: 168 | Genere: Fantasy YA|
Editore: Mondadori |  Data di pubblicazione: 13 maggio

Trama

Seong Jaeseong non è come gli altri ragazzi della sua età. La sua ipersensibilità ai suoni lo rende simile a un neonato catapultato all'improvviso nel mondo. Per questo ha sempre le cuffie alle orecchie, per schermarsi dai rumori che lo circondano e lo schiacciano fino a togliergli il fiato. Ma forse proprio a causa di questo disturbo, Jaeseong ha anche un dono raro e speciale: riesce a sentire quelli che lui chiama Biscuit - persone invisibili agli occhi dei più, umiliate, dimenticate, il cui cuore è stato calpestato più e più volte, e la cui presenza si è affievolita fino quasi a scomparire. Di queste anime spezzate, fragili come biscotti che si sbriciolano al minimo urto, Jaeseong ha deciso di prendersi cura. Anche perché è convinto che salvando loro potrebbe spezzare la sua personale maledizione e salvare se stesso. Ad aiutarlo nella sua missione, i suoi due migliori amici, Deokhwan e Hyojin, tanto pacato e riflessivo lui quanto sanguigna e istintiva lei. Insieme formano un trio improbabile di giustizieri che faranno di tutto per aiutare una Biscuit ormai allo stremo delle forze a ritrovare la fiducia in se stessa e la sua strada nella vita. Biscuit è un romanzo speciale, un racconto ipnotico e struggente che parla di chi si sente trasparente ma trova il coraggio di tornare a esistere. Un romanzo che, se hai mai avuto paura di essere dimenticato, ti ricorderà che c'è sempre qualcuno pronto a trovarti.


IL MIO PENSIERO SUL LIBRO


Biscuit è un romanzo delicato e originale, capace di affrontare con profondità temi come l’invisibilità sociale, la fragilità emotiva e il bisogno vitale di essere visti.

Il titolo non rimanda a un semplice dolce da tè, ma diventa metafora potente: i “biscuit” sono persone sottili, fragili, che rischiano di sgretolarsi come biscotti se ignorate o trascurate da chi per loro conta davvero.

Il libro descrive tre fasi, tre livelli in cui i “biscuit” diventano progressivamente meno visibili al mondo esterno, fino quasi a sparire. Non perché non esistano, ma perché chi amano smette di guardarli, ascoltarli, considerarli. Una condizione dolorosa, eppure familiare a chiunque si sia sentito trasparente in una stanza piena di gente.

Eppure, non tutto è perduto. Qualcuno riesce a vedere i “biscuit”: Jaeseong, un liceale dalla sensibilità fuori dal comune, segnato da disturbi come misofonia, iperacusia e fonofobia. La sua quotidianità è un campo minato di suoni che lo feriscono, lo esasperano, lo spingono a reazioni incontrollate ma mai violente. La sua rabbia verso il rumore è una forma di autodifesa, un modo umano – seppur distorto – di proteggersi da un mondo che lo colpisce nei modi più impensabili.

Tra ricoveri periodici e incomprensioni, Jaeseong custodisce un dono raro: riesce a vedere i “biscuit” e a interagire con loro. È attraverso la sua empatia che il romanzo ci mostra una verità essenziale: ciò che rende visibile una persona è l’incontro tra la consapevolezza di sé e lo sguardo dell’altro. In Biscuit, esistere significa essere riconosciuti, non solo in senso sociale ma emotivo e profondo.

Il libro si muove con naturalezza tra realismo e allegoria, tra introspezione psicologica e riflessione sociale. È un romanzo che parla a un pubblico ampio: a chi ha conosciuto sulla propria pelle l’esclusione, ma anche a chi cerca nei legami umani una possibilità di redenzione.


Barbara





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