RECENSIONE: CADAVERI A SONAGLI DI CHRISTIAN FRASCELLA
Data di pubblicazione: 20 ottobre 2020
Lea e Nicola, ladruncoli improvvisati, Gianni marito fedifrago che non ha mai amato Carla, ma l’ha sposata per convenienza, Rocco operaio insoddisfatto e pelandrone, un commissario appena trasferito e ancora sotto esame per un errore commesso, un assicuratore senza scrupoli e senza più nulla da perdere, una coppia di poliziotti improbabili e patetici… sono solo alcuni dei personaggi le cui sorti si intrecciano in questo noir langarolo, una storia tagliente dal sapore giallo intrisa di cinismo. Ognuno di loro pensa di avere in pugno l’occasione della vita, quella che permetterà la svolta. Quello che non sanno è di avere sicuramente ragione, ma non nel modo che credono. Un bel mucchio di soldi che fanno gola sarà causa di un crescendo di violenza e scuoterà l’indolenza di Santa Margherita alle Langhe, un noioso paesino piemontese dove non succede mai niente.
La penna di Christian Frascella è ben
riconoscibile in questo suo nuovo romanzo noir, in cui non risparmia certo
sarcasmo e cinismo che lo contraddistinguono. L’autore ci propone infatti un
bel quadretto di perversioni umane, tra le quali trovano posto avidità,
violenza, assenza di scrupoli, superficialità e desiderio di apparire, sesso ed
erotismo, tradimenti e opportunismo. La rosa dei personaggi è varia ed
eterogenea, ma si sovrappone nelle debolezze e nello scarso spessore. Ognuno si
finge quello che non è: chi si finge ladro, chi assassino, chi si finge un
altro, chi si finge un bravo poliziotto, chi un uomo innamorato, chi un accertatore
eticamente corretto, chi si professa innocente… e questo tentativo di indossare
una maschera e vestire panni altrui, improvvisando e arrabattando non può che
portare guai. Una storia dove tutto ruota attorno a quello che “va storto”
invece che secondo piani stabiliti benché approssimativi.
Con effetto domino, infatti, da tante fatalità e piccole scelte sbagliate, si scatenano una serie di inesorabili eventi a catena tra loro collegati che si amplificano gradualmente, senza che nessuno possa prevedere con anticipo quello che succederà, con un accattivante risultato tragicomico.
La prosa è efficace, tutt’altro che raffinata
ed elegante, anzi: con uno stile incalzante e tagliente, sboccato, rude, ricco
di volgarità perfettamente in linea col significato dell’opera. Carico di
metafore e similitudini che lo rendono ancora più visivo: il lettore viene
trasportato nella storia, nel fango dell’ambientazione rurale, sotto la
pioggia. Trascinante e ricco di colpi di scena, ma anche di descrizioni accurate,
che conferiscono realismo e credibilità. I dialoghi danno forza al romanzo,
sono veri, realistici e offrono corpo e struttura, il turpiloquio è dosato
sapientemente e non stona affatto.
I personaggi sono tanti e i punti di vista
cambiano continuamente, e inizialmente è difficile tener dietro a tutti,
collocarli e ricordarne il ruolo, ma Frascella li caratterizza così bene col
suo humor nero e sarcastico che a mano a mano sembra quasi di conoscerli
davvero e diventa più facile anche seguirli, tanto che pare quasi di esplorare l’insieme
da ogni angolazione, con una visione a 360 gradi. Ognuno è un ingranaggio
difettoso che però, come in un vecchio meccanismo rodato, entra in perfetta
sintonia con gli altri, inserendosi in un motore ben oliato che borbotta ma non
si ferma.
L’unico personaggio che si salva in questo
mare di odio e melma e sentimenti fasulli è Dora Baron che se pure tenuta un
po’ ai margini, saprà essere il vero ago della bilancia tra bene e male. Vorrebbe essere
altrove, il commissario, segnata da un passato infelice, un matrimonio senza
passione, genitori con cui non andava d’accordo, anche il tempismo del
trasferimento dopo l’Errore le è sfavorevole e si ritrova subito un cadavere,
cui ne seguiranno altri, tra capo e collo.
Forse scivola un po’ troppo negli stereotipi e in banali luoghi comuni: l’espressione diabolica di un giornalista di fronte allo scoop senza rimorso, Lea, bionda e spregiudicata, “Una gran bella figliola e a letto dava e prendeva con furia animale”, … ma non sono del tutto sicura che non sia piuttosto una strategia letteraria dello scaltro scrittore torinese.
Frascella descrive un’umanità melmosa, amorale, velenosa e fatale come
un serpente a sonagli. Una “lenta, agonica marcescenza di sogni”, sotto un
cielo “nero come i tempi che viviamo”. La
misoginia, la visione della donna come un oggetto sessuale o su cui sfogare
nervosismo e rabbia, vino a gogo, buona droga e puttane come sinonimo di ricchezza e
potere secondo la filosofia per cui “Il soldo chiama soldo”. Il brivido delle
rapine e magari di un omicidio, eccitante, virilità un po’ ottuse, sesso ed
erotismo che guidano azioni ed emozioni…
Qual è il suo messaggio? Cosa vuole dirci?
Alla fine il bene trionfa e i cattivi saranno
puniti? Non ve lo dico! 😏
Non faccio spoiler e lascio a voi il piacere
(è proprio il caso di dirlo!!) di scoprirlo.
“Le cazzate hanno il brutto vizio di essere solo cazzate, non funzionano”
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